Tutti i volumi sono disponibili: dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia), su tutti gli store di vendita online e in libreria. Gli e-book sono disponibili su streetlib store e tutte le piattaforme online.

lunedì 23 giugno 2025

Un nuovo volume si aggiunge alla Collana L'Isola a Tre Punte: La pelle del serpente. Ricerche sulla mafia (1860-2006) di Antonio Petrucci


Una storia della mafia di taglio giornalistico, veloce ed efficace. 
Una "visione d'insieme" che non dimentica nulla. Ma anche una dichiarazione d'amore per Palermo, la "città martoriata", segnata dal sangue dei suoi uomini. 
"Questa - scrive l'autore - è una storia con un numero molto alto di eroi". 

Pagine 141 - Prezzo di copertina € 15,00
Il volume è attualmente disponibile:

Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it al seguente link:
https://www.ibuonicuginieditori.it/shop-online?ecmAdv=true&page=1&search=la%20pelle%20del%20serpente
Spedizione a mezzo raccomandata postale o corriere in tutta Italia. Consegna gratuita a Palermo. 

Su Amazon al venditore I Buoni Cugini

A breve su tutti gli store di vendita online e in libreria. 


mercoledì 11 giugno 2025

Un nuovo volume si aggiunge alla Collana Frammenti di idee...: Oche e papere in Comunità. Animali sociali. Memorie da una esperienza educativa di Marcello Squatrito

ISBN: 9791255470564
Pagine 35
Prezzo di copertina € 10,00
Copertina e illustrazioni di Marcello Squatrito 
Dal ricavato di ogni copia verrà dedotta una quota da destinare a iniziative e ricerche per la lotta alle dipendenze patologiche. 
 
Memorie da una Esperienza educativa
 
 
Interessante è riflettere sulla inutilità di alcuni atteggiamenti dell'uomo, che rispetto agli animali, in questo caso le oche, possiede un mondo di vantaggi e opportunità sprecate o non sfruttate. 
Alle oche e alle papere non occorre “sembrare”, vogliono “essere”. Le oche “sono” e basta. 
Non comprano scarpe o vestiti, non seguono la moda, non vanno dal parrucchiere o dal dietologo. Non usano profumi, non colorano i capelli. 
Sono già belle così, pure e di un bianco candido. 
Si svegliano già belle, si bagnano e si pettinano, non pensano di dover piacere ai maschi, non è un problema legato alla loro sopravvivenza. 
Stessa cosa i maschi, anche se alcuni esemplari di uomo sono meno curati delle oche. 
Almeno OCA ONE è bello, fiero, si lava, non si lamenta e non puzza. 
Comunque la vita più semplice e più vera, qual è? 

Il libro è disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere o raccomandata postale. Consegna gratuita a Palermo).

Un nuovo volume si aggiunge alla collana Frammenti di idee...: Emozioni. L'Oasi: pensieri ed emozioni in una gabbia d'oro senza barriere di Marcello Squatrito

Isbn: 9791255470540
Pagine 64 
Prezzo di copertina euro 18,00
Illustrazioni: Opere di Marcello Squatrito 

Prefazioni:
dott. Claudio Pepi, dottore in discipline psicosociali, counselor relazionale.
dott. Giuseppe Violo, educatore e pedagogista.
fra' Domenico Spatola, frate cappuccino, dottore in Teologia con specializzazione in ecclesiologia. 
 
Dal ricavato di ogni copia verrà dedotta una quota da destinare a iniziative e ricerche per la lotta alle dipendenze patologiche.
 
Questo piccolo manoscritto lo catalogherò nella sezione “avventura”.
Parla di forza, di lotta, di coraggio, di rivincita, di bellezza, di cambiamento; parla del mio sè, del mio ero, del mio sono e del mio sarò.
Parla molto dell'anima e tanto dell'amore; parla delle nostre esistenze.
Parla di Dio.
Parla di progetti di vita, racconta la liberazione dalla schiavitù della dipendenza patologica.
Come scrivevano gli antichi filosofi greci, il segreto di ogni uomo per essere felice è riuscire a guarire le ferite della propria anima.

Marcello Squatrito

Il volume è disponibile:
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere o raccomandata postale. Consegna gratuita a Palermo). 
Presto in libreria e su tutti i siti online. 


sabato 24 maggio 2025

Il 24 maggio maggio 1949 moriva padre Giovanni Messina, protettore dei piccoli orfani siciliani, fondatore della Casa Lavoro e Preghiera.

