lunedì 4 novembre 2024
Salvatore Cuccia: 04 novembre 1918: c'è l'Armistizio! Tratto da: Era la fine del mondo. Un soldato siciliano nella Grande Guerra.
Annunciata Beatrice Arrigoni: La seconda battaglia del Piave e la vittoria... Tratto da: Pinocchio nuovo Maciste. Sue gesta gloriose nella guerra mondiale.
venerdì 18 ottobre 2024
Annunciata Beatrice Arrigoni: Pinocchio è cresciuto un giovinetto ammodo, e parte pel fronte... Tratto da Pinocchio nuovo Maciste. Sue gesta gloriose nella guerra mondiale
In quartiere commette qualche marachella adatta all’indole sua, ma è sempre un fior di galantuomo. Dovendo partire pel fronte, vien mandato in breve licenza e trova nel portamonete d’avorio che la fata dai capelli turchini gli aveva lasciato, un biglietto che gli insegna il modo di tornare di legno per rendersi invulnerabile. Immaginarsi quante prodezze! I reticolati non gli daranno scariche fulminanti, la neve non gli congelerà i piedi, le schioppettate gli faranno qualche piccolo guasto che sarà subito aggiustato con chiodi e martello. Adibito ai servigi più disperati farà cose incredibili. Sono avventure rocambolesche. Prende parte a tutti i combattimenti. Così alla storia va unita la leggenda, all’istruzione il diletto. Corre ai reticolati e le sentinelle credendosi inseguite da un morto resuscitato, volgono in fuga precipitosa. Posto di vedetta, su di un monte, è incalzato dalla neve; un Kaiserjäger lo colpisce al fianco con una palla, egli cade e rotola giù pel monte e giunge a valle in valanga e seppellisce il nemico raccolto a simpòsio dentro una caverna; preso dal nemico in una tagliola di lupo, corre pericolo d’esser bruciato, ma si libera legandosi alla coda di un aeroplano che impegna battaglia. Prende parte alla conquista di Gorizia; in autunno cala negli stagni, e in un modo bizzarro si dà alla caccia delle anitre per la mensa dei suoi ufficiali.
Creatura fra l’uomo e il regno vegetale, capisce il linguaggio degli animali, e trovandosi di guardia alla scuderia, sorprende il dialogo di due cavalli tedeschi; durante una notte di tempesta, sconquassa gli armamenti del campo nemico. È anch’esso con le brigate gloriose che dànno la scalata al Monte Santo; alla presa di Caporetto fa la parte di Laocoonte, cercando sventare il tradimento, ma è travolto dall’onda incalzante e, fatto prigioniero, viene mandato alla corte del Kaiser come opera d’arte insieme col bottino di guerra. Approfitta della notte dei morti per spaventare l’imperatore nelle sue stanze, poi trova la fuga cavalcioni ad un’aquila.
Il racconto tien dietro fedelmente alla cronaca dei giornali. Perciò, quando l’imperatore Carlo cade in un fiume tributario dell’Isonzo, è lui che ha spaventato lo chaffeur, indi si salva a nuoto giù pel fiume, e passando per l’Adriatico, raggiunge i nostri al Piave. Salito su di un monte inaccessibile, si apparta in Italia dalla schiera dei combattenti e si fabbrica un meraviglioso aeroplano dalle cento eliche, col quale vola ad affrontare il ciclone del 12 dicembre sul Veneto, poi visita con Gelindo, la notte di Natale, Gerusalemme, presa dal Generale Allemby e al ritorno si sostituisce sulla forca ad una povera donna per salvarla, e salva anche sé. Incontratosi un giorno in un personaggio strano, apprende come siano stati mobilitati perfino i seleniti e fatti sbarcare dalla luna sulla terra per combattere coi tedeschi. Va fino al campo di Mauthausen nella gran cassa di un capo tamburo austriaco e torna pei due rami a Y di un vulcano spento. Con la ferrovia transiberiana imprende poi il viaggio fino al Giappone, dove riceve onori trionfali e ne ritorna carico d’oro per il 5° prestito nazionale. I tedeschi hanno inventato il cannonissimo col quale bombardarono Parigi ed egli va a punire gli artiglieri dopo essersi salvato in un modo assai bizzarro la prima volta, in un modo ancor più bizzarro la seconda. Fa un viaggio all’inferno e vi trova tutti i dannati di guerra e torna in vicinanza al Grappa su di un drago alato per virtù della sua fata. Assiste alla prima battaglia del Piave. Chiuso tra i nemici sulla sponda sinistra del Piave, se ne libera dando libertà alle fiere di un circo, poi col mezzo d’una valigia di calabroni toglie allo Stato Maggiore nemico i piani di guerra che fa pervenire al nostro Comando. Assiste alla seconda battaglia del Piave.
