Quando nacque il Salvatore dei pastori...
Quando nacque Gesù, tutti
i bambini di Betlemme non andarono a scuola. “Tutti?” direte voi. No, soltanto
i figli dei pastori, perché volevano festeggiare Gesù, “il loro Salvatore”.
Così, nella notte santa,
l’avevano presentato gli angioletti ai pastori, che all’inizio erano impauriti.
Detto tra noi, i pastori
non compresero molto, quell’annuncio tuttavia piaceva. E, in fretta, erano
accorsi a Betlemme, portando qualche regalo per il Bambino perchè la famiglia
poteva averne bisogno. Tra i poveri questa è legge di solidarietà.
Seguirono le indicazioni
degli angeli ma, giunti in paese, con viva sorpresa non lo videro parato a
festa. Mancavano infatti le luci, oltre le solite; non c’era la banda musicale
e le strade erano deserte.
A Betlemme tutti
dormivano. Eccetto i pastori alla ricerca della via e del numero civico dove
bussare. Trovata la casa – si fa per dire – che era una stalla, bussarono trepidanti
e increduli di trovare proprio là dentro il Signore dell’universo. Aprì un uomo
che subito si allarmò nel vedere la folla dei pastori, avendoli scambiati per
ladri venuti a rubare. Non c’era molto nella casa: qualche arnese di lavoro e
soprattutto tanta povertà.
Il povero Giuseppe –
avrete capito che era proprio lui – impreparato a quella visita inaspettata
scoprì con stupore che quei pastori erano venuti a congratularsi per la nascita
di Gesù, che, Angeli misteriosi, descritti da loro come “uccelli bellissimi
dalle ali dorate”, avevano indicato come “loro Salvatore”. Raccontarono inoltre
che nel vederli allontanare nell’infinito azzurro del cielo, le loro pecore, le
mucche, gli asinelli e anche i cani avevano cominciato a parlare fra loro. Il
gallo sembrava impazzito dalla gioia, perché, disorientato dalla luce
straordinaria a mezzanotte, cantava senza smettere sonori chicchirichì, con grande felicità delle gallinelle, sue spose. Non
capirono molto i pastori dell’insolito prodigio né cosa si raccontassero gli
animali in quella magica notte....
Quando Dio preparò il presepe a suo Figlio...
Un giorno, tanto e tanto
tempo fa, quando ancora non c’erano le stelle così che nessuno poteva sognare,
e neppure la luna, così che nessuno poteva amare, il buon Dio pensò di
costruire il presepio per il suo Figlio Gesù, e insegnare agli uomini come farlo,
chè altrimenti non avrebbero potuto.
Quella mattina lontana,
dunque, si mise a lavoro. Prese un lenzuolo grande grande per fare il cielo. Come
fanno le mamme, lo stese ad asciugare dopo averlo lavato, e stette attento che
non si gualcisse, perché Dio fa sempre le cose per bene. Quindi versò sul
lenzuolo tanto colore azzurro che in alcuni punti diventò così scuro da
sembrare notte. Allora cominciò ad accendere in quella parte le stelle.
Ne fece tante e di tutte le
grandezze. Belle, pulsanti come i cuori dei bambini, e piene di vita. Godeva,
come l’artista dinanzi alle sue meraviglie, e si attardava a farne sempre di
più. In verità per lui era facile, e, tutto come per magia, gli usciva dalle
mani, così che chiunque lo vedeva giurava che quasi giocasse.
Quando si accorse che il
cielo era coperto di stelle e stelline di ogni forma e grandezza, pensò di
crearne una, un po’ diversa dalle altre. Gli serviva per indicare ai Magi che
sarebbero venuti da lontano a portare i regali al suo bambino Gesù. E così creò
la cometa. Gli riuscì veramente bella e con una coda da ingelosire le altre
stelle.
Una volta completato lo
spazio superiore, cioè quello celeste, il Padre Eterno si cimentò a modellare
la Terra, con le montagne increspate e spruzzate di neve, e le pianure
rivestite di verde con tanti fiorellini di campo: le violette, le primule, le
margheritine.
Non poteva mancare il
fiume con le fontanelle. Poi pensò alle pecore, tante e tutte belanti con voce
argentina, accompagnate dal suono delle campanelle che portavano al collo, a
segnalare la presenza. Le seguivano pastori di tutte le età. I più anziani
lentamente, mentre i più giovani baldanzosi correvano avanti, come se sapessero
già dove andare.
Ora toccava costruire le
casette di Betlemme. Qui la bottega di Dio diventò una vera fabbrica. Gli
angioletti si davano da fare, chi a preparare i tetti delle case, chi gli
interni e le stradine, tutte rigorosamente in pietra viva. Il presepio doveva
infatti apparire in tutta la sua verità e bellezza.
Dopo tanto e tanto lavoro,
il buon Dio si mise a riflettere, indeciso sul dove fare nascere Gesù.
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