Tutti i volumi sono disponibili: dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia), su tutti gli store di vendita online e in libreria. Gli e-book sono disponibili su streetlib store e tutte le piattaforme online.

mercoledì 25 ottobre 2023

Filippo La Torre: Che cosa scriverebbero oggi le mie mani senza memoria? Tratto da: La primavera della strummula. Romanzo

 "Che cosa scriverebbero oggi le mie mani senza memoria?
Non possiedo diari ingialliti e sgualciti, sepolti dalla polvere come se fossero reliquie, e meno male, perché sicuramente avrei avuto maggiori rimpianti. Da allora, sono passati più di sessant’anni, mi rimaneva tanto tempo da vivere ed era abbastanza lontano il declino della mia vita. Quando iniziai a scavare in fondo tra le pieghe della mia memoria, trovai tante difficoltà: alla terra fertile e nera si alternavano massi gravidi d’incognite. Facevo fatica per portarli a galla e più i pozzi erano profondi, più le mie mani si riempivano di ferite. Non avrei voluto ma allora desistetti. Lasciai andare in basso le corde che sfregavano le mie mani e l’anima e mi sussurrai: «Meglio così, scriverò molto di risorte sensazioni e poco di sicure certezze».
Alcune di queste mie memorie sono molto nitide e hanno radici forti nella mia mente come se fossero scolpite nella ciaca più dura, anche se peccano di un filo cronologico. Altri ricordi sono annacquati dal tempo e la loro solidità è incerta ma sono mantenuti vivi da forti e brevi emozioni. Ancora oggi.
Nacqui in una stalla e non c’era nemmeno una finestra, nemmeno una grata a lasciare fuori luci e suoni. Tutto quello che sarebbe venuto dopo, era solo libertà. E così fu, ma solo per cinque brevi anni. Il seguito lo troverete martoriato di buoni e cattivi sentimenti che si alternano quasi alla rinfusa in episodi di vita e in storie che mi hanno sfiorato nelle calde giornate d’estate, le uniche dove mi era permesso di vivere anche la vita degli altri, rubandone ogni tanto delle sbrizze. Il Baglio, dove per la prima volta aprii gli occhi, era un grande palcoscenico e i teatranti si alternavano, anno dopo anno, vivendo la loro inconsapevole recita".

Filippo La Torre

Pagine 265 - Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online.
Disponibile in libreria e nello specifico presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria Forense (Via Maqueda 185), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15).
Disponibile in ebook su tutti gli store online. 

martedì 24 ottobre 2023

Un nuovo volume si aggiunge alla Collana Albatro Randagio: La primavera della strummula di Filippo La Torre

 
"Sono i miei ricordi di bambino vissuto in un collegio per orfani o disadattati che s'innestano nelle condizioni di vita degli anni '50, in un piccolo agglomerato di case della periferia di Palermo abitate prevalentemente da braccianti agricoli, quasi un guscio: il baglio di Villa Nave. 
Non sono riuscito a liberarmi dalle innumerevoli sfumature di grigio che in alcuni momenti affogano nel nero più nero, ma questa è stata la mia vita e quella di tanti bambini cresciuti come me ai margini della società e che soltanto un destino ferocemente avverso ha deviato dalle strade tracciate. Così il paradosso che li insegue di avere la sorte avversa per vivere". 
Pagine 265 - Prezzo di copertina € 22,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online.
Disponibile in libreria e nello specifico presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour), Libreria Macaione (Via Marchese di Villabianca 102), Libreria Nike (Via Marchese Ugo 56), Libreria Forense (Via Maqueda 185), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15).
Disponibile in ebook su tutti gli store online. 

martedì 10 ottobre 2023

Febo della Minerva: L'Africa di Palermo. Tratto da: Il pazzo che piacque a Dio. Biografia di padre Giovanni Messina

 

