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mercoledì 19 febbraio 2020

Liliana Segre: E fummo nel carcere di San Vittore... - Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte e trascritte dalle sue testimonianze

Nata e cresciuta a Milano, ero andata tante volte in piazza Aquileia in bicicletta, e il carcere l’avevo sempre visto da fuori, come è normale che si faccia, senza mai pensare a chi stava dentro.
Beh devo dire che vedere la piazza Aquileia da dentro, e vedere il tram che gira, è diverso... è molto diverso.
Non avrei mai pensato di vederlo da dentro.
Ma ricordo il sollievo immenso di quel momento in cui capii che non sarei stata divisa da mio papà.
Ero felice.
Forse è una bestemmia quella che dico.
Un raggio del grande carcere di San Vittore era adibito agli Ebrei che arrivavano rastrellati in tutta l’Italia del nord. Era uno dei punti di raccolta. Quando entrammo io e mio papà c’erano circa 200 persone. Poi si doveva arrivare a vederne 600 o 700 perché si formasse un convoglio per la deportazione. La sorpresa di essere insieme fu straordinaria.
L’unica «fortuna» di questa storia è che io l’ho vissuta da figlia, perché farlo da genitore penso che sia assolutamente insopportabile. Mio papà non poteva tornare vivo da questa esperienza, non era pensabile. La sua sofferenza fu tale, fu terribile, che non potrò mai dimenticare i suoi occhi.
E quella cella n. 202 del quinto braccio adibito agli ebrei fu l’ultima cameretta, piccola e povera cella, vuota di tutto che non fossero una branda e un pagliericcio dove stava mio papà per terra e un secchio per i bisogni, che io divisi con lui.
Fu l’ultima casina.
Come si fa a essere arrestati?
A essere in attesa della deportazione? E tu milanese, sei dentro il carcere della tua città perché sei colpevole d’esser nato.
Le giornate erano sospese, in attesa di quello che poteva succedere e che non sapevamo.
La Gestapo portava via gli uomini, due, tre volte la settimana per degli interrogatori, terribili, feroci. Sapevo quello che succedeva da quanto raccontavano quelli che poi uscivano...  Picchiavano, torturavano... Volevano sapere dove erano nascosti amici, parenti, dove erano i nostri soldi, il numero del conto corrente bancario, dove erano i nostri beni. Veniva messa completamente a nudo una persona, e doveva dire quello che era.
Io restavo sola in quella cella.
A tredici anni non si è più piccoli ma non si è ancora grandi. Si è così estremamente sensibili, si è così proiettati verso la vita futura, che sembra manchi un secolo a diventare grandi ma non si è più piccoli. Si è così esposti al bello e al brutto della vita...
La solitudine di quella cella.
Solo delle parole, delle scritte graffite di quelli che erano passati prima di noi da lì, e che avevano lasciato addii, firme, bestemmie, benedizioni, maledizioni. Erano scritte che imparavo a memoria e che mi facevano compagnia.
Non avevo un libro, non avevo una spalla su cui piangere, non ero religiosa.
Aspettavo.
Non ho mai dimenticato quelle ore.
Diventavo vecchia, vecchissima. Lo racconto sempre ai ragazzi, ai miei nipoti ideali di come si può diventare vecchi in un giorno, in una settimana.
E lui tornava, dopo un’ora, due ore.
E io lo abbracciavo senza parole.
E non ero più la sua bambina, ero la sua mamma, ero sua sorella.
Aveva bisogno di me.
Aveva un bisogno enorme.
Mi chiedeva scusa di avermi messa al mondo, era tremendo sentirsi dire una cosa simile.
Era tremendo.
Ci abbracciavamo.
Non mi raccontava niente. Aveva le occhiaie più profonde...
È importante stringersi ai propri genitori, perché non sono sempre fortissimi, non sono sempre vincenti. I genitori possono essere deboli, possono avere bisogno del nostro aiuto, possono essere dei perdenti così come era il mio meraviglioso padre. Lui nel mio ricordo è struggente come un figlio perduto, ora che sono vecchia. 

La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte e trascritte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito
In appendice i testi delle leggi razziali a partire dal 05 settembre 1938 e le foto dei giornali dell'epoca. 
Pagine 176 - Prezzo di copertina € 13,00
Copertina di Maria Squatrito. Foto in copertina: Maria Luisa Lamanna. 
Disponibile presso La Feltrinelli libri e musica
Disponibile online su Amazon, Ibs e tutti i siti vendita
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

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