Il racconto, come si vede, è fantastico e le azioni che compie Pinocchio sono tutte compatibili colla sua natura e in conformità degli avvenimenti. Il libro, che è palpitante di attualità, piacerà non solo ai piccoli, ma anche ai grandi. Sono 29 capitoli; 29 racconti cui va intessuta la storia, la geografia, l’umorismo.
Una cosa di notevole: Pinocchio, il mio Pinocchio, non è più un ragazzo, il solito ragazzo descritto fin qui dagli altri valenti Autori; è un uomo serio. Sui ventiquattro anni o giù di lì, alto, dal naso alquanto lungo, tonso completamente poiché di legno, e robustissimo. E comincio senz’altro la mia storia.
mercoledì 9 ottobre 2024
Dal 1871 ritorna ai lettori "Gabriele Lambert" novella di Alexandre Dumas. Collana Gli introvabili edita I Buoni Cugini
Pubblicata per l'ultima volta in Italia nel 1871, rivive oggi in queste pagine Gabriele Lambert, la novella di Alexandre Dumas oramai dimenticata dai lettori italiani, in una fedele trascrizione riprodotta senza alterare il linguaggio dell'epoca.
"Era un uomo di ventotto a trent’anni. All’opposto de’ suoi colleghi, sulle faccie arcigne de’ quali era facile ravvisar le passioni che li avevano trascinati in tanta bassezza, esso aveva uno di que’ volti senza fisonomia di cui, ad una certa distanza, non si distingueva le forme.
La barba, che s’era lasciata crescere dappertutto, ma che era rara e di colore sbiadato, non dava, a quel suo aspetto nessun carattere.
I suoi occhi, d’un grigio smorto, erravano vagamente da un oggetto ad un altro, senza essere animati da nessuna espressione; i suoi membri eran gracili, e pareva che la natura non li avesse destinati agli esercizj della fatica; tutto insomma il suo fisico si mostrava in opposizione agli attributi dell’energia.
Finalmente, dei sette peccati che fanno proseliti in questo mondo in nome del gran nemico del genere umano, quello, sotto del quale egli s’era arruolato, doveva essere evidentemente l’accidia.
Io avrei dunque ben presto distratto il mio sguardo da codest’uomo, il quale, d’altronde, non poteva offrirmi per argomento di studio senonchè un facinoroso di second’ordine, se una confusa reminiscenza non mi avesse fatto pensare, che certo lo aveva veduto altre volte.
Per mala sorte, era questa una di quelle fisionomie nelle quali non trovasi cosa che faccia colpo, e che se non vi sono ragioni particolari, non producono, in chi la vede così alla sfuggita, nessuna impressione.
Quantunque fossi convinto di aver altre volte incontrato quell’uomo, lo che d’altronde mi venìa confermato dalla sua perseveranza a sfuggire il mio sguardo, m’era non ostante impossibile il ricordarmi del come e del dove.
Avvicinatomi al guarda-ciurma gli chiesi il nome di quello tra i miei convitati, che faceva sì poco onore al mio trattamento.
