Tutti i volumi sono disponibili: dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia), su tutti gli store di vendita online e in libreria. Gli e-book sono disponibili su streetlib store e tutte le piattaforme online.

lunedì 25 novembre 2024

Un nuovo volume si aggiunge alla Collana L'Isola a Tre Punte: Vuci luntani di Dario Cascio

 DISPONIBILE DAL 10 DICEMBRE ANCHE IN AUDIOLIBRO

 

Isbn: 979-1255470441

Pagine 250 - Prezzo di copertina € 15,00

Prefazione: Salvatore Giammarresi 

Traduzione dei testi in italiano e in inglese: Dario Cascio

Illustrazioni e copertina con I.A.: Dario Cascio


 

Dal 10 dicembre in audiolibro su tutti gli store online.

 

Ti propongo 14 racconti che, in maniera diversa, narrano di un’Isola piena di meraviglie e contraddizioni, dove Palermo e la Sicilia sono insieme rifugio ed enigma, luce e penombra. 

14 storie in siciliano, ma tradotte anche in italiano e in inglese, tutte nello stesso libro. Storie personali che ho deciso di raccontare e storie inventate di sana pianta, ma con radici profonde nell’Isola a tre punte. 

Ogni racconto nasce come una confidenza discreta, un’immagine catturata nella mia terra e offerta a chiunque desideri immergersi nelle sue sfumature. Troverai frammenti d’infanzia vissuta per le strade della Sicilia e lunghi viaggi verso mete lontane. 

Se scegli di aprire questo libro, sappi che entrerai in un luogo molto intimo. Non solo per me. Tutti i siciliani, vicini e lontani conservano gelosamente lo stesso “luogo intimo!” nel loro cuore. È quel luogo che profuma di zagara e panelle fritte, di ricordi che non si cancellano. 

 

Io nella mia vita quattro cose so:

- So esattamente come venne fondata Palermo.

- So che Ulisse è tornato in Sicilia secoli dopo la fine dell'Odissea.

- So che le stelle, a volte, si spengono.

- So che sotto la Sicilia ci sono tunnel e affreschi. 

E tutte queste cose le so perché me le sono inventate. 

Tutte. 

E ci scrissi un libro.

Che poi è quello che hai tra le mani…

Allora ti do un consiglio: siediti comodo, scegli la tua bevanda preferita e inizia a leggere il primo racconto.

E già che ci sei, prendi anche un paio di cuffie, perchè Vuci luntani è anche un audiolibro. 

 

Dario Cascio - The Sicilian Wanderer


Dal 10 dicembre il volume sarà disponibile:

dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)

https://www.ibuonicuginieditori.it/shop-online?ecmAdv=true&page=1&search=vuci%2520luntani


Su tutti gli store di vendita online.

In libreria. 

In audiolibro disponibile su tutti gli store di vendita online. 

giovedì 21 novembre 2024

Un nuovo volume si aggiunge alla collana Almeno Un Morto: AA.VV.: Delitti al Thriller Café vol. 3

Isbn: 9791255470427
Pagine 210 - Prezzo di copertina € 18,00
Copertina di Francesco Gnozzi, in arte Froz
A cura di: Giuseppe Pastore e Ivo Tiberio Ginevra
Prefazione di Matteo Bortolotti
Giuria del Premio: Sara Bilotti, Alessandro Berselli e Matteo Bortolotti
Giudice unico del premio speciale in ricordo dello scrittore Gianpaolo Zarini: Andrea Novelli
 
Da quando ho creato il sito internet Thriller Café, una delle realtà editoriali online più seguite e apprezzate, ho avuto modo di comprendere meglio quanta qualità nascosta ci sia nei cassetti di tante persone che amano il giallo e si cimentano a scrivere. È anche, e soprattutto per aiutare questi scrittori poco noti a emergere, che è nato il Concorso Letterario di Thriller Café. Un premio che nelle sue prime tre edizioni è stato caratterizzato da super giurie importanti e da concorrenti validi. Un premio che tuttavia non ambisce a posizionarsi come "prestigioso" ma che vuole dare un’opportunità concreta di raggiungere un pubblico a nuove penne affilate. 
 

