Il principe di Butera, era uno di quegli uomini
di cui par morto il seme nelle nostre epoche moderne; era un avanzo del vecchio
baronaggio siciliano; azzardoso e cavalleresco, come quei normanni che aveano
ricostituito il paese. Chiamavasi Ercole, e parea fatto sul modello del suo
antico patrono. Stramazzava al suolo un cavallo restio con un pugno, rompeva
sul proprio ginocchio una barra di ferro doppia mezzo pollice, e torceva una
piastra. Un avvenimento, in cui avea dato pruova di gran sangue freddo, lo avea
reso l’idolo del popolo palermitano: nel 1770, avea mancato il pane in città, e
n’era conseguita una sommossa: il vicerè avea ricorso all’ultima ratio, il
cannone minacciava la strada di Toledo, il popolo moveasi contro il cannone e
l’artigliere, colla miccia accesa in mano, stava per far fuoco contro il
popolo, quando il principe di Butera, andò a sedersi sulla bocca del cannone,
come avrebbe fatto su di una sedia, e di là tenne un discorso sì ragionevole e
persuasivo, che il popolo si ritirò all’istante, e l’artigliere, la miccia e il
cannone tornarono vergini all’arsenale. Ma non era per questo motivo solamente
ch’egli era sì popolare.
Ogni
mattina si recava a passeggiare sulla terrazza che dominava il Foro Borbonico,
e, siccome al far del giorno le porte del suo palazzo erano aperte a tutti, vi
trovava sempre numerosa compagnia di poveri; portava egli ordinariamente per
questa passeggiata una grande sottoveste di Dante, le cui tasche immense
doveano ogni giorno dal suo cameriere essere riempite di carlini e mezzi carlini,
che sparivano fino all’ultimo, prima che avesse fatto ritorno, e questo con un
modo di fare e di dire, ch’era proprio di lui solo, facendo mostra sempre di
voler uccidere quelli a cui facea la elemosina. Così, quando il principe
passava per le strade, si scoprivano tutte le teste, come quando il signor di
Beaufort passava per le piazze; ma più potente del signor francese, poteva il
siciliano, se lo avesse voluto, darsi una maggiore influenza; egli però scelse
meglio limitarsi a quella beneficenza verso i suoi concittadini, di che erangli
stati dalla fortuna conceduti mezzi sì larghi.
Alexandre Dumas: Pasquale Bruno. Romanzo storico siciliano con premessa storica di Luigi Natoli: Storie di banditi.
Pagine 129 - Prezzo di copertina € 13,50
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