Tutti i volumi sono disponibili: dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia), su tutti gli store di vendita online e in libreria. Gli e-book sono disponibili su streetlib store e tutte le piattaforme online.

giovedì 21 novembre 2019

Remo Bassini: Il bar delle voci rubate.

"Sa di antico il mio piccolo bar, è sotto i vecchi portici, nel cuore di questo paese, proprio vicino alla grande piazza dove si svolgono i comizi, si va al mercato oppure in Municipio, dove gli operai salgono sull'autobus che li porta nella zona industriale e dove la domenica la gente prima va a sentir messa nella maestosa chiesa di Santa Flavia e poi va a comprare i dolci nella pasticceria Delrosso. Un bar d'altri tempi, questo, con qualche trasgressione: un televisore, un telefono a gettoni, un biliardo e un vecchio flipper. Ma il banco è più vecchio di me..."
Questo è il bar di Luca, e Luca è una persona che ascolta. Ascolta di giorno, di notte. Ascolta sempre, ma con riservatezza, e colleziona "voci" che annota su un quaderno a quadretti.
Ha iniziato per gioco, scrivendo le barzellette sentite al bar per non dimenticarle, poi ha continuato seriamente. Racconta di storie passate come quelle del nonno (un vecchio socialista un po' balordo) o del padre (fragile e incompreso). Racconta di storie presenti come quella di Luca, dei suoi amici, dei suoi amori. Racconta magistralmente storie che sono e saranno quelle di gente comune di una piccola città nella provincia torinese.
Remo Bassini: Il bar delle voci rubate
Pagine 167 - Prezzo di copertina € 16,00
Disponibile su Ibs con lo sconto del 15%
Disponibile su Amazon
Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
In copertina: Danae e la pioggia d'oro di Lorena Fonsato

Remo Bassini - Il bar delle voci rubate.

Ed ecco il quarto volume della collana Albatro Randagio:
Il bar delle voci rubate - di Remo Bassini
L'autore lo presenta così: "Venticinque anni fa scrissi il mio primo libro, Il quaderno delle voci rubate, ormai introvabile. L'ho riletto e in gran parte rivisto. Modificato anche. Molto è rimasto, molto è cambiato (migliorato) rispetto alla stesura originale, e quindi - affinchè abbia una vita nuova, l'ho intitolato Il bar delle voci rubate. Per me sarà come assistere a un parto: perchè questo vecchio libro è finalmente rinato. Ed è meglio - credetemi - del suo predecessore".
Grazie a Remo Bassini, che ci ha scelti come suoi editori per questo bellissimo progetto. Un altro importante tassello nella costruzione della casa editrice, che ci rende orgogliosi del lavoro che portiamo avanti.
#remobassini #ilbardellevocirubate #ilquadernodellevocirubate #ibuonicuginieditori #romanzo #narrativa
Disponibile su Ibs, su Amazon Prime e in tutti i siti di vendita online. 
Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 
Copertina: Danae e la pioggia d'oro di Lorena Fonsato 

mercoledì 20 novembre 2019

Era la colpa di essere nata. Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze.

Espulsi furono tutti gli ebrei dalle cariche pubbliche, insegnanti, professionisti, persone che avevano qualche grado nell’esercito, che lavoravano nei Ministeri. Perfino i libri adottati nelle scuole di colti professori ebrei furono cancellati, furono tolti dalle biblioteche comunali, furono tolti dai programmi scolastici.
Le leggi razziali furono infinite, lunghissime, e andavano dalla impossibilità di tenere piccioni, di vendere stracci se non di lana a quella  di non poter fare l’orefice, il bidello.
Qualunque cosa era vietata.
La fantasia di chi le redasse fu così sfrenata, che era veramente difficile trovare una branca qualsiasi in cui fosse possibile stare.
Si veniva cancellati dagli elenchi del telefono, si veniva cancellati dagli albi professionali, si diventava di colpo cittadini di serie B per poi pian piano...
Mi ricordo che una volta venne a casa la maestra, la mia maestra di prima e seconda elementare, ma non per trovare me, semplicemente perché l’aveva convocata mio papà che le aveva chiesto:
«Venga a casa a trovare la mia bambina, provi a dirle lei una parola di conforto...»
Lei venne a casa, non mi abbracciò. La sentii che diceva:
«Io cosa c’entro? Non è mica colpa mia, non le ho fatte io le leggi razziali!»
E quello fu l’inizio dell’indifferenza, di quel «Se una cosa non mi riguarda e riguarda l’altro, non me ne importa niente.»
Cambiai scuola e andai in un istituto privato  che mi accettò.
Andando lì, passavo dalla mia vecchia scuola.
Di tutte le bambine furono solo tre indimenticabili, che continuarono ad aprirmi la loro casa alle piccole feste, agli incontri per giocare, che mi telefonarono...
Tutte le altre sparirono nell’indifferenza.
Era molto dura passare da lì e vedere questi gruppetti di bambine che mi segnavano col dito e dicevano:
«Quella lì è la Segre, non può più venire a scuola perché è ebrea...»
Sono sicura che non sapessero che cosa significa essere ebree.
I banchi vuoti dei bambini espulsi non fecero sensazione.
Cancellati nell’indifferenza generale.
E cominciò nella mia famiglia, come in tutte le famiglie ebraiche, quel senso di farci sentire diversi: noi che eravamo italiani, patrioti... per esempio mio papà e mio zio erano stati ufficiali nella Prima Guerra mondiale e si sentivano italiani profondamente. Venne restituita loro la tessera di ufficiali in congedo. Quella di mio papà diceva: “Alberto Segre di razza ebraica viene cancellato dalle file degli ufficiali in congedo.”
Dopo che erano stati in trincea, dopo che avevano combattuto per la loro Italia!
Poi, man mano che le leggi razziste, molto severe, venivano applicate ecco che veramente per gli ebrei, italiani ebrei, cominciò una vita estremamente difficile anche dal punto di vista economico.



