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mercoledì 21 novembre 2018

Ivan Ficano: Cosa vuoi sentirmi dire. Recensione di Cecilia Lavopa (Contorni di Noir)

http://contornidinoir.it/2018/07/ivan-ficano-cosa-vuoi-sentirmi-dire/

Quanto sono importanti le parole? Quanto possono pesare o, al contrario, alleggerire una verità?

Anni fa mi cimentai nella lettura di un autore, Josè Saramago. Il libro era “Cecità” e io rimasi sconcertata dallo stile senza punteggiatura, senza le regole più elementari della forma delle frasi. Il suo modus anticonformista mi incuriosiva, oltreché il testo così potente, così attuale, come quel romanzo. Non è facile colpire un lettore ossessivo compulsivo come me, a un certo punto le storie si somigliano, le trame si intrecciano, gli stili si confondono. E il gioco di parole che Ivan Ficano fa con questo testo va al di là della punteggiatura. Ho cominciato storcendo il naso, chiedendomi il motivo per cui puntare su questa particolarità, ma dopo una decina di pagine ero talmente spinta dalla curiosità, che ho dimenticato tutto il resto.

Ma chi sono i protagonisti di questo libro? Sono Gigi e Chiara, all’inizio due perfetti sconosciuti uno per l’altra. Ma il destino può cambiare. O “si può” cambiare? Gigi è molto sicuro di sé e della sua parlantina, sa cosa gli altri vogliono sentirsi dire e agisce di conseguenza. E’ come se una donna indossasse un abito inadeguato e gli ponesse la domanda “Come mi sta?” e lui sa cosa vuol sentirsi rispondere: “Bene!” E’ bravo, Gigi, con le parole. Gli amici lo sanno, lo ammirano per questa dote, vorrebbero essere come lui. Ma siccome non lo sono, si affidano alle su capacità per trovare le parole adatte alle varie situazioni. Inizia così un vortice di inganni, di seduzioni, di  giochi di luci e ombre. Lo sa bene Chiara, che dalle sue frasi si fa incantare, ne diventa dipendente. Chiara che si trova sotto i riflettori, bella e affascinante. I sentimenti per Gigi sono forti, ma anche contrastanti.

E’ un rapporto di coppia come tanti altri, con i suoi alti e bassi. Ma Ficano ci manda segnali ben precisi: attenzione, lettori. Quello che state leggendo è un sottile e perverso monito ai sistemi di comunicazione che abbiamo oggi, basati su una tastiera e un video, che sia un telefono o un computer, dietro i quali non sappiamo mai chi ci sia davvero.

Non a caso, i telegiornali sono pieni di notizie di questo tipo: adolescenti che si fanno adescare da maturi pedofili che si spacciano per ragazzini, donne e/o uomini alla ricerca di una “relazione” internautica, poco impegnativa e border line dal punto di vista del presunto tradimento del coniuge. Come se a parlare di sesso senza vedersi o conoscersi sia meno grave. Ma cosa attira l’essere umano a partecipare a questi giochi virtuali? In un mondo in cui la notizia arriva quasi ancora prima che accada e la foto di bambini morti gira sul web come fosse normale, in un mondo in cui ci siamo abituati a vedere il male e rimanerne anestetizzati, ma stupidamente ci facciamo conquistare dall’ignoto al di là dello schermo, questo libro inganna anche noi, come lettori, convinti di trovarci di fronte a un divertissement che cela un noir, cupo e avvolgente. E se Gigi, con le parole, è un vero affabulatore, lo è anche Ivan Ficano, che ci conduce sadicamente a un finale che lascia basiti.

Riporto un pezzo che mi è piaciuto molto di questo libro:
“(..) è così che si fa, bisogna dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire. È così che si sta bene in questo mondo del cazzo, con i pensieri degli altri e con le parole che piacciono agli altri. Tu dici le cose che vanno dette e gli altri lo chiedono a te. Chiedere “cosa vuoi sentirmi dire?” e dire esattamente quello. E ognuno intanto si tiene i propri pensieri, chi se ne fotte di dire la verità, ché la verità è un fatto privato, una questione intima.

Vado un momento fuori tema, se così si può dire, in merito ad una delle tante richieste di recensioni che ricevo puntualmente da editori o scrittori e, in un caso particolare, la lettura non è stata foriera di un parere estremamente positivo: molti refusi, storia non strutturata, inesperienza. La critica è stata severa, ma sempre nel rispetto del lavoro altrui e con l’obiettivo di far notare le carenze e fare in modo che uno cresca e si migliori. La reazione è stata aspra, feroce, con l’arroganza di chi non ama il confronto. Ed è qui che calza a pennello la frase che vi ho riportato. E voi, cosa vorreste sentirvi dire? Le parole hanno un peso, ce lo ricorda Ficano. Una storia originale che mi auguro non rimanga un prodotto di nicchia, considerato il target delle pubblicazioni di questi ultimi anni.

Cecilia Lavopa
Ivan Ficano: Cosa vuoi sentirmi dire. 
www.ibuonicuginieditori.it 


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