Si chiamava Gabriele Lambert…"
Dal 1920 ritorna "Pinocchio nuovo Maciste. Sue gesta gloriose nella guerra mondiale" di Annunciata Beatrice Arrigoni. Collana Gli Introvabili edita I Buoni Cugini
Pagine 124
Nel 1920, la Società Tipografica Artigianelli di Pavia pubblica il romanzo Pinocchio nuovo Maciste di Annunciata Beatrice Arrigoni, di cui non si sa nulla, illustrato con pregevoli tavole da un disegnatore, anch’esso sconosciuto, che si firma con una sigla dai più interpretata come F Ne. Il romanzo, mai più ripubblicato fino ad oggi di tutte le pinocchiate, ossia di quei testi che in modi e in forme diversi fanno rivivere il famoso burattino di Pinocchio, è davvero meritevole di attenzione per il suo divertente scopo istruttivo tra fantasia e storia.
Il Collodi finisce il suo libro cambiando il Pinocchio di legno in un bel ragazzetto. Il nuovo libro o libretto che sia, piglia le mosse da questo punto. Pinocchio è cresciuto un giovinetto ammodo, e va soldato. Dovendo partire pel fronte, vien mandato in breve licenza e trova nel portamonete d’avorio, che la Fata dai capelli turchini gli aveva lasciato, un biglietto che gli insegna il modo di tornare di legno per rendersi invulnerabile. Immaginarsi quante prodezze! I reticolati non gli daranno scariche fulminanti, la neve non gli congelerà i piedi, le schioppettate gli faranno qualche piccolo guasto che sarà subito aggiustato con chiodi e martello. Adibito ai servigi più disperati farà cose incredibili. Sono avventure rocambolesche. Prende parte a tutti i combattimenti. Così alla storia va unita la leggenda, all’istruzione il diletto. Il racconto tien dietro fedelmente alla cronaca dei giornali e come si vede, è fantastico e le azioni che compie Pinocchio sono tutte compatibili colla sua natura e in conformità degli avvenimenti. Il libro, che è palpitante di attualità, piacerà non solo ai piccoli, ma anche ai grandi. Sono 29 capitoli; 29 racconti cui va intessuta la storia, la geografia, l’umorismo. Si obbietterà: e lo stritolamento dei mortali? E il peso della catena? E i materiali?... È un libro di aneddoti piccanti per rendere più gustosa la storia. Del resto, quali cose più inverosimili non furono scritte dallo Swift, dal Pöe, dal Barone di Monchausen e da tanti altri? tollerate anche tutte queste fantasie: in fine si tratta di un continuo scherzo per mettere in burla la potenza smargiassona tedesca.
lunedì 16 settembre 2024
Un nuovo volume si aggiunge alla Collana Gli Introvabili edita I Buoni Cugini: Gabriele Lambert, di Alexandre Dumas
venerdì 13 settembre 2024
Santo Lombino, Giuseppe Spallino: Non esiste, forse, personaggio della storia contemporanea che ha accumulato un’aggettivazione ideologica più ricca e così molteplice... Tratto da: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario.
Santo Lombino, Giuseppe Spallino: Scopi ultimi della rivoluzione dovevano essere l'abolizione della proprietà privata, dei mezzi di produzione e del principio di autorità... Tratto da: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario
Un nuovo volume si aggiunge alla Collana Risorgimentalia: Carlo Pisacane, il realismo utopistico di un rivoluzionario. Di Santo Lombino e Giuseppe Spallino
venerdì 9 agosto 2024
Antonino Cutrera: L'agosto dal 1517 al 1583 a Palermo, quando nel piano della Marina si giustiziavano i Condannati... Tratto da Cronologia del giustiziati di Palermo 1541-1819
3 agosto 1517 – Nel piano della Marina furono impiccati; Simona Branciforte, Giuseppe di Tarando, Nicolò Russo e Cataldo di Gangi.
17 agosto 1517 – Nel piano della Marina furono impiccati Giovanni… e
Pietro La Matina. Altro individuo, del quale si sconosce il nome, fu
decapitato.
22 agosto 1549 – Nel piano della Marina, furono impiccati: Antonino
Crapi, Antonino la Castellana, Filippo Malerva, Pietro di Tusa, Antonino la
Ferrera, Bartolomeo Castellana, Silvestri Castellana, Girolamo Pirrello, Ponzio
Chiavetta, Annibale Pirrello, Pietro Lauricella, Cataldo di Buscemi, Mariano di
Palma, Antonino Ricco alias lo Virdello ed Antonio d’Amico alias Chirca.
