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mercoledì 16 novembre 2016

Alexandre Dumas: Pasquale Bruno, protettore dei deboli... giustiziere con i prepotenti...


Allorchè un peso esorbitante veniva imposto da un ricco signore a qualche povero colono, allorchè un matrimonio era sul punto di guastarsi per la cupidigia di una famiglia, allorchè una sentenza iniqua colpiva un innocente, al primo avviso che ne avea, prendea Bruno il fucile, scatenava i suoi quattro cani corsi, sua sola compagnia, inforcava un cavallo del Val di Noto, mezzo arabo e mezzo montanaro, come lui, usciva dalla piccola fortezza di C............, dove avea fissata la sua residenza, andava a trovare il signore, il padre o il giudice, e il peso vedeasi diminuito, il matrimonio conchiuso, il prigioniero il libertà. Sarà facile a comprendere che tutti coloro a’ quali prestato avea il suo aiuto gli pagavano la loro felicità in affezione a tutte prove, e che qualunque intrapresa diretta contro di lui andava sempre a vuoto, grazie alla vigilanza riconoscente de’ paesani, che lo avvertivano con segni convenuti dei pericoli che lo minacciavano.
Alcuni strani racconti cominciavano già a circolare per le bocche di tutti, avvegnachè più sono semplici gli animi, e più sono inclinati a credere il maraviglioso. Narravasi che, in una notte tempestosa in cui tremò l’isola intera, Pasquale Bruno avea fermato patto con una strega, e che, in cambio dell’anima sua, ottenuto avea di essere invisibile, di potersi trasferire in un attimo da una punta dell’isola all’altra, e di non poter essere ferito, né dal piombo, né dal ferro, né dal fuoco. Il patto, diceasi, dovea durare tre anni, e che Bruno lo avea sottoscritto per compiere una vendetta alla quale bastava questo tempo, per quanto sembrasse ristretto. Pasquale dal canto suo, lungi dal distruggere questi sospetti, comprendea come gli erano favorevoli, ed anzi si studiava perché prendessero maggiore consistenza. Le sue infinite relazioni gli aveano dato spesso mezzi di far credere alla sua invisibilità, facendogli conoscere circostanza che ognuno pensava dover egli affatto ignorare. La rapidità del suo cavallo, coll’aiuto del quale, nel mattino, egli trovavasi a distanze incredibili da’ luoghi ov’erasi fatto vedere la sera, facea prova della sua facoltà di portarsi dovunque in atomi di tempo; finalmente una circostanza di cui erasi egli giovato con la destrezza di un uomo non ordinario, non facea dubitare ch’egli non fosse invulnerabile. Eccola....
 
 
 
Alexandre Dumas: Pasquale Bruno - Romanzo storico siciliano. 
Pagine 129 - Prezzo di copertina € 13,50

Alexandre Dumas spiega il perchè della notorietà di Pasquale Bruno, famoso bandito siciliano.


Tutta la Sicilia, da Messina a Palermo, da Cefalù a Capo-Passero, era piena della fama del bandito Pasquale Bruno. Ne’ paesi come la Spagna e l’Italia, dove un particolare ordinamento sociale tende sempre a respingere al basso ciò ch’è nato nel basso, e dove l’anima manca di ali per sollevare il corpo, un’indole elevata è una disgrazia nella oscurità della nascita; perché, siccome essa tende sempre ad uscire del cerchio politico ed intellettuale dove la sorte l’ha chiusa, siccome essa cammina incessantemente verso uno scopo da cui la disgiungono mille ostacoli, siccome vede ognora la luce che non può raggiungere, così, cominciando a sperare, finisce per maledire. Allora essa si fa ribelle contro la società, in cui Dio pose due diverse condizioni, l’una di felicità, l’altra di patimenti; reagisce contro questa parzialità della Provvidenza, e si stabilisce di autorità propria il difensore del debole e il nemico del forte; ecco perché il bandito spagnuolo ed italiano è sì poetico insieme e sì popolare; già quasi sempre fu quale dolore che lo spinse fuori via; ed egli consacra il suo pugnale e il suo schioppo a restituire l’equilibrio della natura viziato dalle umane istituzioni.
Non farà dunque maraviglia che non questi antecedenti di vita domestica, col suo carattere azzardoso, colla sua destrezza e forza straordinaria, Pasquale Bruno sia divenuto sì presto quel singolare personaggio ch’egli esser volle. Per così dire, si fece il giudice della giustizia; per tutta Sicilia, e particolarmente a Bavuso e paesi vicini, non commetteasi un atto arbitrario che potesse sfuggire al suo tribunale, e siccome quasi sempre le sue sentenze colpivano i forti, avea per sé tutti i deboli.
Alexandre Dumas - Pasquale Bruno. Romanzo storico siciliano.
Prezzo di copertina € 13,50 - Pagine 129.
Copertina di Niccolò Pizzorno.

Alexandre Dumas: il principe di Butera, Ercole Branciforti. Tratto da: Pasquale Bruno. Romanzo storico siciliano.


Il principe di Butera, era uno di quegli uomini di cui par morto il seme nelle nostre epoche moderne; era un avanzo del vecchio baronaggio siciliano; azzardoso e cavalleresco, come quei normanni che aveano ricostituito il paese. Chiamavasi Ercole, e parea fatto sul modello del suo antico patrono. Stramazzava al suolo un cavallo restio con un pugno, rompeva sul proprio ginocchio una barra di ferro doppia mezzo pollice, e torceva una piastra. Un avvenimento, in cui avea dato pruova di gran sangue freddo, lo avea reso l’idolo del popolo palermitano: nel 1770, avea mancato il pane in città, e n’era conseguita una sommossa: il vicerè avea ricorso all’ultima ratio, il cannone minacciava la strada di Toledo, il popolo moveasi contro il cannone e l’artigliere, colla miccia accesa in mano, stava per far fuoco contro il popolo, quando il principe di Butera, andò a sedersi sulla bocca del cannone, come avrebbe fatto su di una sedia, e di là tenne un discorso sì ragionevole e persuasivo, che il popolo si ritirò all’istante, e l’artigliere, la miccia e il cannone tornarono vergini all’arsenale. Ma non era per questo motivo solamente ch’egli era sì popolare.
Ogni mattina si recava a passeggiare sulla terrazza che dominava il Foro Borbonico, e, siccome al far del giorno le porte del suo palazzo erano aperte a tutti, vi trovava sempre numerosa compagnia di poveri; portava egli ordinariamente per questa passeggiata una grande sottoveste di Dante, le cui tasche immense doveano ogni giorno dal suo cameriere essere riempite di carlini e mezzi carlini, che sparivano fino all’ultimo, prima che avesse fatto ritorno, e questo con un modo di fare e di dire, ch’era proprio di lui solo, facendo mostra sempre di voler uccidere quelli a cui facea la elemosina. Così, quando il principe passava per le strade, si scoprivano tutte le teste, come quando il signor di Beaufort passava per le piazze; ma più potente del signor francese, poteva il siciliano, se lo avesse voluto, darsi una maggiore influenza; egli però scelse meglio limitarsi a quella beneficenza verso i suoi concittadini, di che erangli stati dalla fortuna conceduti mezzi sì larghi.
 
Alexandre Dumas: Pasquale Bruno. Romanzo storico siciliano con premessa storica di Luigi Natoli: Storie di banditi.
Pagine 129 - Prezzo di copertina € 13,50