Poco più tardi un mucchio di corrispondenza. E la lettera fatale. 
Lesse, rilesse; lesse ancora...
Non gli dava pace, gli toglieva il fiato quella conclusione: 
“L’Ill.mo signor Sindaco, presidente della Commissione Edilizia, ha convalidato la decisione come sopra espressa”. 
Le Suore non ricordano d’aver visto il loro Padre, piangere tanto – in tanti anni. Il volto si tinse color dei morti. Cadde in uno stato di vera impressionante angoscia. 
La Rev.da Superiora, Madre Serafina Lanza, per tranquillizzarlo si precipitò ai Lavori Pubblici per scongiurare l’esecuzione dei drastici provvedimenti. 
L’Ingegnere Direttore Boscaino non c’era. Parlò a lungo con il Sig. Girolamo Luciano, consigliere comunale, il quale aveva fatto tanto per l’acquisto del terreno arenile. Questi disse che il buon padre Messina poteva star sicuro che niente gli sarebbe capitato di male. 
Tentò anche giustificare il sindaco dicendo che era sua abitudine apporre la firma sui documenti senza prenderne visione. 
Tutte le assicurazioni non valsero a far nascere nell’animo depresso del Padre, un barlume di speranza. 
Ingoiò pochi bocconi di minestra, di mala voglia, e solo per tacitare le istanze delle buone Figlie.
Si ritirò poi, a passo lento, nella sua stanzetta, piccola più d’una cella, tenendo stretta tra le dita nervose, quella lettera e ripetendo a fior di labbra:
– Cinquant’anni di fatiche, distrutti... i miei bambini sulla strada... cinquant’anni di stenti... mio Dio, non me la fido più!...
Si chiuse a chiave, come sempre. 

Quella che doveva essere la solita mezz'oretta di siesta dovette essere agitatissima, se riapparve presto tra le Figlie a passo incerto e col volto chiazzato color paonazzo. 
La Rev.ma Superiora e Suor Bernardina, che negli ultimi anni gli stavano più da presso, allarmate insistettero perché tornasse a riposare, a star tranquillo. 
Pochi minuti dopo dei lamenti:
– Sono morto... sono morto…
– Aprite Padre... per carità aprite…
A scassinare la porta furono don Giovannino Catalano – capomastro dei lavori in corso – e il giovane Giovanni Gandolfo, affezionatissimo al Padre che l’aveva accolto nella Casa, all’età di nove anni. 
Il Padre, riverso sul letto, parea ferito a morte. Sangue veniva fuori dall’orecchio. 
Una sola ansiosa domanda sulle labbra di tutti: 
– Padre cosa avete... Padre che vi sentite...
– Niente... niente... il sindaco Cusenza ha ammazzato padre Messina!...
Furono le sole parole dette. 
Per sei giorni e sei notti fu una dura, spossante lotta tra la vita e la morte. 
Nel camerino del bagno furono trovate chiazze di sangue e i suoi occhiali. 
Quel meraviglioso campione di Dio che, per oltre cinquant’anni, avea sbalordito per quel che aveva fatto avversari e benefattori, autorità e povera gente, era stato messo a tappeto da un pezzo di carta dalla testata autorevole. Un pezzo di carta contenente il veleno che gli avea fatto scoppiare il cuore. 
Alla morte andò serenamente. Aveva fatto quanto possibile, perché il Bene fosse ben fatto. 
Coscienza pulita e retta, non aveva sentito peccare d’orgoglio quando, un anno prima di morire, aveva detto: – Ho qualche cosa da potere, un giorno, mostrare indegnamente e umilmente al Padreterno. 
Per ciò si rese degno d’aver scolpito sulla tomba l’epigrafe da lui dettata per i consacrati a Dio:  – Qui giace un amante di Gesù. 
“La morte è il momento più bello dell’uomo. Chè trova allora tutte le virtù praticate, la forza e la pace di cui si è provvisto” scrisse il pio padre Lacordaire. Ed è vero per chi vive e muore come è vissuto e morto il padre Giovanni Messina.
Per quell’ “amante di Gesù” il morire fu davvero il “cadere” nelle braccia di Dio. Se n’andò nel giorno di Maria, che pazzamente amò: il 24 maggio. 
Alle ore 16,30 se n’andò “in sul calar del sole” che dolcemente e lentamente, tingeva d’oro fino, l’orizzonte lontano, il mare attonito e commosso, il Pellegrino vigile e silente. Se n’andò prima che il sole se n’andasse per tuffarsi gioiosamente nella immensa Luce dell’infinito Amore. 
Si tacquero le labbra smorte alla preghiera umana, e le pupille vivide e lucenti lentamente s’ascosero dietro le palpebre sonnolenti e stanche. 
Allora ogni pietra della Casa ridonò alla sua lacrima cocente al Costruttore tenace e vigoroso. Nelle lacrime abbondanti delle Figlie sconsolate e nei singhiozzi incontrollati dei “dolci orfanelli” rimasti, ancora una volta senza il Padre, si lesse lo smarrimento di un vuoto che non si sarebbe più potuto colmare. 
Ogni pietra della Casa rivelò allora, i gemiti occulti del Fondatore santo nei gemiti sinceri della folla riverente, diventata un mare. 
Ogni pietra della Casa lanciò allora la sua sfida agli uomini del mondo e al tempo che s’eterna: noi non ci muoveremo mai più da qui. 



