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lunedì 11 marzo 2024

Oreste Lo Valvo: Il rione scomparso detto della "Conceria". Tratto da: L'ultimo ottocento palermitano. Storie e ricordi di vita vissuta.

 
Il rione, detto della «Conceria», perchè vi si conciavano le pelli, ebbe importantissime vicende, legate alla storia della vecchia Palermo.
Oggi non esiste più, essendo state recentemente demolite le ultime antiche fabbriche, già sostituite da moderne costruzioni che danno alla località un aspetto completamente diverso, non esistendo più alcuna traccia del passato.
Le prime demolizioni, dal lato della Discesa Bandiera, furono iniziate dopo il colera del 1885, tanto per dar principio a quel risanamento, che per circa mezzo secolo lasciò, in certo modo, le cose come si trovavano. L’area, infatti, che risultò da quelle demolizioni, rimase per lunghissimi anni, tra dirupi e macerie, come una zona terremotata.
In seguito, la costruzione di Via Roma diè luogo ad uno sventramento piuttosto importante del secolare rione e fu allora che scomparvero la Parrocchia di Santa Margherita, e la buia, tortuosa Via Formari, oggi Via Venezia, venendo a sorgere, sui rispettivi terreni, il teatro, il palazzo Biondo ed il famoso Ferro di cavallo, che, come mercato provvisorio, rimasto in piedi parecchi lustri, non ebbe fortuna.
Ugualmente, per circa un trentennio, la parte restante della cosidetta Vucciria Nuova, salvo l’intervento di una tettoia in ferro, riservata alla vendita del pesce, conservò il suo vecchio aspetto, qual’era sino a quando la vedemmo in parte, recentemente, sparire sotto il piccone demolitore.
Ed ora che le fabbriche sono state rase al suolo e ben poco resta di ciò che formava uno dei più tipici luoghi della città, tocca, in memoria, la parola alla storia, perchè ne riassuma le tradizioni e i ricordi.
Sono due i periodi da richiamare: l’ultimo, nel quale fu quel sito destinato a nuovo mercato, per supplire al vecchio, denominato piazza Caracciolo, dal nome del Vicerè, che lo aveva fondato, e il periodo precedente in cui, nel luogo stesso, esisteva la famosa Conceria, che fu covo di congiure e di rivolte cittadine sino al 1820, quando i conciapelli ne furono cacciati e le loro abitazioni vennero distrutte.
Sarà bene, intanto, al richiamo dei fatti, premettere un breve cenno sulla primitiva topografia della località, date le trasformazioni che essa venne a subire.
Prima che si costruisse la Via Maqueda e successivamente la Via Roma, i cui livelli sono alquanto elevati, in rapporto a quelli di piazza S. Onofrio, di piazza Nuova e di piazza Caracciolo, la vecchia città, a partire dal Papireto, sino a Porta Carbone presentava tutta una zona sottomessa, fiancheggiata, da un lato, dal rialzo di Via Celso, del Monastero delle Vergini e della Chiesa di S. Antonio e dall’altro, dall’emergenza ove, a partire dal Capo, corrono la Via S. Agostino e la Via Bandiera.
Costruendosi, infatti, la Via Maqueda, fu necessario sistemare i dislivelli con la gradinata della discesa dei Giovenchi, con quella tradizionale detta dei Ventitrè scaluna, oggi spariti, e con la discesa S. Rocco; il rialzo fu superato con le due gradinate di Via Venezia e con l’altra, a fianco la Chiesa di S. Antonio.
Riguardo a quello che era in origine il rione Conceria, del quale ci occupiamo, le trasformazioni più radicali avvennero col taglio dritto della Via Maqueda. Esisteva nel sito stesso, per il quale doveva passare la nuova strada, l’antica chiesa di S. Rocco eretta nel 1347 dal Senato di Palermo, quando la città era infetta dalla peste. Fu, allora, quella chiesa demolita e ricostruita nel 1627, ma sparì anch’essa più tardi nel secolo scorso, per dare posto alle case ad angolo della discesa di piazza Nuova, che porta, tuttavia, il nome di S. Rocco.
Prima ancora che sorgesse la Via Maqueda, la piazza S. Onofrio ed il rione detto della Concia erano, come fu accennato, allo stesso livello. Nella piazza S. Onofrio esisteva allora il pubblico macello, nei pressi dove ancora trovasi la Piazzetta Caldomai, e dal macello passavano le pelli degli animali macellati al rione della Concia, per la relativa lavorazione.
Nel farsi, intanto, la nuova strada, a non intralciare quel traffico, fu disposto un passaggio sotterraneo che univa le due strade.
Dalla volta, che copriva tale passaggio, prese nome una imagine della Madonna col Bambino in braccio, che in uno dei muri dipinse, su lavagna, nel 1602, il pittore Giovanni Caviglione. Salita in fama miracolosa detta imagine, nel 1641 il Grande Almirante di Castiglia, Don Alfonso Enriquez da Caprera, innalzò in di Lei onore la chiesa, che chiamò della Madonna della Volta, da pochi anni demolita.
Scendendo per la discesa S. Rocco, sul lato destro, ove trovansi le prime botteghe di macellai e precisamente dove hanno i loro spacci un verdumajo e un fruttivendolo, notasi, in alto, un arco acuto, che unisce i due vani. Da uno di essi, per una scaletta e quindi per un bujo meato si giunge ad una casa della Piazza delle Vergini e vuolsi che sia, quello, l’arco della rinomata Porta Oscura del periodo Arabo, che usciva sulla parte allora paludosa della città, la quale verso S. Antonio, allora Porta Patitelli, confondevasi col mare.
Ma lasciando nella notte dei tempi i lontani avanzi e la tradizione che li accompagna, vogliamo riferirci a quell’epoca più prossima, in cui il misterioso rione diede filo da torcere ai passati Governi e specialmente a quelli del periodo tristissimo della dominazione spagnuola...
(Foto: Palermoviva.it) 


Oreste Lo Valvo (Oleandro): L'ultimo ottocento palermitano. Storie e ricordi di vita vissuta.
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale, pubblicato con le Industrie Riunite Siciliane nel 1937, arricchito dalle foto dell'epoca. 
In copertina: Esedra del giardino di Villa Giulia. Olio su tela di Umberto Coda. 
Pagine 258 - Prezzo di copertina € 22,00
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