La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito
In appendice una selezione delle principali leggi razziali del 1938, in particolare quelle relative alla difesa della razza italiana nelle scuole. 
Pagine 172 - Prezzo di copertina € 13,00
Disponibile su Ibs e in tutti i siti di vendita online. 
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

Poi scoppiò la guerra... - Tratto da: La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze

Io mi ricordo lo scoppio, mentre le leggi razziali aumentavano di Consiglio dei Ministri in Consiglio dei Ministri con delle limitazioni che erano vergognose, ridicole. Cominciarono i bombardamenti su Milano molto forti, quasi tutte le notti e, come tutti quelli che potevano permetterselo, anche noi sfollammo in un paese della Brianza che si chiama Inverigo.
Ci trovammo lì al 25 luglio, alla caduta del Fascismo, e mio papà che era stato un antifascista della prima ora, mai iscritto al partito, era finalmente felice, pensava che avremmo potuto tornare a Milano, che la guerra sarebbe finita e avremmo potuto riprendere il nostro posto nel mondo.
Lì io non potevo andare a scuola
perché non c’erano le scuole private ma un’unica scuola pubblica di paese. Avrei dovuto fare la seconda media.
Ero una ragazzina di dodici anni nel 1942, l’unica ragazzina di quel paese che non poteva andare a scuola.
Le bambine che mi incontravano, mi dicevano:
«Ma tu, Liliana, come mai non vieni a scuola?»
E io che avevo adottato il sistema di non parlare mai di quello che succedeva a casa mia, rispondevo:
«Mah, io sto a casa perché mio nonno è molto malato e lo devo curare.»
Avevo imparato a vivere su due piani: uno era quello della casa, dove gli affetti si stringevano ancora di più, in cui vi erano gli sguardi preoccupati e tristi dei grandi, e io cercavo di interpretarli, di rallegrarli, cercavo di fare la scema, di ballare, cantare, capendo non fino in fondo, ma per una sensibilità che i ragazzi hanno quanto erano importanti la mia presenza e il mio modo di fare.
Capivo che l’atmosfera era tutta un’altra, per questo quando uscivo non parlavo mai di quello che succedeva in casa mia.
Avevo imparato a tacere.
A tacere per non esporre i miei a qualche tiro, a qualche cattiveria maggiore di quella che già si sopportava.
Ma in realtà quello che rispondevo era anche vero.
Io stavo a casa a curare mio nonno.
Oggi sono nonna e so che cosa sia di straordinario quell’osmosi che c’è fra nonni e nipoti, quando c’è. Sento una tenerezza enorme nei confronti dei miei nipoti e quando Filippo mi dice: «Tu nonna sei il mio arcobaleno» io sono una donna felice, cosa posso desiderare di più dalla vita di essere l’arcobaleno del mio nipotino adorato?
Io adoravo mio nonno.
Lui aveva il morbo di Parkinson all’ultimo stadio, che negli anni è stato in parte curato, ma allora no, e mio nonno tremava irrefrenabilmente in tutto il corpo, le braccia, le gambe, la testa, la bocca. Era un rottame umano in cui solo il cervello funzionava perfettamente, intelligente e attivo.
Io mi curavo di lui. Lo amavo tantissimo.
Con lui, quando stava bene, andavamo al cinema di pomeriggio, a vedere quei filmetti molto semplici, molto ingenui che c’erano prima della guerra. Film che erano adatti a vecchi e bambini. Ed in seguito era diventato lui il mio bambino perché io lo curavo, facevo una specie di teatro per tenerlo allegro...
