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lunedì 16 gennaio 2017

Benedetto Naselli: I Beati Paoli o La famiglia del giustiziato. Dramma teatrale in cinque atti.

Descrizione di Francesco Renda, professore di storia contemporanea all'Università Scienze Politiche di Palermo.
Autore del volume I Beati Paoli edito dalla casa editrice Sellerio.

La pièce teatrale del Naselli fu probabilmente il documento letterario più dissacrante della leggenda dei Beati Paoli. Tutto considerato, nondimeno, ancora una volta, pur con quella singolare vicenda coinvolgente in malvagità non il singolo affiliato bensì addirittura il capo, la nomea giustiziera e vendicatrice della setta non venne in buona sostanza scalfita ma trovò ulteriore motivo di conferma.
In fondo, Matteo, che si era drammaticamente ribellato al superiore, ne rappresentava un assai valido ed efficace campione. Il meccanismo della leggenda resse la prova anche quella volta.
 
Tratto da: I Beati Paoli di Francesco Renda (Ed. Sellerio)

Benedetto Naselli: Matteo (Tratto da I Beati Paoli o La famiglia del giustiziato)


(Dopo qualche pausa passeggia fumando, di tanto in tanto guarda Maria e tentenna la testa). – E dire poi che vi è giustizia al mondo!... e dire poi che vi è un Dio che premia i buoni e castiga i malvagi... Oh! quando vi penso... mi darei proprio la testa per contro alle mura... (con forza sempre crescente.) Venite... venite avanti legislatori dei nostri tempi, magistrati, algozini, carnefici, venite avanti... e guardate questo quadro, che l’opra delle vostre menti e delle vostre mani ha così ben dipinto sulla tela della umana ignoranza... Venite filantropi lussureggianti di fanatismo più che di morale...; venite opulenti dalle ricchezze acquistate a prezzo delle vostre infamie e bagnate nel sangue di tanti onesti padri di famiglia... Venite unti al crisma del Signore a predicarci la carità cittadina, che voi bandite dalle vostre menti come del vostro cuore...; venite tutti avanti...; qui non si paga nulla...; la vista è gratis... Ecco, ecco una famiglia, una intera famiglia che i vostri sofismi, le vostre utopie, i vostri malintesi principii di giustizia hanno buttato nel disonore, nello squallore e nella miseria... Socialisti, pubblicisti, economisti, venite pure avanti, ci è la vostra parte, perché il quadro sia portato a compimento... ecco una giovane donna... è moglie di un giustiziato, reo o innocente poco importa, ella non ha dritto vivere in mezzo a quella società che ha fatto un cadavere mutilato di suo marito...; ebbene datele una mano... conducetela allo spedale, perché riacquisti gli occhi, e di là ad un lupanare... è la casa che le spetta... Ecco, ecco due bambinelli, un maschio ed una femina... sono pureglino figliuoli di un giustiziato... bene, la bimba imparerà dalla madre le moine delle baldracche, a suo tempo ne occuperà il posto. Giovane il suo corpo servirà al piacere dei felici mortali, cadavere, servirà alla loro istruzione al teatro anatomico... Il maschio?... oh! Il maschio... sarà educato alla scuola del vizio per esser poi consegnato alla galera o al boia...; bene... benone... assai benfatto... e sapete la causa prima di questa desolazione come fu punita?... con tesori, con distinzioni, con ricompense... ed il complice... Ah! Il complice... Dio! Ci è da perdere la testa... un po’ d’aria... nel loggiato... mettiamo il lume dentro (porta il lume nella sua stanza e va nel loggiato restando sempre a vista del pubblico).
 
Matteo
 
 

Benedetto Naselli: I Beati Paoli o La famiglia del giustiziato.
Pagine 124 - Prezzo di copertina € 13,50
Nella foto: copertina dell'opera originale, pubblicata a Palermo nel 1864 dall'Officio tipografico Clamis e Roberti - Via Maqueda n. 395.
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mercoledì 11 gennaio 2017

Carlo Oliveri: l'orefice, Giovanni Passafiume

Giovanni andava fiero della sua mamma e se ne compiaceva parlando con chiunque, ma c'erano altre cose di cui andava altrettanto fiero. La sua altezza, ad esempio: era infatti un "bello spilungone", anche se non si capiva in famiglia da chi avesse preso; oppure di fatto di essere ancora a 42 anni un gran bel partito.
Di scuola non ne volle manco a brodo, come diceva sua madre e già a dodici anni andò a lavorare in una bottega di orafo, contribuendo col suo umile stipendio alle spese della famiglia. Oggi, dopo trent'anni di lavoro passati accanto a un grande maestro orafo che gli aveva insegnato i segreti, la sua arte poteva vantarsi di conoscere tutte le tecniche antiche della lavorazione del metallo più prezioso e di essere il più bravo orefice di Palermo.
La sua bottega si trovava ai Quattro Canti di Città, accanto alla seicentesca chiesa di San Giuseppe dei Teatini e proprio quella mattina che aveva un appuntamento importante con una nuova facoltosa cliente che lo elevava a miglior orefice della città, oltre alla pioggia divenuta torrenziale, uno sciopero bloccava la già agonizzante circolazione stradale...