Giuseppe Pastore 
Il barman di Thriller Café

Albo d'Oro 2024
Sezione A – Racconti fino a 8.000 battute 
1° Niente di più buono di Maria Carolina Guidotti 
2° La mala luna di Adele Murino 
3° Infinito presente di Alessandra Ricci 
Sezione B – Racconti fino a 20.000 battute 
1° La lettera di Maria Angela Maretti 
2° Chi erano di Claudio Righenzi 
3° Angeli in terra di Roberto Rapastella 
Premio Gianpaolo Zarini: Giudice unico Andrea Novelli 
La terapia di Andrea Zavagli 

SEZIONE A - Racconti brevi selezionati dalla Giuria meritevoli di pubblicazione
GUARDAMI di Sara Holst 
NON CAPITA TUTTI I GIORNI di Gianmarco Maggiora 
INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Vittorio Martucci 
NINJA di Nicola Sgaramella

SEZIONE B - Racconti brevi selezionati dalla Giuria meritevoli di pubblicazione
MUSICA DA CAMERA di Gabriele Astolfi 
42 di Andrea Bacchiet 
MARIOLINA ERA UNA DONNA CHE GUARDAVA di Luigi Borlenghi 
CAMERA 412 di Giuliano Fontanella 
SPRECO di Ida Sassi 
È STATO UN BEL SAN VALENTINO di Chiara Scarafiotti 
NECESSARIAMENTE SCAPOLO di Andrea Zavagli  

Il volume è disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime, Ibs/Feltrinelli e tutti gli store di vendita online.
In libreria. 



lunedì 4 novembre 2024

Salvatore Cuccia: 04 novembre 1918: c'è l'Armistizio! Tratto da: Era la fine del mondo. Un soldato siciliano nella Grande Guerra.