Nell’estate del 1896, pochi mesi dopo l’Ordinazione sacerdotale, egli incontra, per caso, la nobile e pia Signora Anna Mulè duchessa di Montalbo, nei pressi del Giardino Inglese.
I due si conoscevano da anni. 
La Signora nel congratularsi con Padre Messina per la sua ascensione al Sacerdozio, con affettuoso interesse, chiede: 
– Si è messo al lavoro, Padre?... Le hanno affidato qualche chiesa o ufficio?...
– Andrò in Africa!... – fu la risposta. 
– In Africa!... – rispose meravigliata la Duchessa – in Africa!... ma come, qui c’è tanto bisogno di Preti e lei vuole andare in Africa?
– Sì, Signora, andrò nell’Africa di Palermo. 
Ed espose semplicemente e brevemente il suo piano di risanamento morale del rione abbandonato di Sant’Erasmo e quanto ardentemente desiderasse la salvezza dei piccoli orfani ed abbandonati di tutta la zona della Kalsa. 
La Duchessa tirò fuori un sospiro di sollievo. 
– Così va bene, padre Messina. Io l’aiuterò come meglio mi sarà possibile. 
Incoraggiato dall’approvazione e dalla promessa di aiuto, il giovane Prete non perdette né tempo né l’occasione.
Chiese un piccolo sussidio per potere aprire al culto la chiesetta della Madonna del SS.mo Rosario. 
La nobile benefattrice s’impegnò per 15 lire al mese – offerta che, allora, assicurava la celebrazione della S. Messa per 15 giorni – al resto avrebbe pensato la divina Provvidenza. 
Alla divina Provvidenza egli ci credeva davvero. 
Per ciò, senza assicurarsi un altro sussidio che garantisse l’intero mese, domandò umilmente al suo Arcivescovo la cura della Cappella di S. Erasmo.
Nessun prete povero aveva mai chiesto, in dote, una povertà più squallida, un terreno più arido e ingrato per il proprio lavoro. Questo genere di richieste saltan solo a quei tali che son disposti a partire per terre lontane in cerca delle avventure le più impensate; quelli che, una volta allontanatisi, non vediamo più e dimentichiamo: i Missionari. 
Per ciò gli fu facile ottenere. 
Il suo gran cuore trovò lì quello che ci voleva per le sue aspirazioni: indigenti da sfamare in ogni tempo dell’anno, ignudi da coprire d’estate e riscaldare d’inverno, ignoranti da istruire e illuminare, coscienze assopite da svegliare, malavita da risanare e molto lavoro, anche manuale, da affrontare. Già, anche lavoro manuale, poiché quella Cappella era più malandata di quanto si aspettasse. 
Per fortuna la gente di mare suole avere una fede semplice, grossolana, superstiziosa magari, ma a Dio ci crede. In chiesa non va, si capisce; non trova il tempo, dice, ma Dio lo chiama forte forte, e lo vuole vicino quando la barca non regge all’urto violento dell’onda impazzita, e il remo contrasta col ghigno beffardo del vento scomposto.
Fu così che con l’aiuto di qualche volenteroso a spasso e di qualche donnetta sfaccendata, padre Messina ripulì la Cappella, la sistemò ben bene, e poi cominciò a dir Messa, a predicare, a fare catechismo a grandi e a piccoli, e la gente restava a bocca aperta per quello che egli diceva e faceva.
Quella quaresima predicò a donne ed a uomini nel tempo conveniente alle loro occupazioni; impegnò i pomeriggi all’istruzione delle ragazze, e, poi, alla sera, era tutto per i bambini.
I piccoli furono i suoi beniamini. Specie i più abbandonati; quelli che trovava per la strada di giorno e di notte; gli orfani. 
Li raccoglieva da ogni vicolo e dalla spiaggia; li faceva giocare fino a stancarli e poi giù con il catechismo e le preghiere. Si fece amico e padre, per ciò divenne loro confidente. 
E seppe da loro ogni cosa: come si stava nelle loro case e come si viveva, quello che avevano e quello di cui mancavano, se le mamme erano buone e se i padri bestemmiavano; tutto, proprio tutto seppe di quella gente e in poco tempo. 
Dio allora cominciò ad entrare nelle famiglie del rione alla chetichella, aiutato da padre Messina, il quale gli apriva le porte di casa e i cuori, ora a mezzo di un paio di scarpe per il capo famiglia, ora a mezzo di un corredino per il neonato, ora a mezzo di una coperta per l’unico grande letto... e così via. 