Carlo Oliveri: L'orefice zoppo.
Pagine 88 - Prezzo di copertina € 10,00
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Stefano Caso: Tito, protagonista del romanzo. Tratto da: Il male relativo.

Tito sono io, cinquantasei anni ben portati, un passato da maestro elementare e un presente da rapinatore, spacciatore, strozzino e affini.
In realtà non mi chiamo Tito ma Gianmaria, un nome da checca che pagherei oro per levarmelo dalla carta d'identità. Tito me lo sono affibbiato dopo un giro nella ex Jugoslavia, quando ancora non era ex. Se volete farmi imbestialire, chiamatemi pure Gianmaria.
Il mio amico frocio non è frocio, altrimenti non sarebbe mio amico. Si chiama Renato Felzi, per gli amici Renè, come Vallanzasca, suo idolo da sempre. Anche se lui è brutto da paura. Piccolo, magro e con un naso che è un monumento. Ha tre anni meno di me  e esperienza da vendere in fatto di rapine in ville, appartamenti, negozi e tutto ciò che è fra quattro mura. Non c'è sistema d'allarme o di sicurezza che gli resista. E per ognuno ha un metodo garantito per renderlo innocuo.
Io in genere mi preoccupo d'individuare il chi, il dove e il quando rapinare. Lui pensa al come. io evito di chiedergli chi gli passi quel ben di dio che farebbe la fortuna di ogni malvivente. Certo è che a ogni colpo Renè preleva una parte di bottino e la fa misteriosamente sparire. Il ringraziamento a Dio, la chiama lui.
I furti in casa d'altri non sono l'unica nostra attività. Ci capita anche di spacciare schifezze ai ragazzini, di trafficare con le auto o di fregare qualche pensionato. Altre volte facciamo strozzinaggio con i disperati, soprattutto tossici e piccoli giocatori d'azzardo che prima o poi cadranno in rovina. Dipende da quello che troviamo. E visto che l'occasione fa l'uomo ladro, noi le occasioni ce le andiamo a cercare e le troviamo. Io e Renè.
 
Stefano Caso: Il male relativo.
Copertina di Niccolò Pizzorno.
pagine 209 - Prezzo di copertina € 17,50 - Sconto 15%
 

Alexandre Dumas: Santa Rosalia. Tratto da: Pasquale Bruno. Romanzo storico siciliano.


È anche questa una delle caratteristiche di Palermo, città tutta di amore, quella di essersi messa sotto la protezione di una santa giovine e bella. E quindi santa Rosalia è a Palermo ciò che san Gennaro è a Napoli, la onnipotente dispensatrice de’ benefici del cielo; ma più di san Gennaro ella è di razza francese e reale e discende in retta linea da Carlo Magno (1), siccome dimostra un albero genealogico, dipinto sopra la porta esterna della cappella, albero il cui tronco esce dal petto del vincitore di Vitikind, e che, dopo di essersi diviso in più rami, si riunisce in cima per dare nascimento a Sinibaldo, padre di santa Rosalia. Ma tutta la nobiltà della sua prosapia, tutta la ricchezza della sua casa, tutta la beltà della sua persona, non cangiarono in nulla le risoluzioni della giovane principessa; lasciò ella, a diciotto anni, la corte di Ruggiero, e, trasportata alla vita contemplativa, sparve ad un tratto, né si seppe più ciò che ne fosse, se non che dopo la sua morte fu rinvenuta bella e fresca, come se ancora vivesse, nella grotta da lei abitata, e nell’attitudine stessa in che erasi addormentata del sonno casto ed innocente degli eletti.
La statua della Santa.
Finalmente al corpo della santa fu sostituita una bella statua di marmo, coronata di rose, e coricata nell’attitudine stessa in cui la santa erasi addormentata, ed al luogo medesimo dove fu rinvenuta. Il capo d’opera dell’artista fu ancora arricchito da un dono reale; poiché Carlo III di Borbone vi aggiunse un abito di tessuto d’oro, stimato del valore di cinquemila scudi, una collana di diamanti e di pietre magnifiche, e, volendo accoppiare gli onori cavallereschi alle ricchezze mondane, ottenne per essa la gran croce di Malta, che pende da una catena d’oro, e la decorazione di Maria Teresa, ch’è una stella circondata di alloro, con questa leggenda: Fortitudini.
 