22 agosto 1553 – Nel piano della Marina furono impiccati: Giovanni
Bellacera, alias Surci e Giovanni Failla.
4 agosto 1557 – Nel piano della Marina fu impiccato Lorenzo
Benestanti.
9 agosto 1557 – Nel piano della Marina furono impiccati: Pietro,
Michele e Marco di Marino.
4 agosto 1564 – Alla via di S. Antonio presso porta di Termini fu
giustiziato Filippo di Gangi. Secondo la sentenza egli fu posto nudo sopra un
carro e portato in giro per la città, arrivato sul luogo dell’esecuzione fu
quasi strozzato, e ancora semivivo diviso in otto pezzi.
11 agosto 1567 – Furono impiccati: Vincenzo li Pecori di Piazza,
Bartolomeo di Rosa, alias Milicchia da Nicosia e Tomaso di Dionisio da Sutera.
Vincenzo Li Pecuri per lo furto
commesso nel Convento et Ecclesia di S. Francesco di questa città, fu
impiccato in piazza S. Francesco. Bartolo di Rosa discursore di campagna e reo
di altri delitti e Masi di Dionisio prosecuto di nece, fu impiccato in piazza
Marina. I cadaveri furono portati alle forchi
di fuori.
12 agosto 1569 – Furono giustiziati: Pietro d’Ajello di Castelvetrano
e Gaspare lo Coco, calabrese, condannati dalla Corte Capitaniale di Palermo: “per
haviri ammazzato la quondam Lauria la Catanisa in la casa di la sua solita
habitactioni… si havirà di exequiri la Iusticia in lo Cortiglio di Amato di
Pettineo, undi fu commisso ditto omicidio e si hanno di strascinare, in ditto
loco”.
6 agosto 1571 – Nel piano della Marina, fu impiccato per sentenza
della R. Corte Capitaniale Bartolomeo la Tinella.
8 agosto 1572 – Nel piano della Marina fu impiccato e lasciato sulle
forche, per sentenza della R.G.C. Vincenzo Marotta latrone pubblico e scorritore di campagna.
26 agosto 1573 – Nel piano della Marina fu impiccato Fabrizio Palombo
detto Giov. Antonio d’Arienti, condannato dalla Corte Capitaniale di Palermo per
avere fatta moneta falsa.
26 agosto 1574 – Nel piano della Marina, per sentenza della R.G.C. fu
decapitato lo Magnifico Girolamo Valdaura, accusato: “de mandato circa nicem et
mortem quondam miserandi Guglielmi Valdaura cum illu scopettarum”. La sua testa
fu lasciata a lu loco di la Iustitia per
demostratione de esecutione di Iustitia.
2 agosto 1575 – Nel piano della Marina furono impiccati: Pietro di
Reina da Cammarata, per sentenza della R.G.C. e Costantino la Marabella per
sentenza della Corte Capitaniale.
16 agosto 1575 – Nel piano della Marina, per sentenza della R. Corte
Capitaniale venne impiccato Giuseppe Bongiorno, per avere ammazzata e rubata
Margarita Castella. Fu portato al supplizio sopra un carro e tenagliato lungo
il tragitto; in loco delitti gli fu
tagliata la mano destra.
7 agosto 1577 – Nel piano della Marina, per sentenza della R.G.C. fu
impiccato Mondo Valastro di Linguagrossa perché: “presecuto per lo Fisco de
discursu Campania, furtis commissis in ditta Campania, in comitiva
delinquentium”.
12 agosto 1577 – Nel piano della Marina fu impiccato, per sentenza
della R.G.C. Giovan Batta Marziani da Taormina, scorridore di campagna ed
autore di vari furti. Il condannato lasciò per testamento fatto ai confrati dei
Bianchi un “ferrajuolo quale si deve dare à due fratelli che sono carcerati in
Castellammare, che si chiamano li Vigneri di Catania”
26 agosto 1577 – Nel piano della Marina per sentenza della R.G.C. fu
impiccato Vito Passalacqua, alias Colletto per: “apportatione Scopettonis con
lo quale fu preso in fragrante”.