Febo Della Minerva: Il pazzo che piacque a Dio. Biografia di padre Giovanni Messina.
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalla casa editrice Priulla in data 8 settembre 1970.
Pagine 384 - Prezzo di copertina € 22,00
Arricchito da numerose foto dell'epoca.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (via Cavour), La Nuova Bancarella (Via Cavour), Libreria La Vardera (Via N. Turrisi 15), Libreria Nike (Via Marchese Ugo n. 56), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni) 


Febo della Minerva: La parte di Palermo da Villa Giulia a Romagnolo... Tratto da: Il pazzo che piacque a Dio. Biografia di padre Giovanni Messina

Per seguire i passi lesti e frettolosi di questo irrequieto cercatore di cenci umani, terrò sottocchi un quadernone, affatto elegante, nel quale sono appuntate – di corsa – le prime avventure di quella che, domani, sarà chiamata l’Opera di Padre Messina. 
La parte di Palermo che dalla Villa Giulia si estende fino a Romagnolo, abbracciando il piano di S. Erasmo, era rimasta, per anni ed anni, priva di quelle riforme urbanistiche che avevano migliorato, di parecchio, il centro cittadino. Quella zona era stipata di gente data quasi esclusivamente alla pesca. Il pescatore, si sa, ha una vita dura, rischiosa, affidata al capriccio del mare ora generoso e quasi paterno ora minaccioso e avaro. 
Quartiere di povera gente, dunque, dove la indigenza e la misera la facevano davvero da sovrani. 
Le case?... eran piuttosto tuguri senza aria e senza sole, dove a sera, chiusa la porta sulla strada, veniva pigiata una nidiata di bimbi attorno ai genitori; quando quei sudici monelli non preferivano restar fuori, all’aria aperta, rannicchiati dietro i portoni delle case diroccate o sui gradini freddi delle chiese chiuse, quasi al sicuro. 
Ed erano essi, i bimbi l’unica ricchezza di quel quartiere, numerosi come le mosche sull’immondizia ammonticchiata davanti alle loro case. Un quartiere di mocciosi senza scarpe e senza vesti, ma scaltriti in malizia da non dire e con le manine sporche sempre pronte ad afferrare la poca roba degli altri. 
E le mamme?... Eran tanti i bambini in ogni casa che, quasi pulcini, la chioccia lasciava che andassero in giro a trovarsi da sé qualcosa da beccare, una volta che li aveva scovati. 
Niente scuola; niente chiesa davvero funzionante. 
Solo a Romagnolo una casupola, cangiata in Cappella, veniva aperta di domenica ma non sempre. 
Un’altra Cappella, nel piano di S. Erasmo, funzionava una volta all’anno per la festa della Madonna del SS. Rosario: Messa cantata, spari di mortaretti, razzi, chiasso e baldoria rionale: tutto qui. 
Nessuno pensava a questa parte della città?
Qualche giornale, di tanto in tanto, aveva tentato richiamare l’attenzione dei responsabili su quel rione abbandonato e malfamato: voce nel deserto. 
Sin dai primissimi giorni del suo sacerdozio, il giovane prete Giovanni Messina aveva più volte percorso, silenzioso e meditabondo, quel tratto di spiaggia dalla Villa Giulia a Romagnolo, e intenzionalmente, aveva rivisto tutte quelle viuzze strette del rione della Kalsa, pullulanti di bambini sporchi e maneschi, dal linguaggio volgare e pronti alla rissa. 
Aveva gettato dentro a quei tuguri oscuri e maleodoranti, occhiate di pietà, mentre gli era parso d’avere addosso gli sguardi curiosi ed imploranti insieme delle donne e dei vecchi, fuori casa, tutte l’ore del giorno. 
Quello spettacolo non gli era nuovo. Nel quartiere rissoso egli era nato e cresciuto. Ma ora lo rivedeva con altri occhi: gli occhi dell’Apostolo chiamato al duro mestiere dello “sradicare e distruggere” il male ovunque si annidasse, per “edificare e piantare” al suo posto la città di Dio per gli uomini di Dio. 
Quanto aveva visto di giorno, gli turbava il sonno, la notte. 
Aveva appreso bene l’arte del trattare il cuore dei piccoli dagli insegnanti di San Filippo Neri, negli anni che aveva frequentato, da chierico esterno l’Oratorio. 
Decise di dare a loro la sua vita sacerdotale: ai piccoli abbandonati della sua parrocchia. 


Febo Della Minerva: Il pazzo che piacque a Dio. Biografia di padre Giovanni Messina.
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalla casa editrice Priulla in data 8 settembre 1970.
Pagine 384 - Prezzo di copertina € 22,00
Arricchito da numerose foto dell'epoca.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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Febo della Minerva: 21 marzo 1896. Tratto da: Il pazzo che piacque a Dio. Biografia di padre Giovanni Messina

Il Diacono Giovanni Messina nel partecipare alla S.V. Ill.ma la di lui ascensione al Sacerdozio, si pregia invitarLa per la sacra ordinazione che avrà luogo Sabato 21 marzo alle ore 7 ½ a.m. nella Chiesa di S. Gregorio a Porta Carini.
Palermo – Via Vetriera, 49.

