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venerdì 16 settembre 2022

Giacomo Pagano: Domenica, 16 settembre 1866. Tratto da: Sette giorni d'insurrezione a Palermo. Avvenimenti del 1866

Albeggiava appena e, parecchie fucilate si erano avvertite dalla parte che mena dritto a Morreale ed ai Porrazzi. Il Generale Camozzi andava e veniva, girava pei quartieri della G. N. occupati solo da una ventina circa di militi per posto, e senza cartuccie e senza prescrizioni. Egli stesso non ne potea dare, stretto com’era da ordini precisi ed immediati avuti dal Prefetto di non battere a raccolta.
La città dormiva. Il Questore credeva fare atto provvido facendo il niente de’ nienti: e la sua poca forza non riuniva, e non mandava alcuna compagnia di granatieri verso i Porrazzi, e non prendeva veruna previggenza, come se si trattasse di una semplice grassazione.
Tutto ad un tratto ecco sbucare nella via Macqueda dalle strade circostanti Ponticello e Calderai una ventina d’uomini armati con bandiera rossa, facendo fuoco sulla sentinella dell’edificio postale, custodito da quattro soldati. Vicino la Posta è il Palazzo Municipale dove facean la guardia i bersaglieri di G. N. che poco prima erano stati mandati di pattuglia fuori le porte. I pochissimi rimasti non poteano recare soccorso alcuno ai quattro granatieri colti alla sprovvista. Fucilate si scambiarono per un pezzo, restando morto il caporale e ferito un soldato. Il Municipio pensava intanto alla propria difesa. Dalle finestre del palazzo le Guardie Nazionali e i cittadini col Sindaco sbaragliarono gli assalitori con un fuoco gagliardo e spesso. Alcuni caddero, e i rimasti si posero in fuga.
Mentre qui avvenivano queste cose dal rione del Capo sbucava gente armata che pei chiassi e pei vicoli si sparpagliava d’ogni intorno. E un soldato, che solo veniva dal quartiere di S. Giacomo, rimase ucciso. E una cinquantina d’uomini usciva dal chiasso Cartari, presso la via Cintorinai, guidata da un Salvatore Nobile, implicato nel processo Badia e latitante da un anno e mezzo in qua. Squadre in armi penetravano nella città dall’esterno; altre parecchie, già riunite, nell’interno, sbucavano in ogni rione.
Verso le ore sei del mattino tutte le Ispezioni e le Delegazioni di P. S. erano state prese e disarmate; le stazioni dei carabinieri assalite e devastate: e quelli che cadevano nelle mani degli insorti erano portati via prigioni nel Convento dello Spirito Santo, e il convento S. Agostino addivenne tosto il loro quartier generale.
E intanto, pur finalmente! alcuni tamburi della G. N. rullavano disperatamente per alcune delle strade meno pericolose. Era troppo tardi invero!
Questo improvviso movimento che avea tolto ogni aspetto di vera insurrezione e non previsto né creduto, scoraggiava profondamente la cittadinanza e la trovava dislegata ed inerte. Così veniva innanzi la sommossa e si poneva a fronte del Governo che non avea saputo presentirla. La cittadinanza, la quale vedea la plebe partecipare od esser complice del movimento, non volle peggiorare il male col danno della vita e delle proprie sostanze, esponendosi all’ira certa della marmaglia coll’uscire alla spicciolata a combatterla. Accresceva siffatta inerzia la sfiducia nel Governo, l’esempio della sua ingratitudine, della sua poca sapienza. Queste ed altre cagioni di malcontento generale non invogliarono i pigri, né incoraggiarono i deboli, o sforzarono gli onesti a farsi violenza e porre a rischio se stessi e le proprie famiglie per combattere non più i briganti, ma gl’insorti.


Giacomo Pagano: Sette giorni d'insurrezione a Palermo. Avvenimenti del 1866.
Pagine 318 - Prezzo di copertina € 21,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere un tutta Italia)
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