Purtroppo gli leggevo il giornale.
Io non capivo francamente quello che gli stavo leggendo, ma lui così distrutto nel corpo e con la mente perfetta, lui che era stato un grande lavoratore, piangeva. Era un uomo fisicamente distrutto che piangeva, vedendo la rovina che arrivava e io cercavo di distrarlo.
Lui aveva il morbo di Parkinson all’ultimo stadio, che negli anni è stato in parte curato, ma allora no, e mio nonno tremava irrefrenabilmente in tutto il corpo, le braccia, le gambe, la testa, la bocca. Era un rottame umano in cui solo il cervello funzionava perfettamente, intelligente e attivo.
Io mi curavo di lui. Lo amavo tantissimo.
Con lui, quando stava bene, andavamo al cinema di pomeriggio, a vedere quei filmetti molto semplici, molto ingenui che c’erano prima della guerra. Film che erano adatti a vecchi e bambini. Ed in seguito era diventato lui il mio bambino perché io lo curavo, facevo una specie di teatro per tenerlo allegro...
Vivevamo preoccupati dalle notizie della radio dei vicini
Gli ebrei non potevano avere la radio.
I vicini erano persone molto buone e mi permettevano di andare a sentire la loro. Ascoltavo quella Radio Londra, che chi ha vissuto quei tempi si ricorda, perché c’erano dei messaggi cifrati per i partigiani, che in un italiano perfetto venivano trasmessi a tutte le ore.
Ci facevano sentire come qualche cosa si muoveva mentre in quel momento, in quei primi anni di guerra, l’esercito tedesco dilagava in tutta Europa, mettendo come dei birilli per terra tutte le truppe che avessero cercato di contrastarli, a meno che non diventassero loro alleati e allora combattevano insieme. E man mano che conquistavano una nuova nazione, ecco che con una ferocia incredibile vessavano tutti i cittadini, ma soprattutto perseguitavano gli ebrei di qualunque nazionalità.
Quando riportavo queste notizie a casa mia, sentivo la disperazione aleggiare e capivo, capivo senza fare domande, che qualcosa di grave stava per accadere.
Ecco che l’Italia passa un periodo incredibile nell’estate del 1943 perché, dopo la provvisoria caduta di Mussolini e la speranza di potere tornare a essere cittadini normali di serie A, dopo l’8 settembre i tedeschi diventano padroni anche dell’Italia del nord e alle leggi razziali fasciste, che erano state severe e umilianti, si sovrapposero le leggi della repubblica di Salò, che erano molto crudeli e quelle di Norimberga che avevano nel loro testo due parole: “Soluzione finale.”  Erano due parole sibilline di cui più tardi capimmo la portata, ma che allora non si voleva capire o non si capiva veramente.
La gente era talmente lontana dal pensare...  anche gli ebrei stessi non capivano che “soluzione finale” volesse dire “soluzione finale”, quello che poi si vide. 


La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito
Pagine 172 - Prezzo di copertina € 13,00
Disponibile su Ibs, su Amazon e in tutti i siti di vendita online.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

venerdì 15 novembre 2019

Nel 1938 avevi otto anni... - La civile indifferenza. Le parole della senatrice Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze

Nel 1938 avevo otto anni, andavo alla scuola pubblica di via Ruffini, come una bambina qualunque.
Abitavo lì vicino.
L’unica differenza tra me e le mie compagne era che nell’ora di religione (eravamo forse in tre nelle elementari) essendo esonerate, ovviamente, correvamo in corridoio ed eravamo molto invidiate da quelle altre che dovevano stare in classe.
Arrivò come uno Tsunami, oggi si direbbe, un temporale violentissimo, lo snocciolarsi di quelle prime avvisaglie, come quando sta per venire un temporale e ci sono i tuoni lontani, i lampi... ma speriamo che forse non avverrà, non pioverà qui... le avvisaglie di un antisemitismo che non si era sentito prima in Italia, non si era recepito assolutamente.
Ed era la fine dell’estate del 1938 quando mio papà cercò di spiegarmi che non potevo fare la terza elementare in via Ruffini, perchè per le leggi razziali fasciste, vergognose, avevamo perso i diritti civili.
E fra le leggi razziali c’era il divieto di andare a scuola.
Mi sentii dire quindi con voce rotta, con voce emozionata, umiliata, da mio papà che io, come tutti i bambini ebrei, tutti gli studenti ebrei delle scuole pubbliche d’Italia, ero stata espulsa.
Espulsa...
Voi ragazzi sapete bene che cosa vuol dire essere espulsi da una scuola, alle elementari poi non ne parliamo. Bisogna aver fatto davvero  qualche cosa di molto molto grave nell’ambito scolastico.
E io, che andavo a scuola con gioia, mi sentii dire mentre eravamo a tavola e c’erano tutti e due i miei nonni:
«Sei stata espulsa dalla scuola perché noi siamo ebrei.»
Fu veramente un colpo gravissimo. Io subito chiesi:
«Ma perché? Che cosa ho fatto?»
Era un momento tremendo, era soprattutto l’espressione di queste tre persone, che mi guardavano con grande pena, con grande preoccupazione per me.
Era amore, amore e disperazione.
Da quel momento cominciai a chiedere a tutti ma perché? perché? perché? perché? Ed ero ossessiva con questo perché, al quale a quel tempo era molto difficile dare una risposta. Soprattutto perchè ai bambini, allora non si parlava così chiaramente come si parla adesso, si cercava di tenerli separati, protetti dalle brutture della vita.
E quel perché mi ha seguita poi mille volte: ma perché, perché, perché, perchè, perché io non posso più andare a scuola? Perché sono stata espulsa?
Era la colpa di essere nata. 

La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito. 
Pagine 172 - Prezzo di copertina € 13,00
Foto in copertina: Maria Luisa Lamanna
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile su Amazon
A breve disponibile su Ibs e in tutti i siti di vendita online

giovedì 14 novembre 2019

Collana dedicata alle opere di Luigi Natoli edita I Buoni Cugini editori


Disponibili su Ibs, Amazon e in tutti i siti di vendita online
Disponibili presso La Feltrinelli libri e musica
Sconto del 20% se acquistati dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Segui il blog di Luigi Natoli edito I Buoni Cugini editori: 
https://luiginatoliblog.blogspot.com/

La civile indifferenza. Le parole di Liliana Segre fedelmente raccolte dalle sue testimonianze. A cura di Anna Squatrito

A marzo di quest’anno ho ideato un progetto: raccogliere e trascrivere le testimonianze della senatrice Liliana Segre sulla sua esperienza di ragazzina che ha vissuto la Shoah e farne un volume da proporre soprattutto ai giovani, quale preziosa lezione sul valore della vita.
Ho sottoposto il progetto alla Senatrice Segre che con mia grande gioia lo ha accettato: da quel momento, ho ascoltato le sue parole nei diversi incontri da lei fatti con i giovani nelle scuole (gli incontri sono indicati nella premessa del libro) ed ho composto il libro trascrivendo tutti i passi della sua terribile esperienza, in ordine cronologico, dal momento in cui sono emesse le leggi razziali del 5 settembre 1938 e Liliana Segre, bambina di otto anni, non può più frequentare la scuola pubblica, fino alla fuga, all’arresto, alla deportazione, alla vita nel campo di Aushwitz-Birkenau, alla marcia della morte, ai successivi campi, fino alla liberazione nell’aprile del 1945. Ogni passo della pubblicazione è stato sottoposto all’attenzione della Senatrice Segre e da lei approvato: dalla prima bozza del libro, alla composizione della copertina, al titolo, alla quarta di copertina… Non abbiamo fatto nulla senza prima avere il suo consenso. 
Ed ecco il libro, LA CIVILE INDIFFERENZA, che si compone di due parti: nella prima la testimonianza di Liliana Segre diretta, chiara, in diversi punti commovente, nel suo complesso tragica e “indicibile”. Nella seconda “La dichiarazione sulla razza e le leggi razziali del 1938”: la trascrizione delle leggi razziali emesse il 5 settembre, il 6 ottobre, il 15 novembre, il 17 novembre del 1938 e l’elenco delle successive. La foto in copertina, che riassume perfettamente il titolo del libro, è di Maria Luisa Lamanna: "la civile indifferenza" chiude le finestre, e ti lascia dietro a un muro grigio.  

Il volume fa parte della collana “nel Bene e nel Male” edita I Buoni Cugini editori che raccoglie diari, testimonianze, cronache, biografie, affinché nulla venga dimenticato. 

Anna Squatrito

Pagine 172 - Prezzo di copertina € 13,00
Foto in copertina: Maria Luisa Lamanna 
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it 

Disponibile su Amazon 
Presto disponibile su Ibs e Librerie Feltrinelli