Febo della Minerva: Il pazzo che piacque a Dio. Biografia di padre Giovanni Messina.
Pagine 384 - Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria Macajone (Via M.se di Villabianca 102), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), La Nuova Bancarella (Via Cavour).

lunedì 28 aprile 2025

Dario Cascio e "Vuci luntani" a La via dei Librai

Nei giorni de La Via dei Librai l'emozione ha raggiunto il massimo sabato 26 aprile, con Dario Cascio e "S'astutò l'uittima stidda", il racconto di "Vuci luntani" ambientato nella Palermo straziata dalle bombe della seconda guerra mondiale.
La suggestiva coreografia di Piazza Bologni piena di persone e la musica di fondo con violino di Rossella Palumbo e Gaetano Gabriele Palumbo hanno fatto da cornice a Dario, che con Vicè e le stelle ha commosso tutti. 
Il lungo applauso del pubblico, alla fine, ha commosso lui. 
Domenica 27 aprile, tra le palme di Villa Bonanno, Dario ha coinvolto il pubblico con "Ma cu eranu sti Fenici?", narrando tra storia e invenzione le origini della nostra città.
"Vuci luntani" ha raggiunto un altro bel traguardo. Grazie a Dario, per l'amore e la passione con cui porta avanti il nostro lavoro. 
Grazie al numeroso pubblico intervenuto ad entrambe le presentazioni, per tutti i complimenti ricevuti, una marcia in più nella strada di questo libro. 
Grazie agli organizzatori de La Via dei Librai, per la preziosa collaborazione. 

Vi ricordiamo che "Vuci luntani" seconda edizione è disponibile:

Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Consegna con poste o corriere, consegna gratuita a Palermo)
In libreria presso La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Ipsa (Via dei Leoni 79), Libreria Nike (Via M.se Ugo 56).
Su Amazon Prime e tutti gli store online. 

E non dimenticate che Vuci luntani è anche audiolibro, disponibile su Google Play e Il Narratore. 

giovedì 10 aprile 2025

Un nuovo volume si aggiunge alla Collana Sbirri & Sbirrazzi edita I Buoni Cugini: Una buona idea, romanzo poliziesco di Peter Iann.

Pagine 149 - € 17,00

ISBN: 9791255470465
"Guarda il sole, ammira la luce riflessa sull'acqua, tra un po' arriverà il tramonto e la luce finirà, ecco, un altro giorno che muore!
Un giorno dopo l'altro, il tempo se ne va, un giorno dopo l'altro, la vita se ne va! Averti incontrato dopo più di venticinque anni non è un caso, penso sua uno scherzo voluto dal destino".
Non capivo cosa gli prendesse. Quando gli dissi che secondo me stava delirando, mi indicò infine perchè ci trovavamo lì.
Peter Iann
Il volume è disponibile:
dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (Consegna a mezzo raccomandata postale o con corriere, consegna gratuita a Palermo).
Disponibile su tutti gli store online.
In libreria presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro).

lunedì 27 gennaio 2025

Il 27 gennaio del 1945 io ero una di quelle disgraziate che camminava e non poteva cadere per terra. Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze

