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lunedì 16 settembre 2024

Un nuovo volume si aggiunge alla Collana Gli Introvabili edita I Buoni Cugini: Gabriele Lambert, di Alexandre Dumas

Pubblicata per l’ultima volta in Italia nel 1871, rivive oggi in queste pagine Gabriele Lambert, la novella di Alexandre Dumas oramai dimenticata dai lettori italiani, in una fedele trascrizione riproposta senza alterare il linguaggio dell’epoca.

"Era un uomo di ventotto a trent’anni. All’opposto de’ suoi colleghi, sulle faccie arcigne de’ quali era facile ravvisar le passioni che li avevano trascinati in tanta bassezza, esso aveva uno di que’ volti senza fisonomia di cui, ad una certa distanza, non si distingueva le forme. 
La barba, che s’era lasciata crescere dappertutto, ma che era rara e di colore sbiadato, non dava, a quel suo aspetto nessun carattere. I suoi occhi, d’un grigio smorto, erravano vagamente da un oggetto ad un altro, senza essere animati da nessuna espressione; i suoi membri eran gracili, e pareva che la natura non li avesse destinati agli esercizj della fatica; tutto insomma il suo fisico si mostrava in opposizione agli attributi dell’energia. Finalmente, dei sette peccati che fanno proseliti in questo mondo in nome del gran nemico del genere umano, quello, sotto del quale egli s’era arruolato, doveva essere evidentemente l’accidia. Io avrei dunque ben presto distratto il mio sguardo da codest’uomo, il quale, d’altronde, non poteva offrirmi per argomento di studio senonchè un facinoroso di second’ordine, se una confusa reminiscenza non mi avesse fatto pensare, che certo lo aveva veduto altre volte. Per mala sorte, era questa una di quelle fisionomie nelle quali non trovasi cosa che faccia colpo, e che se non vi sono ragioni particolari, non producono, in chi la vede così alla sfuggita, nessuna impressione. Quantunque fossi convinto di aver altre volte incontrato quell’uomo, lo che d’altronde mi venìa confermato dalla sua perseveranza a sfuggire il mio sguardo, m’era non ostante impossibile il ricordarmi del come e del dove. Avvicinatomi al guarda-ciurma gli chiesi il nome di quello tra i miei convitati, che faceva sì poco onore al mio trattamento. Si chiamava Gabriele Lambert".

Alexandre Dumas: Gabriele Lambert. Novella
L'opera è la fedele trascrizione del romanzo originale pubblicato nel 1846 da Scotti e Borroni (Milano).
Copertina originale dell'antica edizione.
Pagine 156 - Prezzo di copertina € 15,00
Il volume è disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime, Feltrinelli, Ibs e tutti gli store di vendita online. 
In libreria al momento presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro)

venerdì 13 settembre 2024

Santo Lombino, Giuseppe Spallino: Non esiste, forse, personaggio della storia contemporanea che ha accumulato un’aggettivazione ideologica più ricca e così molteplice... Tratto da: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario.

 
“Singolare destino, quello di Pisacane. Non esiste, forse, personaggio della storia contemporanea che ha accumulato un’aggettivazione ideologica più ricca e così molteplice. Si pensi – e solo per esemplificare – alle definizioni con le quali di volta in volta è stato collocato: anarchico, federalista, collettivista, libertario socialista democratico, repubblicano, sindacalista rivoluzionario, militarista, mazziniano, ammiratore di Cattaneo, nazionalista, materialista, patriota, romantico, volontarista, populista, idealista, comunista, spiritualista. [...] Ancor più di Garibaldi, certamente, e anche di Mazzini, egli – proprio per la sua natura di vinto – è stato costantemente oggetto di contesa storiografica”. 
Così affermava lo storico Luciano Russi all’interno di una delle più ricche e lucide ricostruzioni della vita dell’autore dei Saggi, della sfortunata impresa per cui divenne famoso, delle sue opere, delle rivendicazioni e delle “annessioni” del suo pensiero e della sua concezione politica. 
Questo lavoro vuole seguire il persistente interesse presso la storiografia contemporanea per il pensiero del rivoluzionario napoletano, il permanere cioè di un “problema Pisacane” che, come ogni altro nodo che riguardi qualcosa di vitale, rimane aperto a nuove ricerche e nuovi punti di vista.
Mentre novant’anni fa Nello Rosselli, a conclusione della sua biografia, giudicava “estremamente misera” la letteratura sull’autore della Guerra combattuta, oggi possiamo dire che gli studi, da diverse prospettive, hanno raggiunto una vastità ed una profondità che è dato riscontrare per pochi altri rappresentanti del nostro Risorgimento.
La persistenza dell’interesse di tanti studiosi per l’ex ufficiale della Nunziatella deriva dall’originalità delle sue tesi e dal carattere di attualità che alcune questioni da lui affrontate conservano, per tutto l’arco del secolo e mezzo trascorso dalla sua morte, nella storia e nel dibattito sull’unificazione nazionale e sul movimento operaio e democratico italiano. 