Ora siamo nel mese di Ottobre, ci portarono a Castelfranco Veneto, un bel paese ma disabitato che era vicino il Piave, vicino Montello, si preparava una grande offensiva, si vedeva arrivare tante munizioni, il cuore ci palpitava. Un giorno Totò Calì Pezzaniura mi disse
«Domani me ne vado all’Ospedale.» 
«Ma che ti prendi qualche pillola per farti venire la febbre?» 
«No non l’ho.» 
«Ma tu ti salvi, e io non so come mi finisce, così racconterai ai miei quando vai a casa.» 
Intanto l’indomani se ne andò all’Ospedale.
Era l’ultimo di Ottobre, la sera come fece scuro ci fecero appostare davanti il Piave a sinistra di Montello, c’era ancora un vigneto con l’uva che nessuno poteva raccoglierla e cominciammo a mangiare, quei forti bombardamenti nostri e di loro, il cuore ci palpitava dicendo
«L’ultima uva che ci mangiamo e moriamo.» 
La sera verso le 9 ci diedero ordine di passare il Piave con delle passerelle di tavole, che pareva che l’acqua ci portasse via. Appena passammo non tutti ancora, scoppia una granata e sentivo tanti lamenti, feriti, morti, volevo scatenarmi in mezzo ai retticolati, che mi strappai tutto, riflettori che ci facevano luce, finalmente mi scatenai, tutta la notte andare avanti, qualche pattuglia di loro si faceva sentire ma noi l’annientavamo con mitraglie. 
La mattina arrivati in un paesino, non mi ricordo come si chiamava, c’era qualche famiglia lacera morta di fame. Noi zappatori il giorno coprivamo fossi di granata e la sera andare avanti tutta la notte. Il secondo giorno in un paesino vidi una bambina che pareva un palloncino. Le dissi
«Quanti anni hai?» 
«Fra quattro mesi compisco 13 anni.» 
E un giorno o l’altro doveva dare alla luce un bimbo o bimba
«E ti sei data agli Austriaci?» 
«No, due mi tenevano e uno di sopra, io già a dodici anni ero signorina.» 
C’erano ragazzine a 12 o 13 anni ma più alte e più formate ma questa era proprio piccolina. 
Il giorno 3 novembre arrivammo in un paesino chiamato Follina proprio vicino Vittorio Veneto, c’era l’ospedale Austriaco ma rimase solo qualche moribondo, gli altri partirono tutti. La sera del 3 verso le sette eravamo pronti per andare avanti, si presenta un Tenente medico ma non era del nostro Reggimento, mi disse
«Di dove sei?» 
«Da Palermo, paese Villafrati.» 
«Io sono il dottore Calderone da Marineo.» 
Che già questo è morto ora da due o tre anni, e mi disse
«Pietro Mauro è stato assieme con me.» 
Veramente abbiamo provato piacere essere vicini di paese; ci abbiamo salutato e se ne andò. In questo mentre viene il nostro Tenente Bielli 
«Ragazzi, se mi promettete che non parlate vi do una grande notizia.» 
«Cosa c’è signor Tenente?» 
«Voi lo giurate che non parlate?» 
«Lo giuriamo.» 
«C’è l’Armistizio!» 
Che giurare e giurare, cominciammo a gridare, c’è l’Armistizio, le compagnie ma i zappatori uscirono pazzi, e sempre gridando, il Tenente
«Silenzio!» 
Ma che silenzio e silenzio, noi sempre a gridare e cominciano a gridare pure le compagnie. Allora gridi, pianti della gioia, ci abbracciavamo come tanti fratelli, allora ebbimo ordine di ritornare indietro, che tutti in allegria a cantare e gridare, e buttare razzi luminosi in aria e di notte stessa si vedeva in aria fino a mare tutto illuminato, che tutti gli altri lo seppero pure. 
La mattina siamo arrivati a Pieve di Soligo, un bel paesetto ma poca gente perché erano tutti scappati che c’era la guerra, noialtri ebbimo ordine di fare un palco che il nostro Generale doveva fare la parlata, ma miei compagni diversi analfabeta, volevano che gli scrivevo io alle loro famiglie. 
«Cuccia mettiti a sedere e scrivi ai miei.» 
E così prima scrissi a mio padre e madre, fratelli e tutti e poi a loro. La nostra gioia era grande di avere finita quella insopportabile guerra. Verso le dieci arriva un nostro caccia a bassa quota, e butta dei manifestini
«Sono il sergente tizio.» 
I borghesi dicevano 
«Questo sergente è di qua, eccola quella casa con quel buco di una granata è di lui, e suo padre poverino morì quando scoppiò quella granata, lui certo non sa niente.» 
Verso mezzogiorno il Generale ci fece la parlata dicendo di essere orgoglioso che l’esercito Italiano ha vinto combattendo contro un forte Impero. Siamo stati in quel paese tre giorni, e poi siamo partiti, traversando Treviso, Padova, Vicenza, Verona, arrivati vicino al lago di Peschiera, un paese chiamato Pozzolengo, le strade erano tutto fango, che oggi mi dicono che è un bel paese di villeggiatura, (si capisce che la gente vanno a farsi i bagni) e tutta questa strada facendola sempre a piedi col zaino addosso, ma la strada non ci pareva che eravamo contenti, che la guerra era finita, stiedimo a traversare quelle province 12-14 giorni.



Salvatore Cuccia: Era la fine del mondo. Un soldato siciliano nella Grande Guerra.
Le memorie del soldato Salvatore Cuccia, partito per il fronte da Villafrati il 23 settembre 1916 e congedato il 10 aprile 1920. Copiate dal manoscritto, lasciato nella sua originalità. 
Introduzione del nipote Salvo Cuccia, regista cinematografico.
Prefazione di Santo Lombino.
Pagine 104 - Prezzo di copertina € 10,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
https://www.ibuonicuginieditori.it/shop-online?ecmAdv=true&page=1&search=era%2520la%2520fine%2520del%2520mondo
Disponibile su tutti gli store di vendita online e in libreria.

Annunciata Beatrice Arrigoni: La seconda battaglia del Piave e la vittoria... Tratto da: Pinocchio nuovo Maciste. Sue gesta gloriose nella guerra mondiale.

