venerdì 26 gennaio 2024
Giulia Petrucci: Fiori crescono persino in riva al mare... Tratto da: Giustizia a Palermo
Giulia Petrucci: Tornare a Palermo... Tratto da: Giustizia a Palermo. Romanzo.
martedì 23 gennaio 2024
"La primavera della strummula" di Filippo La Torre recensione di Marco Valenti dal blog Libroguerriero di Marilù Oliva
#grandangolo di Marco Valenti
Ci sono stati momenti della mia vita che avrei voluto gridare o stare zitto con le labbra incollate, battere così forte i piedi da far rimbombare i pavimenti o rimanere immobile in attesa della morte. Quella volta rimasi con lo sguardo vuoto, a guardare il nulla, con le braccia inerti, scivolate sul corpo. Le mie mani erano chiuse in un pugno e io le stringevo quasi a farmi male.
Per lui, come per tutti i bambini relegati ai margini, che hanno visto il mondo da una posizione di svantaggio, non è stato e non sarà facile cancellare il ricordo di un passato che ha inciso solchi davvero troppo profondi sulla sua pelle. Alcune cicatrici restano per sempre, e la maturità dei nostri giorni, in cui Filippo vive da adulto, non aiuta in alcun modo a venire a patti col passato. Ricordi in bianco e nero che niente e nessuno saprà mai rendere a colori, neanche grazie alla tecnologia di cui disponiamo oggi.
Se in quel giorno di fine agosto fosse caduta la pioggia, le gocce sarebbero state stille di piombo o lacrime di sangue rappreso.
Il romanzo si apre negli anni ’50, nella periferia palermitana alle prese con una quotidianità lontana da quel boom economico che nel resto del paese sta dilagando. Qui siamo in una sorta di enclave chiusa in sé stessa, in cui regole non scritte, tramandate da sempre, e forti dell’impossibilità di emanciparsene, dettano legge. Ma al tempo stesso permettono ai bambini di crescere con la giusta lentezza e la giusta distanza da un mondo che sta iniziando a correre troppo velocemente.
“Che cosa scriverebbero oggi le mie mani senza memoria? […] Alcune di queste mie memorie sono molto nitide e hanno radici forti nella mia mente come se fossero scolpite nella ciaca più dura, anche se peccano di un filo cronologico. Altri ricordi sono annacquati dal tempo e la loro solidità è incerta ma sono mantenuti vivi da forti e brevi emozioni. Ancora oggi.”
Lo spessore di un testo come questo, che guarda al passato, senza ipocrisia e senza vergogna, lo rende una lettura tanto gradevole, quanto pregna di contenuti, che non possono non portarci a riflettere su come le nostre esistenze differiscano per pochi, infinitesimali dettagli, che però, alla lunga, assumono un’importanza decisiva per farci crescere in modo differente, pur se appartenenti allo stesso mondo.
Un libro toccante, che scava nel profondo delle nostre vite, riportandoci con la mente agli anni che per noi sono stati spensierati, ma che per altri, meno fortunati, hanno rappresentato un trauma che li ha condizionati per sempre. Nell’età della conoscenza e delle scoperte il mondo agli occhi è lo stesso, ma è troppo differente l’approccio che possiamo permetterci di mettere in atto.
La regola di base è sempre la stessa. E viene puntualmente disattesa. Partire alla pari.
lunedì 8 gennaio 2024
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Filippo La Torre: L'orsacchiotto acefalo. Tratto da: La primavera della strummula. Romanzo
martedì 2 gennaio 2024
Quella guerriglia contro il governo: Lombino e Michelon svelano una storia. Le strade e le piazze del capoluogo messe a ferro e fuoco nel 1866.
Articolo di Giusi Parisi