Settecento chilometri a piedi.
Voi pensate queste schiere di 56.000 scheletri.
Di gente che aveva perso già tutto.
Che era prigioniera da un anno come ero io o da più tempo, o qualcuno da poco.
Avviata per chilometri, per mesi, sulle strade prima polacche, poi tedesche, per sfuggire all’Armata Rossa. E i tedeschi non volevano far trovare noi.
Il 27 di gennaio del 1945, giorno della Memoria, io ero una di quelle disgraziate che camminava e che non poteva cadere per terra.
Non potevi appoggiarti a nessuno, e nessuno poteva appoggiarsi a te. 
Non si poteva cadere: chi cadeva, in quei sentieri pieni di neve, veniva finito con una fucilata alla testa dalle guardie della scorta che venivano cambiate perché si dovevano riposare.
Nessuno poteva rimanere lì, sulla neve, vivo.
Tornata in Italia, alla fine di agosto del 45, dopo qualche tempo ho cominciato a guardare la carta geografica, perché la mia ignoranza era totale, e non avevo neanche ben capito da Auschwitz   dove ci avessero portato. E quando ho visto che da lì a piedi, in varie marce, siamo arrivati (quelli che sono arrivati vivi) fino al nord della Germania, che avevamo fatto settecento chilometri, beh... una volta di più ho pensato:
«Ma come ha fatto quella Liliana lì, di quattordici anni, compiuti ad Auschwitz   da sola?»
Una gamba davanti all’altra.
Una gamba davanti all’altra, una gamba davanti all’altra, una gamba davanti all’altra...
Cammina, cammina, cammina...
Voglio vivere, voglio vivere, voglio vivere...
Ci gettavamo sui letamai, negli immondezzai, mangiavamo qualunque schifezza che avessimo trovato, gli scarti dei civili tedeschi che ci rubavamo una con l’altra, ossa rosicchiate già da un cane, sicure che il giorno dopo avremmo avuto vomito, diarrea... scheletri orribili con le bocche sporche... ma intanto lo stomaco si riempiva e il cervello comandava.
Cammina, cammina, cammina, cammina...
E allora la Marcia della Morte si trasforma in marcia per la Vita.
Voi giovani dovete sempre pensare che la vostra marcia deve esser sempre una marcia per la vita! Mai buttarla via questa vita! La vita è una cosa importantissima, è una cosa meravigliosa, è una cosa straordinaria perché anche attraverso il dolore, attraverso le esperienze più negative, ti può arrivare alla fine un bambino che ti dice: «Ma tu nonna sei il mio arcobaleno.»
Una gamba davanti all’altra... ed era faticosissimo, ed era la neve e c’eravamo noi su quelle strade dove camminammo per giorni e giorni, traversando paesini e città, i cui nomi neanche mi ricordo, dove i civili tedeschi non aprivano mai le finestre per darci un piccolo aiuto, per darci una sciarpa, per darci un pezzo di pane. Come fecero i detenuti di San Vittore.
No... erano tutte asserragliate le persone.
Nell’indifferenza.
«Ma noi non sapevamo.» 
Hanno detto dopo la guerra. Non sapevano neanche quelli che avevano le case ai bordi del lager. Loro non sapevano. 
Era meglio non sapere. 
Era meglio dire: 
«No, non sapevamo niente.» 
Era più facile. 
L’indifferenza. Lo stupore per il male altrui. 
Beh, camminavamo su quelle strade, soprattutto di notte, strade di campagna, strade secondarie, e venivano uccisi con una fucilata alla testa quelli che cadevano... 
Morti senza tomba che sono rimasti lì per la colpa di esser nati. 
Io non li guardavo, io non volevo sapere. 
Non volevo vedere quella strada con la neve rossa. Non volevo vedere quello che accadeva intorno a me. 
E camminammo, camminammo. 
Eravamo fortissimi! 
Nella nostra debolezza eravamo di una forza straordinaria, e io cerco sempre di trasmettere questa forza a voi giovani, miei nipoti ideali. Non dite che siete stanchi, non è vero. Siamo fortissimi! Ce la fate, ce la facciamo, se vogliamo. Possiamo fare tantissimo con le nostre forze. 
Io l’ho visto in quella povera disgraziata Liliana che camminava con le altre, una gamba davanti all’altra. 
E ci furono altri lager.
Tutti pensati dal male assoluto, tutti pensati con crudeltà, con cattiverie, con togliere la dignità completamente alle persone. 
Arrivammo al campo di Ravensbruck... 



