Senti Melchiorre... tu lo sai che ti sono stato
un bel compagnone, e niuno dei nostri fratelli una volta, una volta sola si è
potuto lagnare di me... e davvero chi era più cieco obbediente di ogni ordine
del gran maestro?... chi più spedito ad azzeccare una pugnalata?... chi più
pronto per freddare d’un colpo di fucile?... e chi più sollecito a rompere le
ossa a colpi di bastone se non Matteo?... Ah! il gran Matteo, il vecchio
Matteo, come dicevate voi altri... ora poi, a dirtela franca, da un mese e più
che sono stabilito in questa locanda... dacchè ho conosciuta quella vedova...
quei cari bambini, che muoiono bene spesso dal freddo e dalla fame... provo
certe risoluzioni nella mia coscienza...
La mia coscienza, per esempio, mi dice che
sono stato un birbante... che tutte le mie uccisioni, le mie coltellate... i
miei colpi di bastone, non sono stati che altrettanti assassinii, e che un
giorno o l’altro mi aspetta il capestro! O se Dio sarà misericordioso, la
galera!...
Ma chi ci garantisce poi che noi facciamo del
bene, e i castighi che noi apprestiamo siano consentanei ai delitti, e se
questi poi davvero vengono commessi da quei tali su cui noi esercitiamo il
nostro ministero?
Riproduzione dell'opera originale pubblicata per la prima volta a Palermo nel 1864 dall'Officio Tipografico Clamis e Roberti - Via Maqueda 395.
Pagine 124 - Prezzo di copertina € 13,50
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