Pinocchio trovatosi libero un’altra volta, prese le carte che gli parvero più importanti, le cacciò in quella valigia miracolosa, e cercò e trovò il modo e l’ora di mandarle al nostro Comando d’Informazioni, che si trovò al corrente dei piani e dei propositi del barbaro invasore e potè prepararsi alla riscossa. Pinocchio sparì, non si sa dove...
L’alto comando austriaco era stato affidato all’arciduca Giuseppe creato homo regius dall’Imperatore per il supremo tentativo di salvare la monarchia in isfacelo. La sera del 26 ottobre 1918 poco dopo l’imbrunire, una densa nebbia autunnale, scendeva dalla montagna a svelare la bassura.
Alle 8 i pontieri della XIIa Armata mista al comando del gen. F. Graziani, dell’VIIIa armata nostra al comando del gen. Caviglia e della Xa armata mista al comando di lord Caven, iniziavano il passaggio del Piave in tre zone distinte. Alle 10 il 1° fronte di barche toccava la riva sinistra e alle 11 il 2°.
Innanzi alla mezzanotte le nostre truppe cominciavano il passaggio del fiume rapido e rabbioso, largo in media oltre 1 Km. davanti al Montello, dilagando in breve su tutta la spianata alla conca di Sernaglia.
Alle 4 le artiglierie nemiche rompevano finalmente il silenzio con tiri di sbarramento da Pederobba alla Priola sur un fronte di 20 Km. Le nostre ribattevano all’unisono, tambureggiando, investendo il fronte della 6a armata comandata dal principe di Schoenburg da Valdobbiadene a Susegana e l’ala dell’Isonzo Armè, comandata dal general Von Wurm Wenzel dalla Priola a Roncadelle. All’alba, nonostante il nubifragio, le tre armate 12a, 8a e 10a, avevano creato sulla sinistra del fiume tre solide teste di ponte con l’aiuto degli aeroplani, così che le nostre truppe irrompevano profondamente nella pianura, sfondando il duplice fronte della difesa. L’obbiettivo del Comando italiano era di puntare in direzione di Vittorio per isfondare la linea nemica nel suo tratto di maggiore sensibilità, separare le armate avversarie ed avvolgerle e con tale azione incatenare sul Grappa le numerose forze in linea e richiamarvi quelle di riserva per la strada di arroccamento Feltre, Ponte delle Alpi, Vittorio. E così fu.
Sotto l’irresistibile pressione delle armate 12a e 8a, si rompevano continuamente le linee di ferro del nemico l’8a armata si gettava sulle Prealpi, puntando alla conca di Belluno; per effetto di questo poderoso colpo le armate austriache del Piave vennero nettamente divise da quelle del Trentino e spezzate in due tronconi. La disfatta del nemico veniva effettuata dall’entrata in lotta della 3a armata italiana. La 12a armata espugnava liberamente la conca di Feltre e la stretta di Quero. La sera del 29, l’8° Corpo s’impadroniva di Susegana, il 18° di Conegliano, i lancieri di Firenze e i bersaglieri ciclisti occupavano Vittorio.
Sotto l’irresistibile pressione combinata delle tre armate di manovra, il fronte frettolosamente rinsaldato dal nemico su posizioni retrostanti, veniva di nuovo sfondato in più punti.
La sera del 31 i battaglioni “Exilles” e “Pieve di Cadore” entravano in Feltre fra l’entusiasmo della popolazione, scacciandone il nemico disorientato; il reggimento Cavalleria Padova la mattina del 1° novembre sorpassando la vetta del Grappa si slanciava verso Belluno. Tutto l’esercito dallo Stelvio al mare avanzava come una poderosa valanga, travolgendo il nemico.
Chi dirà tutta la grandiosa epopea che si svolse in quei tre giorni di tremenda battaglia? Chi numererà le armate, le divisioni, i reggimenti che si segnalarono in quella lotta? Chi le stazioni del duello mortale, gli ardimenti, le imprese? Forse la penna di un Omèro, di un Ossian, di un Milton? Verrà giorno in cui qualche poeta sorgerà a quelle grandi altezze e placherà col canto le Ombre immortali.