18 agosto 1578 – Nel piano della Marina, per sentenza della R. Corte
Capitaniale furono giustiziati Pietro Gargotta e Abbattista Gerbino. Il primo
per avere stuprato e conosciuto carnalmente a sua figlia, fu condotto a
supplizio, nudo sopra un carro, tenagliato durante il tragitto, in fine
strozzato. Il Gerbino fu impiccato per avere ucciso entro la chiesa di S.
Sebastiano un Genovese.
3 agosto 1579 – Nel piano della Marina, per sentenza della R. Corte
Capitaniale furono giustiziati d. Paolo Beveaceto e Carlo Barone, che furono
decapitati e dopo bruciati; D. Carlo Abate e Zimbaldo de Pietro Ponzio, che
vennero decapitati; Giacomo Russitano e Antonio Scolaro che furono strozzati e
dopo bruciati; Vincenzo Cannata, Filippo Genco alias Scacciaferro e Francesco
Ferranti i quali vennero impiccati.
25 agosto 1581 – Nel piano della Marina, per sentenza della R. Corte
Capitaniale furono strozzati Bastiano di Polizzi e Francesco La Rocca.
8 agosto 1583 – Nel piano della Marina, per sentenza della R. Corte Capitaniale, furono impiccati e lasciati sulle forche a pubblico esempio: Salvatore Lo Monte, Andrea Sogliano e Francesco Bartuccello.
giovedì 8 agosto 2024
Giuseppe Garibaldi: Leggetela sino in fondo, se il cuore vi basta e letta che l'abbiate adorate ancora, se ve ne par degno, San Domenico di Guzman! Tratto da: Clelia ovvero il governo dei preti.
martedì 6 agosto 2024
Giulia Petrucci: Il giorno 6 agosto 1985 la mafia uccideva il Vice Questore Ninni Cassarà... Tratto da: Giustizia a Palermo. Romanzo ambientato nella Palermo degli anni '80.
La fine ingiusta di una persona amata e stimata da chiunque lo conoscesse veramente lascia tutti nel dolore e nel panico, ma colpisce particolarmente me e mio fratello, che del Cassarà era stato compagno di classe alle scuole elementari e suo compagno di liceo al Garibaldi di Palermo nel periodo in cui anche io frequentavo quel liceo. Per me, che ero più piccola, Ninni era il ragazzo più bravo, più bello, più intelligente del liceo.
Non riuscivo ad accettare l'idea che avessero potuto ammazzarlo così. Con tanta crudeltà e disprezzo. Mi capitò di vedere delle foto, una in particolare, che ancora oggi non riesco a dimenticare. La mia mente cominciò ad elaborare l'ipotesi di un romanzo in cui cittadini onesti, stanchi dei delitti della mafia, ma soprattutto stanchi della lentezza e della inefficienza della Legge, si riunissero in una società segreta, come era stata la leggendaria setta dei Beati Paoli, per fare finalmente giustizia a Palermo, cominciando a eliminare per primi i veri intoccabili della mafia, i veri e nascosti responsabili dei delitti perpetrati contro magistrati e uomini di legge.
Il tema era abbastanza scottante e difficile da trattare, soprattutto da un punto di vista morale perché rischiavo di giustificare, comunque, degli omicidi. Il risultato è questo romanzo, che solo ora ho pensato di pubblicare, essendo passato tanto tempo e avendo avuto la possibilità di considerare le vicende narrate con maggiore obbiettività. Non ho modificato quasi nulla per non guastare ciò che spontaneamente era sgorgato dalla mia fantasia in quei momenti così drammatici.
La mafia oggi non uccide con la frequenza e la facilità di allora, continua i suoi loschi traffici in modo meno appariscente ma non meno pericoloso di allora.
Chi mai sarà capace di fare davvero giustizia a Palermo, in questa città meravigliosa e terribile nello stesso tempo?
Ma poi, esiste veramente la giustizia in questo mondo o bisognerà attendere la giustizia divina?