Alexandre Dumas: Pasquale Bruno. Romanzo storico siciliano (pubblicato per la prima volta a Palermo dallo Stabilimento Poligrafico Empedocle nel 1841) preceduto dal saggio storico "Storie di Banditi" di Luigi Natoli (pubblicato in tre puntate sul Giornale di Sicilia dal 14 gennaio 1930)
Pagine 129 - Prezzo di copertina € 13,50
Copertina di Niccolò Pizzorno
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Benedetto Naselli: Prefazione al lettore. - Tratto da: I Beati Paoli o La famiglia del giustiziato. Dramma in cinque atti.


Questo lavoro fu meditato e scritto durante i lunghissimi e tristissimi giorni della mia prigionia. Ho svisata in menoma parte la storia, solo quando convenienze di nomi o di luoghi non permettevano dire la verità, del resto tradita mai, perché tratta da cronache e da libri, che a mercè della squisitezza del toscano signor Ottavio Veanuri, direttore di quel locale, mi pervenivano. Colgo questa occasione, ricordando nome a me sì caro ed anco a quanti più eletti del paese son capitali lì dentro, per testimoniare la mia gratitudine e la mia più sentita amicizia.
Tornando al mio lavoro, perdoni il lettore, questa mia giusta digressione, lo presentai al pubblico sulle scene; ma con cuore chiuso, come suol dirsi, senza coscienza sicura, anzi colla fiducia che dovea destare nell’uditorio la stessa noia ed agonia del carcere.
Il pubblico però fu più indulgente di me, ed anco il giornalismo più del pubblico, il primo chiamandomi all’onore del proscenio, il secondo dando un esame critico molto giudizioso e per me lusinghiero assai.
Ecco perché lo pubblico il primo nel mio Teatro, speranzoso, che se il lettore troverà dei difetti, mi sarà indulgente per il lavoro, ma la idea che ho svolto, temi tutti nazionali, ai quali sin dal 1852 mi affacciai io pel primo; e se il caro nome della Sicilia, fastoso e sublime risuona dondunque nella storia, nelle scienze, nelle lettere, non si vedrà a mala parte, che un suo povero figlio ne facci anco onorato ricordo su pei teatri, che fan bella parte dell’istruzione popolare.
 
I Beati Paoli o La famiglia del giustiziato di Benedetto Naselli.
Dramma in cinque atti pubblicato per la prima volta a Palermo nel 1864 e rappresentato in Palermo la sera del 21 dicembre 1863 al Real Teatro Santa Cecilia.
Pagine 124 - Prezzo di copertina € 13,50

 

L’Autore.

Benedetto Naselli: Il caso di coscienza di Matteo. Tratto da: I Beati Paoli o La famiglia del giustiziato. Dramma in cinque atti.

Senti Melchiorre... tu lo sai che ti sono stato un bel compagnone, e niuno dei nostri fratelli una volta, una volta sola si è potuto lagnare di me... e davvero chi era più cieco obbediente di ogni ordine del gran maestro?... chi più spedito ad azzeccare una pugnalata?... chi più pronto per freddare d’un colpo di fucile?... e chi più sollecito a rompere le ossa a colpi di bastone se non Matteo?... Ah! il gran Matteo, il vecchio Matteo, come dicevate voi altri... ora poi, a dirtela franca, da un mese e più che sono stabilito in questa locanda... dacchè ho conosciuta quella vedova... quei cari bambini, che muoiono bene spesso dal freddo e dalla fame... provo certe risoluzioni nella mia coscienza... 
La mia coscienza, per esempio, mi dice che sono stato un birbante... che tutte le mie uccisioni, le mie coltellate... i miei colpi di bastone, non sono stati che altrettanti assassinii, e che un giorno o l’altro mi aspetta il capestro! O se Dio sarà misericordioso, la galera!...  
Ma chi ci garantisce poi che noi facciamo del bene, e i castighi che noi apprestiamo siano consentanei ai delitti, e se questi poi davvero vengono commessi da quei tali su cui noi esercitiamo il nostro ministero?
Benedetto Naselli: I Beati Paoli o La famiglia del giustiziato. Dramma in cinque atti.
Riproduzione dell'opera originale pubblicata per la prima volta a Palermo nel 1864 dall'Officio Tipografico Clamis e Roberti - Via Maqueda 395.
Pagine 124 - Prezzo di copertina € 13,50