La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente racconte e trascritte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito 
Pagine 174 - Prezzo di copertina € 13,00
In copertina: Foto di Maria Luisa Lamanna
Il volume è disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia. Consegna gratuita a Palermo) 
https://www.ibuonicuginieditori.it/shop-online?ecmAdv=true&page=1&search=la%2520civile
In ebook su tutti gli store online. 

Ma quando i russi entrarono nel campo di Auschwitz, i tedeschi erano fuggiti da giorni... Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze.

Da un anno ero prigioniera.
Avevo imparato a parare i colpi quando mi arrivavano. Avevo imparato a essere invisibile, anche a me stessa.
Verso la fine di gennaio del 1945, anzi diciamo verso il 20 (io le date le ho sapute dopo perché non avevamo né radio, né calendario, mai letto un giornale, vivevamo nel nulla) cominciammo a sentire rumori di aerei che passavano sopra di noi, cosa che non avevamo mai sentito prima, perché vivevamo in un mondo di solitudine assoluta e circondati dall’indifferenza del mondo.
E qui apro una parentesi.
Si è molto discusso, teologi, filosofi, liberi pensatori che hanno detto la loro sui grandi silenzi di quel tempo.
Ci fu il silenzio degli alleati che non bombardarono le ferrovie, portatrici fino all’ultimo di ebrei e oppositori ai regimi, e le tennero sane e salve perché servirono dopo, avendo fatto già un progetto del dopoguerra.
Ci fu il silenzio della Croce Rossa, a cui venne fatto vedere quello che faceva comodo ai nazisti e loro non si diedero da fare più di tanto.
Ci fu il silenzio della chiesa, sul quale ancora si parla tantissimo. Prima o poi credo che si parlerà fino in fondo del silenzio di Pio XII, anche se è verissimo che i conventi si aprirono in tutta l’Italia occupata dai tedeschi e i miei nonni materni si salvarono a Roma in un convento di suorine poverissime che non avevano da mangiare neanche per loro e divisero con una ventina di ebrei la cena tutte le sere.
Queste persone si salvarono.
Noi vivevamo in un limbo dove non sapevamo niente della guerra, ma non sapevamo neanche l’ora, il giorno, solo dalle stagioni e dai nuovi arrivi potevamo capire in che mese fossimo. E dopo un anno di questa non-vita improvvisamente capimmo che stava cambiando qualcosa.
Alcune, meno sciocche, dissero:
«Sono i russi.»
I russi... finalmente... avevano rotto il fronte dell’Est e si avvicinavano ad Auschwitz così in fretta che i nostri persecutori decisero di far saltare con la dinamite le strutture di morte: i crematori, le camere a gas, molte segreterie, molti documenti, e altri li portarono via e noi dalla fabbrica sentivamo questi scoppi e non sapevamo se fosse un bombardamento o qualche altra cosa.
Ma quando i russi, in questo famoso 27 gennaio del 1945, giorno della Memoria, entrarono nel campo di Auschwitz, i tedeschi erano fuggiti già da giorni. Quindi non lo liberarono, come si è detto dopo.
Falso storico non da poco. Quando arrivarono il 27 gennaio trovarono migliaia di corpi mischiati, i morti e i vivi, perché c’erano migliaia di cadaveri e forse duemila prigionieri, fra cui Primo Levi, che essendo gravissimamente malati non avevano potuto obbedire all’ordine di evacuazione.
I russi erano arrivati così in fretta che i tedeschi non avevano fatto in tempo a uccidere tutti i prigionieri malati ancora in vita. Primo Levi racconta dei quattro soldati a cavallo entrati una settimana dopo che i tedeschi avevano abbandonato il Campo. Erano ragazzi ignoranti, quattro soldati semplici di campagna e lui lesse nei loro occhi tutto lo stupore per il male altrui.
I prigionieri «ancora in piedi» e in vita, uomini e donne, circa 56.000 persone, di colpo, intorno al 20 di gennaio del 1945, senza aver capito che cosa stesse succedendo, furono obbligate tutte a uscire, messe in fila. E cominciò senza nessun preavviso, senza nessuna preparazione, senza nessuna provvista, senza nulla di nulla quella che giustamente si è chiamata la «Marcia della Morte.»


La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente racconte e trascritte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito 
Pagine 174 - Prezzo di copertina € 13,00
In copertina: Foto di Maria Luisa Lamanna
Il volume è disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia. Consegna gratuita a Palermo) 
https://www.ibuonicuginieditori.it/shop-online?ecmAdv=true&page=1&search=la%2520civile
In ebook su tutti gli store online.