Questo cartoncino d’invito entrò nelle case dei parenti e degli amici di famiglia, pochi giorni prima dell’avvenimento. 
Quel mattino la Chiesa era già stipata di gente assai prima che giungesse l’Eminentissimo Arcivescovo. 
Vicino vicino alla balaustra, i genitori e i familiari. 
Il padre, ragioniere Salvatore Messina, era uno di quegli uomini, la cui sola presenza impone rispetto. Alto, robusto; le larghe spalle quadrate parevano fatte apposta per il grosso peso della numerosa figliolanza (17 per la precisione!). Grave e dignitoso nell’andare, aveva nei lineamenti del volto, la volontà decisa e combattiva e negli occhi vivi e attenti, la limpidezza d’una Fede robusta e convinta. 

Da ragazzetto era stato al Seminario. Poi ne era uscito portandosi dentro una coscienza allenata al dovere fino al sacrifizio. 
Il nostro Reverendo Padre, dal genitore erediterà statura di lottatore, coraggio e tenacia nelle contrarietà; fermezza decisa contro l’intrigo meschino organizzato a danno del suo ideale apostolico. 
La Madre, donna Rosalia Lo Nigro, era donna di virtù veramente rare. Fede luminosa e certa, vissuta giorno dopo giorno, nella preghiera costante, nella umiltà più profonda, nella carità prodigiosamente generosa. 
Non mandò mai a mani vuote il povero che si presentava alla porta; impegnata in ogni ora del giorno, trovava il tempo di visitare gli ammalati poveri del vicinato, portando qualcosa da mangiare, pulendoli, pettinandoli; la si vide sempre pronta nell’assistenza alle partorienti sprovviste d’ogni cosa.  
Questa instancabile esile donna, di salute spesso cagionevole, traeva la forza della costanza dalla Santa Comunione che immancabilmente apriva la sua giornata come prima azione del cristiano vero. 
Fu fedelissima e degnissima Terziaria francescana. 
Tutti la ricordano con un solo taglio d’abito: quasi una divisa: camicetta nera, gonna grigia, fazzoletto bianco al collo. 
Il figlio Sacerdote nella vita d’infaticabile operatore di bene, riprodurrà di lei molti aspetti; la ricerca senza soste di piccoli bisognosi e abbandonati; il fuoco divoratore nel petto verso Gesù Sacramentato; l’illimitata fiducia nella Provvidenza di Dio; la compassione verso il sofferente che lo porterà sistematicamente, ogni giovedì, fin quasi alla vigilia della morte, a visitare gli ammalati negli ospedali; il correre premuroso verso gli infelici colpevoli ed innocenti dell’Ucciardone, distribuendo il dono della speranza e della pace nel perdono di Dio. 
Quel mattino, del 21 marzo 1896, dunque l’Arcivescovo, Card. Michelangelo Celesia, trovava prostrato davanti a sè, il diacono Giovanni Messina nelle migliori disposizioni di questo mondo, con i desideri più sinceramente veri di fare il Prete sul serio – o come sogliamo dire noi – con i propositi di essere un santo Prete. 
Eppure da quella desiderata Consacrazione ne uscì turbato, quasi smarrito. 
Egli parlerà di “una certa rivelazione” ricevuta quel mattino.
Una misteriosa luce irrompendo nel suo spirito libero gli aveva svelato il Sacerdozio cattolico in tutta la sua sovrumana grandezza. 
Si sentì in colpa, come un indegno usurpatore di divini tesori. 
Ma che farà ora Egli, Giovanni Messina, Sacerdote di Cristo?
“Il povero, l’orfano, l’abbandonato, l’ammalato, il diseredato dalla fortuna, ecco il capitale del Sacerdote, su cui deve fare il vero ed unico assegnamento!
I parenti, gli amici, il padre, la madre del Sacerdote, chi sono? I poveri”.
Ecco un riuscito autoritratto; o se meglio piace, una riuscitissima istantanea del suo interiore ricco di Dio, che trova la sua messa a fuoco in una autodefinizione: “nato per il bene”. 


Febo Della Minerva: Il pazzo che piacque a Dio. Biografia di padre Giovanni Messina.
L'opera è la fedele trascrizione del volume originale pubblicato dalla casa editrice Priulla in data 8 settembre 1970.
Pagine 384 - Prezzo di copertina € 22,00
Arricchito da numerose foto dell'epoca.
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