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lunedì 27 giugno 2022

Giulia e Antonio Petrucci: Palermo gli veniva incontro, lentamente... Tratto da: L'estate dei microbi. Accadde a Romagnolo.

Palermo gli veniva incontro, lentamente. Poco a poco, si svelava ai suoi occhi, come una donna consapevole della sua bellezza. Attraverso un velo di sole, gli sorrideva... Sorriso di prostituta, dedicato a lui come a tutti. Sorriso che celava dietro di sé gli splendidi palazzi barocchi e le case mal costruite, quelle ancora diroccate dopo l’ultima guerra, i vicoli umidi e sporchi.
Eppure, come sempre, sentì che l’amava. Con il suo lusso e con la sua miseria. Con le sue menzogne.
L’amava, e se ne sentiva colpevole. Colpevole come di un amore impuro, che ingiustamente rivaleggiasse con l’amore per sua moglie, per i suoi bambini. 
L’amava, e non capiva perché. Perché era bella, certo. Perché nel sole del primo mattino, distesa tra mare e cielo, pareva una città di sogno. Una fata Morgana perfetta ed irraggiungibile. 
Ma di più, forse, l’amava perché sapeva quella bellezza violata ed offesa, eppure sempre risorgente. 
L’amava perché era bella, malgrado tutto ciò che in lei non lo era, eppure ne faceva parte. 
L’amava perché un tempo era stata sua, e adesso sarebbe tornata a lui come se nessun tempo fosse trascorso.
Sin dalla sera prima, salendo a bordo della nave, aveva avuto la sensazione di essere nuovamente a casa. E non era che una nave, quella, i cui passeggeri parlavano per la maggior parte il suo dialetto. Gli era bastato sentire qualche frase, riudire qualche parola per rilassarsi, come se il viaggio fosse già finito. Come se la nave fosse già un pezzo della sua città, un’avanguardia lanciata in mezzo al mare che doveva, necessariamente, ricongiungersi con lei.
Erano trascorsi sette anni da quando era partito per trasferirsi al nord. Dopo sette anni, gli era sufficiente mettere piede su quella nave per avere la sensazione di essere a casa. Come se la sua Milano, con sua moglie e i suoi figli, non fosse una casa: non fosse, almeno, la sua vera casa. E ne sentiva l’assurdità, ne sentiva l’ingiustizia nei confronti di chi amava, ma non poteva impedirsi di provare quella sensazione, non poteva impedirsi di pensare con gioia al momento in cui avrebbe rivisto il vecchio Stabilimento e la vecchia casa dei suoi genitori.
Lo consolava soltanto una constatazione. Quella di non essere il solo a provare quei sentimenti e a pensare quelle cose. Tutti i siciliani che erano con lui sulla nave erano combattuti come lui tra le stesse, opposte, sensazioni. E ne aveva la prova nel momento in cui, quasi per consuetudine, incontrava un vecchio amico e si metteva a chiacchierare con lui.
Accadeva sempre, di incontrare un vecchio amico che ritornava a casa, anche lui, dopo molto tempo. Di solito, accadeva la sera, subito dopo la partenza, nella sala del ristorante. Allora ci si sedeva insieme a un tavolo, e si cominciava a parlare un poco di se stessi. Era strano notare come si finisse sempre col dire le medesime cose. Ma del resto, su quella nave, tutto ciò che si faceva era sempre uguale, come un rito. E con lo stesso animo di chi compie un rito, si intraprendeva quella traversata...


Giulia e Antonio Petrucci: L'Estate dei microbi. Accadde a Romagnolo... Romanzo. 
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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