Tutti i volumi sono disponibili: dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia), su tutti gli store di vendita online e in libreria. Gli e-book sono disponibili su streetlib store e tutte le piattaforme online.

mercoledì 20 novembre 2019

Poi scoppiò la guerra... - Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze

Io mi ricordo lo scoppio, mentre le leggi razziali aumentavano di Consiglio dei Ministri in Consiglio dei Ministri con delle limitazioni che erano vergognose, ridicole. Cominciarono i bombardamenti su Milano molto forti, quasi tutte le notti e, come tutti quelli che potevano permetterselo, anche noi sfollammo in un paese della Brianza che si chiama Inverigo.
Ci trovammo lì al 25 luglio, alla caduta del Fascismo, e mio papà che era stato un antifascista della prima ora, mai iscritto al partito, era finalmente felice, pensava che avremmo potuto tornare a Milano, che la guerra sarebbe finita e avremmo potuto riprendere il nostro posto nel mondo.
Lì io non potevo andare a scuola
perché non c’erano le scuole private ma un’unica scuola pubblica di paese. Avrei dovuto fare la seconda media.
Ero una ragazzina di dodici anni nel 1942, l’unica ragazzina di quel paese che non poteva andare a scuola.
Le bambine che mi incontravano, mi dicevano:
«Ma tu, Liliana, come mai non vieni a scuola?»
E io che avevo adottato il sistema di non parlare mai di quello che succedeva a casa mia, rispondevo:
«Mah, io sto a casa perché mio nonno è molto malato e lo devo curare.»
Avevo imparato a vivere su due piani: uno era quello della casa, dove gli affetti si stringevano ancora di più, in cui vi erano gli sguardi preoccupati e tristi dei grandi, e io cercavo di interpretarli, di rallegrarli, cercavo di fare la scema, di ballare, cantare, capendo non fino in fondo, ma per una sensibilità che i ragazzi hanno quanto erano importanti la mia presenza e il mio modo di fare.
Capivo che l’atmosfera era tutta un’altra, per questo quando uscivo non parlavo mai di quello che succedeva in casa mia.
Avevo imparato a tacere.
A tacere per non esporre i miei a qualche tiro, a qualche cattiveria maggiore di quella che già si sopportava.
Ma in realtà quello che rispondevo era anche vero.
Io stavo a casa a curare mio nonno.
Oggi sono nonna e so che cosa sia di straordinario quell’osmosi che c’è fra nonni e nipoti, quando c’è. Sento una tenerezza enorme nei confronti dei miei nipoti e quando Filippo mi dice: «Tu nonna sei il mio arcobaleno» io sono una donna felice, cosa posso desiderare di più dalla vita di essere l’arcobaleno del mio nipotino adorato?
Io adoravo mio nonno.
Lui aveva il morbo di Parkinson all’ultimo stadio, che negli anni è stato in parte curato, ma allora no, e mio nonno tremava irrefrenabilmente in tutto il corpo, le braccia, le gambe, la testa, la bocca. Era un rottame umano in cui solo il cervello funzionava perfettamente, intelligente e attivo.
Io mi curavo di lui. Lo amavo tantissimo.
Con lui, quando stava bene, andavamo al cinema di pomeriggio, a vedere quei filmetti molto semplici, molto ingenui che c’erano prima della guerra. Film che erano adatti a vecchi e bambini. Ed in seguito era diventato lui il mio bambino perché io lo curavo, facevo una specie di teatro per tenerlo allegro...
Purtroppo gli leggevo il giornale.
Io non capivo francamente quello che gli stavo leggendo, ma lui così distrutto nel corpo e con la mente perfetta, lui che era stato un grande lavoratore, piangeva. Era un uomo fisicamente distrutto che piangeva, vedendo la rovina che arrivava e io cercavo di distrarlo.
Lui aveva il morbo di Parkinson all’ultimo stadio, che negli anni è stato in parte curato, ma allora no, e mio nonno tremava irrefrenabilmente in tutto il corpo, le braccia, le gambe, la testa, la bocca. Era un rottame umano in cui solo il cervello funzionava perfettamente, intelligente e attivo.
Io mi curavo di lui. Lo amavo tantissimo.
Con lui, quando stava bene, andavamo al cinema di pomeriggio, a vedere quei filmetti molto semplici, molto ingenui che c’erano prima della guerra. Film che erano adatti a vecchi e bambini. Ed in seguito era diventato lui il mio bambino perché io lo curavo, facevo una specie di teatro per tenerlo allegro...
Vivevamo preoccupati dalle notizie della radio dei vicini
Gli ebrei non potevano avere la radio.
I vicini erano persone molto buone e mi permettevano di andare a sentire la loro. Ascoltavo quella Radio Londra, che chi ha vissuto quei tempi si ricorda, perché c’erano dei messaggi cifrati per i partigiani, che in un italiano perfetto venivano trasmessi a tutte le ore.
Ci facevano sentire come qualche cosa si muoveva mentre in quel momento, in quei primi anni di guerra, l’esercito tedesco dilagava in tutta Europa, mettendo come dei birilli per terra tutte le truppe che avessero cercato di contrastarli, a meno che non diventassero loro alleati e allora combattevano insieme. E man mano che conquistavano una nuova nazione, ecco che con una ferocia incredibile vessavano tutti i cittadini, ma soprattutto perseguitavano gli ebrei di qualunque nazionalità.
Quando riportavo queste notizie a casa mia, sentivo la disperazione aleggiare e capivo, capivo senza fare domande, che qualcosa di grave stava per accadere.
Ecco che l’Italia passa un periodo incredibile nell’estate del 1943 perché, dopo la provvisoria caduta di Mussolini e la speranza di potere tornare a essere cittadini normali di serie A, dopo l’8 settembre i tedeschi diventano padroni anche dell’Italia del nord e alle leggi razziali fasciste, che erano state severe e umilianti, si sovrapposero le leggi della repubblica di Salò, che erano molto crudeli e quelle di Norimberga che avevano nel loro testo due parole: “Soluzione finale.”  Erano due parole sibilline di cui più tardi capimmo la portata, ma che allora non si voleva capire o non si capiva veramente.
La gente era talmente lontana dal pensare...  anche gli ebrei stessi non capivano che “soluzione finale” volesse dire “soluzione finale”, quello che poi si vide. 


La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito
Pagine 172 - Prezzo di copertina € 13,00
Disponibile su Ibs, su Amazon e in tutti i siti di vendita online.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

Nessun commento:

Posta un commento