L’avversario non essendo più capace di ristabilire le linee spezzate, si ritirava. Si ritirava in modo tumultuario, tentando tenaci resistenze isolate, ostinandosi sui salienti montani, perdendo cannoni, materiali, prigionieri, sempre inseguito dai nostri. E i nostri soldati, passando traverso imboscate, agguati e insidie d’ogni sorta rovesciarono d’impeto tutte le resistenze e spazzarono via come un fetido accampamento di zingari tutto ciò che l’austriaco fuggendo aveva lasciato: il suo tanfo, la sua bava, il suo sudiciume, in quelle case profanate dov’erasi perpetrato un ladroneccio minuto e quotidiano, dove gli Ungheresi, i Germanici, i Turchi, i Bulgari erano entrati a rubare pane e onore col più cinico degli oltraggi con una frenesia di criminali esasperati. La disfatta nemica già delineatasi fin dal 28, decisa il 29, precipitava il 30; il 31 il suo fronte del Grappa era crollato, il 1° novembre quello dell’Altopiano e con essa si dissolse l’esercito nemico. Così a un anno di distanza, quell’esercito austriaco che seguendo le avanguardie germaniche aveva spezzato il nostro fronte, ebbe a sua volta il fronte spezzato, e ripiegava inseguito dai nostri e dalle maledizioni degli oppressi.
Le truppe italiane alle ore 15 e ¼ entravano in Trento al trotto serrato: prima gli squadroni di Alessandria, poi le “Fiamme verdi”, poi gli Alpini “Pavione”, poi i fanti della “Volturno” fra una pioggia di fiori e un delirio di applausi.
Sui monti si combatteva ancora l’ultima battaglia. Il nemico raccoglieva le sue ultime forze a resistere; erano gli ultimi tratti di una belva che muore, le ultime scintille di un grande incendio che dopo aver divampato in pianura illanguidisce e si spegne. Il nemico raccoglieva le vele.
D’un tratto fu visto Pinocchio staccarsi sull’orizzonte, correre con due bandiere e salire su di un monte in vista al nemico. Tutti stettero stupiti a guardarlo. Giunto lassù, dove nessun nemico era mai potuto salire, né alpinista, né guerriero, si fermò, con gli abissi sotto ai piedi, con la testa nel sole, come in una gran gloria d’oro. Fu visto spiegare un vessillo con una grand’aquila a due teste nel mezzo; l’odiata bandiera austriaca. Da principio fu un urlo generale dei nostri, un applauso generale dell’esercito nemico. Poi la scena cambiò. Fu visto Pinocchio lanciare con le braccia una maledizione al nemico, poi avvicinare una face alla bandiera che divampò fra un urlo generale di gioia e di imprecazioni.
Allora incominciò lo scoppiettìo della fucileria avversaria. Cessato l’incendio, il gran gigante di legno spiegò al vento un’altra bandiera assai più bella, dai tre colori simbolici; il rosso dei siculi vulcani, il bianco delle nevi alpine, il verde delle pianure lombarde; con la gran croce dei Savoia inquartata nel mezzo e scritto a grandissimi caratteri “Vittoria!” e la piantò fissa sul cucuzzolo del monte.
- Viva Foch e Diaz! – gridò Pinocchio.
Abbasso s’intonò l’inno di Garibaldi, fra un coro di voci, imponente...


Annunciata Beatrice Arrigoni: Pinocchio nuovo Maciste. Sue gesta gloriose nella guerra mondiale. 
L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato nel 1920 dalla Società Tipografica Artigianelli di Pavia. Illustrato con le immagini dell'epoca. 
Pagine 124 - Prezzo di copertina € 16,00
Il volume è disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime e al venditore I Buoni Cugini, Ibs e tutti gli store di vendita online.
In libreria presso La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e Centro Commerciale Conca d'Oro), La Nuova Ipsa (Piazza Leoni 60).