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venerdì 13 settembre 2024

Santo Lombino, Giuseppe Spallino: Scopi ultimi della rivoluzione dovevano essere l'abolizione della proprietà privata, dei mezzi di produzione e del principio di autorità... Tratto da: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario

 
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el marzo 1849 Pisacane raggiunse Roma, dove era stata proclamata la Repubblica; nominato capo di Stato Maggiore, durante la difesa della città ebbe dei contrasti con Giuseppe Garibaldi, poco incline a sottostare alla rigida organizzazione che l’ex ufficiale della Nunziatella cercava di trasmettere all’esercito repubblicano. 
Tali contrasti e la critica a Carlo Alberto, accusato di volersi sostituire all’Austria come baluardo della conservazione, furono documentati nel volume La guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49, pubblicato a Genova nel 1851; nella stessa opera Pisacane prese le distanze dalle idee di Giuseppe Mazzini, criticato in quanto fautore di un semplice mutamento nella forma del governo: non prospettando alcun miglioramento nelle condizioni di vita dei ceti popolari, tale cambiamento era ritenuto da Pisacane insufficiente a suscitare l’interesse delle masse alla rivoluzione nazionale. 
Sempre a Genova Pisacane attese ai Saggi storici-politici-militari sull’Italia (4 voll., post., 1858-60), in cui riaffermò il primato della questione sociale su quella politica: scopi ultimi della rivoluzione dovevano essere l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e del principio di autorità, essendo la sovranità un diritto di natura inalienabile e non delegabile, che risiede nell’intera nazione; solo il socialismo, cioè una completa riforma dell’ordine sociale, avrebbe spinto il popolo alla battaglia, offrendogli la speranza di un futuro migliore. 
Pur restando fedele alle proprie convinzioni socialiste e rimanendo critico nei confronti delle idee di Mazzini, Pisacane nel 1855 si riavvicinò a quest’ultimo. I due studiarono un’azione rivoluzionaria nel Mezzogiorno che, collegata all’attività cospirativa del comitato napoletano di Giuseppe Fanelli, ex combattente per la Repubblica Romana, scongiurasse la soluzione moderata e monarchica della questione italiana perseguita dal Piemonte. Un primo tentativo di raggiungere le coste del napoletano fallì perché Pisacane, che doveva impadronirsi con alcuni compagni del vapore Cagliari, per una tempesta non poté ricevere il carico di armi che Rosolino Pilo gli avrebbe dovuto consegnare in mare il 9 giugno 1857. Recatosi a Napoli per avvertire del contrattempo il comitato, nonostante le perplessità espresse da Fanelli, Pisacane rientrò a Genova deciso a ritentare l’azione e il 25 giugno con una ventina di uomini s’impossessò del Cagliari. Anche questa volta Pisacane non poté ricevere le armi da Pilo, le cui barche, a causa della nebbia, non riuscirono a incontrare il vapore, ma proseguì ugualmente facendo rotta su Ponza. Conquistato il castello e liberati i prigionieri ivi reclusi, con circa trecento di essi Pisacane sbarcò a Sapri il 28 giugno. Non avendo trovato traccia della sperata insurrezione, cui avrebbe dovuto lavorare il comitato napoletano, Pisacane e i suoi cercarono invano di far sollevare le popolazioni di Torraca e Casalnuovo il 30 giugno. Circondati e decimati dai soldati borbonici nei pressi di Padula, si aprirono un varco verso Buonabitacolo, quindi verso Sanza, dove furono attaccati dai contadini, chiamati a raccolta dal parroco il 2 luglio. Pisacane, ferito in combattimento, si uccise.
Sull’onda dell’emozione per la morte di Pisacane e dei suoi compagni, venne scritta la poesia La spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini, celebre per il ritornello “Eran trecento, eran giovani e forti,/e sono morti!”. Composta alla fine del 1857, essa narra la sfortunata spedizione nel Regno delle Due Sicilie con il massacro che ne seguì, vista dagli occhi di una giovane contadina di Sapri. Ospite fissa di tutte le antologie scolastiche fino a tempi abbastanza recenti, questa poesia è considerata come una delle migliori testimonianze della lirica patriottica risorgimentale. Infatti, a perenne memoria del tentativo insurrezionale, il 25 settembre 2021, sul lungomare del paese del Cilento, è stato inaugurato un monumento in bronzo rappresentante la spigolatrice.     
Nel 1975 sulla sua figura e in particolare sulla spedizione di Sapri, è stato tratto il film Quanto è bello lu murire acciso di Ennio Lorenzini, che ebbe importanti riconoscimenti cinematografici.

 

Santo Lombino, Giusepppe Spallino: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario. 
Pagine 120 - Prezzo di copertina € 18,00
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Il volume è disponibile:
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