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giovedì 1 febbraio 2024

Giulia Petrucci: Adesso ero veramente a casa... Tratto da: Giustizia a Palermo. Romanzo.

Lasciai che quella sensazione esplodesse dentro di me, che mi pervadesse interamente come una musica.
Dapprima mi incamminai verso piazza Verdi, dove troneggia con la sua mole scura e pesante il Teatro Massimo. Mi fermai a comprare un pacchetto di sigarette in uno dei due chioschi quasi gemelli, dalle strutture portanti in ferro battuto, secondo uno stile tipico del periodo Liberty, che sorgono di fronte all’ingresso principale del Teatro, semi-nascosti da alberi caratteristici di quella zona della città, ai quali i potatori danno ogni primavera una forma assurda, quadrata, privandoli del loro aspetto tipico.
Non avevo sete, ma chiesi un latte di mandorla perché ricordavo che lì era particolarmente buono: il suo sapore mi deluse. Mi sembrò troppo dolce e stucchevole e mi resi conto di non essere più abituato a sapori così intensi.
Per un attimo ebbi il timore di sentirmi uno straniero nella mia stessa città, ma presto lo superai: il mio palato avrebbe ripreso presto l’abitudine all’intensità dei sapori e la mia anima al gusto denso della vita palermitana. Quindi mi aggirai tra i vasi di fiori dei due fiorai rivali che, da quando mi era possibile ricordare, avevano sempre venduto la loro merce profumata proprio lì, nella pensilina davanti al teatro. Ricordai che mia madre, in certe ricorrenze, comprava grandi mazzi di fiori per la nonna che abitava poco lontano da lì, rivolgendosi sempre e soltanto a uno dei due, mai indifferentemente all’uno e all’altro: e io non ne ho mai saputo il perché. Un fatto, credo, di simpatia, che diventò poi tradizione.
Comprai un mazzetto di fiori, dei più semplici e più colorati, pensando che avrebbero rallegrato un po’ il mio appartamento. Naturalmente li chiesi al fioraio cui si era sempre rivolta mia madre, senza farci caso, proseguendo così anch’io inconsapevolmente nella tradizione.
Poi tornai sui miei passi, stavolta dirigendomi verso l’altra piazza che congiunge la via Ruggiero Settimo alla prima, cioè verso piazza del Politeama, il secondo teatro di Palermo.
Camminai tra negozi che conoscevo meravigliandomi intanto dei nuovi, le cui eleganti vetrine nulla avevano da invidiare a quelle del centro di Roma. Era sempre la stessa via, eppure sottilmente diversa.
Così come tutta la città, in apparenza sembrava sempre la stessa, eppure era profondamente cambiata.
Negli anni della mia assenza, era diventata la Palermo dei guadagni facili, delle fortune improvvise e dei traffici meno leciti. Un’aria che cambiava un bel po’ il volto della città.
Ero arrivato alla fine di via Ruggiero Settimo, là dove sbocca in piazza del Politeama, e stavo entrando nel grande bar all’angolo, fornito anche di una ben nota rosticceria, per comprare qualcosa di pronto per il mio pranzo solitario, allorché una voce mi chiamò.
- Antonio... Antonio Lemura...
Mentre mi giravo per capire chi fosse, pensai che era proprio impossibile non incontrare qualche conoscente, passeggiando per via Ruggiero Settimo...
Riconobbi quasi subito Sergio Bonanno, antico compagno di scuola, che gli anni avevano ben poco cambiato. I soliti occhiali di tartaruga, l’aria da ragazzo invecchiato troppo in fretta, i capelli arruffati come sempre...



Giulia Petrucci: Giustizia a Palermo. Romanzo.
Prezzo di copertina € 16,00
In copertina: Dolcezza tra le spine di Natale Petrucci.
Disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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