Se
ben vi ricordate, o lettori, quando Luigi disse a sua madre che
Maddalena era infelice, non s’ingannava già. Il sig. Filippo, padre della
stessa, esercitava su di lei tale una misteriosa influenza, da metterle affanno
e spavento.
Perchè
il sappiate questo sig. Filippo era di abbietta condizione. Era uno di quegli
uomini che all’esordire in società pigliano un punto di mira, ed ivi debbono
giungere, con fronte metallica, con perseveranza meravigliosa; non li spaventa
nè la propria coscienza, nè la voce pubblica: tirano difiliati al loro scopo,
dovessero anco mettere a sgabello le teste dei suoi, per correre salendo
tant’alto che arrivino. Uomini proteiformi, or rassegnati ed ora superbi, di
tutti i tempi, di tutti i colori, e di tutti i costumi, infami sempre sino al
ridicolo.
Con
queste massime per lo capo, il sig. Filippo per correre di venture o di
vicende, fu sempre in centro, e compì la sua fortuna capitando in casa del
principe di B., uomo eccellente e dabbene che lo accaparrò col titolo di
segretario.
Questi non durò lunga
fatica a far breccia nell’animo generoso e filantropo del buon Principe, e con
una maschera che seppe maestrevolmente adattare al suo viso, ne ottenne agi,
denaro, impieghi e protezione. Non mancavangli adunque, né averi, né comodi, né
fortuna migliore a sperare. Una nuova febbre epperò insinuossi a quell’epoca
nel suo cuore. Levatosi dall’abbiettezza del suo nascere, al punto in cui
trovavasi, l’istinto della vanagloria cominciò a predominarlo, e salire più in
alto, attaccare un titolo alla sua famiglia, scordarsi di coloro ch’erangli
stati compagni di nascita e di condizione, furono le continue ispirazioni della
sua vita, i suoi desideri, le sue ardenze, e per venire allo scopo propostosi
si sentia forte abbastanza per superarne gli urti, e capace di ogni mezzo anco
osceno, che nelle sue mani si fosse.
Filippo amava la figlia,
ma non l’amava già di quell’affetto paterno, dolce, affettuoso, dinanzi a cui
si sacrificano i padri di famiglia; ma d’un amore egoista, interessato,
speculativo, diciam così, che dovea esser
base e puntello della sua futura grandezza. Egli mirava solo a procacciarle uno
sposo ricco, adorno di un titolo qualunque, e questo pensiero primeggiava in
tutti i suoi progetti. Ma tale alterigia però, ed il rifiuto di parecchi
partiti alla figlia proposti, lo rendeano spregevole coi grandi, ridicolo coi
pari. Egli era come ai febbricitanti, quando, dai vapori corrotti hanno il
palato guasto, paiono tutti i vini amarissimi, benchè preziosi e dilicati
sieno.
Fermo
su queste massime, e abbrutendosi dippiù nel suo fatale delirio, attendeva al
suo impiego ed alla educazione della figlia. E questa or chiudeva isolatamente
in una camera, ora presentavala in mezzo a gente titolata ed altera, ove la
povera Maddalena, memore sempre della sua nascita e dei sentimenti del suo
cuore, ammutolivasi affatto, e sentiva disgusto delle maniere, dei frizzi, delle
idee di quelle adunanze, non avendo a che riversare la sublimità dei suoi
concetti, la squisitezza delle sue passioni, l’elevatezza del suo sentire.
Epperò
la severità del padre e le galanterie della vita alla quale avvezzavasi, non
furono bastevoli a far sì ch’ella non vedesse Luigi, e ne fosse vivamente
interessata. Così l’amore, questo primo pensiero all’ispirazione della natura,
venne a riconfortare la solitudine di Maddalena, e qual astro vivifico,
infiammava di santa esultanza il di lei cuore.
Maddalena stanziava al
primo appartamento del palazzo del Principe di B. e propriamente di rincontro
il pianterreno abitato da Luigi.
Essa
era assai bella. Avea il corpo snello ed agile, la sua carnagione era di un
bianco alabastrino, i capelli biondi, e un bel paio d’occhi neri risplendeano sotto
una larghissima fronte. Vestiva un abitino di stoffa, color noce a grandi fasce
azzurre, un grembiale di seta color marrone, ed il collo torniavalo un
collaretto di tull ricamato, e sul di
lei petto luccicava una crocettina d’oro.
Ella
era adunque nella sua camera assisa sur una sedia a bracciuoli di legno
intarsiata in oro, e ricoperta di finissimo raso color paglino. Davanti eravi
un bel tavoliere di noce pure intarsiato a figure, ed avea letta con grande
compiacenza e col sentimento di chi palpita per l’amore, una lettera, ch’era
scritta nei seguenti sensi...
Era già al termine del
periodo Maddalena quando fu scossa da un fortissimo urto al chiavistello della
porta che si spalancava.
Si
presentò allora sulla soglia un omicciattolo corto e grasso quanto un majale.
La testa parevagli incastrata nel busto, e gli pensolava un mento grassissimo.
I suoi capelli erano ricciuti e nerissimi, e gli occhi grifagni anzichenò. Vestiva
un abito nero e ingemmavagli il petto un grosso spillo di brillanti, e
brillanti avea alle dita. La sua voce era fessa e stentorea, lo sguardo cupo.
La
fanciulla al fracassìo della porta nello aprirsi, alzossi subitamente, ma non
potè nasconder nulla di quanto era sul tavoliere, molto più alla vista del
padre, che restonne spaurita e convulsa. Filippo fece le mostre non
accorgersi di nulla e si fece avanti....
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