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mercoledì 19 febbraio 2020

Remo Bassini: Sa di antico il mio piccolo bar... tratto da Il bar delle voci rubate

Sa di antico il mio piccolo bar, è sotto i vecchi portici, nel cuore di questo paese, proprio vicino alla grande piazza dove si svolgono i comizi, si va al mercato oppure in Municipio, dove gli operai salgono sull’autobus che li porta nella zona industriale e dove la domenica la gente prima va a sentir messa nella maestosa chiesa di Santa Flavia e poi va a comprare i dolci della pasticceria Delrosso.
È un bar d’altri tempi, questo, con qualche trasgressione: un televisore, un telefono a gettoni, un biliardo e un vecchio flipper. Ma il banco è più vecchio di me, i tavoli e le seggiole son tutti di noce.
Per tanti anni mi sono fatto un sedere tanto: barista, cameriere, anche un po’ cuoco e naturalmente cassiere. Sempre solo. Tanto, troppo lavoro al mattino per le prime colazioni degli operai che vanno a lavorare in autobus per le otto, e che hanno fretta di caffè, cappuccini, mentre leggono la Gazzetta dello Sport. Va peggio nel primo pomeriggio, tra l’una e mezza e le due e un quarto. Mentre gli impiegati della banca che c’è qui, all’angolo tra la via principale e la piazza, trangugiano panini e insalate miste arrivano i primi pensionati che in piedi, consumano caffè aspettando che si liberino i tavoli per giocare a scopone tutto il pomeriggio. Tra le due e le due e un quarto vivo quindici minuti d’inferno: gli impiegati vogliono, e in fretta, il conto e il caffè, così possono sgranchirsi le gambe prima di rientrare in banca. E i pensionati, per lo più ex operai ed ex muratori, che non hanno simpatie per quei bancari vestiti bene e che masticano con la bocca chiusa, pretendono anche loro un trattamento veloce: vivono di ricordi, di partite a carte, di chiacchiere e tanta noia, ma non hanno tempo di aspettare. E, appena entrati, alcuni (diciamo i più) hanno un modo tutto loro di salutare: indicandomi la macchina del caffè. Corretti, normali o macchiati, in quel quarto d’ora ne preparo dai quaranta ai settanta, niente male per la cassa.
Ma preferisco la sera: meno incassi, ma perlomeno respiro, perché è la sera che c’è il giro di gente che piace a me.
Di giorno, anche se il lavoro è tanto, io comunque ascolto. Ascolto sempre. Quando mi avvicino ai tavoli per servire, le persone continuano a parlare senza badare a me. Raramente s’interrompono. Pare quasi che le persone siano convinte che io sia sordo, o che a me delle loro storie, delle loro confidenze, anche intime, non importi nulla. La mia riservatezza è un fatto scontato: del resto il paese è piccolo e la gente sa che bado ai fatti miei.
Non è così. Per un certo periodo della mia vita, quando restavo da solo, su un quaderno avevo preso l’abitudine di collezionare le “voci” che più mi colpivano.
Ho iniziato per gioco, per un quaderno a quadretti, con la copertina nera e lucida, nuovo, senza nemmeno un rigo scritto, dimenticato da una ragazzina che non conoscevo e che non avrei più rivista Aveva marinato la scuola, era chiaro. Con lo sguardo rivolto alla porta d’ingresso, aveva trascorso un’ora nel mio bar, col terrore che entrasse qualche viso noto, un parente, un professore.
In quel quaderno, inizialmente, avevo cominciato ad annotare le barzellette più divertenti che ascoltavo: le riscrivevo per non dimenticarle e, all’occorrenza, raccontarle. Ma questo non è mai avvenuto. Passai ad altro.
Volevo vedere se esistono risposte furbe alla domanda che quasi tutti fanno quando si vedono, anche a distanza di poche ore: «Come va?»
Così, nella terza pagina del mio quaderno, in alto e in maiuscolo, ho scritto il titolo: «Come va?»
Sotto, dovevano starci le risposte furbe. Quelle diverse. Fu un tentativo inutile. Feci solo un’indigestione di “Bene grazie”, “Potrebbe andare meglio”, “Facciamola andare”, “Così così”, “Va!”, di “Non c’è male”, “Insomma”, di (tantissimi) “Finché c’è la salute”, di (qualche) “Va di merda.” Era destino che in quella pagina, sotto quel titolo, dovesse restare solo dello spazio bianco. Del resto anch’io una risposta furba non l’ho ancora trovata. Faccio parte della categoria di chi dice “Insomma.” Insomma, fiato sprecato.

Remo Bassini: Il Bar delle voci rubate. Romanzo. 
Pagine 171 - Prezzo di copertina € 16,00
In copertina: Danae e la pioggia d'oro di Lorena Fonsato.
Elaborazione grafica copertina: Maria Squatrito
Disponibile presso La Feltrinelli Libri e Musica
Disponibile online su Amazon, Ibs e tutti i siti vendita.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

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