Santo Lombino, Giusepppe Spallino: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario. 
Pagine 120 - Prezzo di copertina € 18,00
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Il volume è disponibile:
Dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Su Amazon Prime, Ibs, Feltrinelli e tutti gli store di vendita online.
In libreria al momento presso:
La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour e punto vendita Centro Commerciale Conca d'Oro)

Santo Lombino, Giuseppe Spallino: Scopi ultimi della rivoluzione dovevano essere l'abolizione della proprietà privata, dei mezzi di produzione e del principio di autorità... Tratto da: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario

 
N
el marzo 1849 Pisacane raggiunse Roma, dove era stata proclamata la Repubblica; nominato capo di Stato Maggiore, durante la difesa della città ebbe dei contrasti con Giuseppe Garibaldi, poco incline a sottostare alla rigida organizzazione che l’ex ufficiale della Nunziatella cercava di trasmettere all’esercito repubblicano. 
Tali contrasti e la critica a Carlo Alberto, accusato di volersi sostituire all’Austria come baluardo della conservazione, furono documentati nel volume La guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49, pubblicato a Genova nel 1851; nella stessa opera Pisacane prese le distanze dalle idee di Giuseppe Mazzini, criticato in quanto fautore di un semplice mutamento nella forma del governo: non prospettando alcun miglioramento nelle condizioni di vita dei ceti popolari, tale cambiamento era ritenuto da Pisacane insufficiente a suscitare l’interesse delle masse alla rivoluzione nazionale. 
Sempre a Genova Pisacane attese ai Saggi storici-politici-militari sull’Italia (4 voll., post., 1858-60), in cui riaffermò il primato della questione sociale su quella politica: scopi ultimi della rivoluzione dovevano essere l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e del principio di autorità, essendo la sovranità un diritto di natura inalienabile e non delegabile, che risiede nell’intera nazione; solo il socialismo, cioè una completa riforma dell’ordine sociale, avrebbe spinto il popolo alla battaglia, offrendogli la speranza di un futuro migliore. 
Pur restando fedele alle proprie convinzioni socialiste e rimanendo critico nei confronti delle idee di Mazzini, Pisacane nel 1855 si riavvicinò a quest’ultimo. I due studiarono un’azione rivoluzionaria nel Mezzogiorno che, collegata all’attività cospirativa del comitato napoletano di Giuseppe Fanelli, ex combattente per la Repubblica Romana, scongiurasse la soluzione moderata e monarchica della questione italiana perseguita dal Piemonte. Un primo tentativo di raggiungere le coste del napoletano fallì perché Pisacane, che doveva impadronirsi con alcuni compagni del vapore Cagliari, per una tempesta non poté ricevere il carico di armi che Rosolino Pilo gli avrebbe dovuto consegnare in mare il 9 giugno 1857. Recatosi a Napoli per avvertire del contrattempo il comitato, nonostante le perplessità espresse da Fanelli, Pisacane rientrò a Genova deciso a ritentare l’azione e il 25 giugno con una ventina di uomini s’impossessò del Cagliari. Anche questa volta Pisacane non poté ricevere le armi da Pilo, le cui barche, a causa della nebbia, non riuscirono a incontrare il vapore, ma proseguì ugualmente facendo rotta su Ponza. Conquistato il castello e liberati i prigionieri ivi reclusi, con circa trecento di essi Pisacane sbarcò a Sapri il 28 giugno. Non avendo trovato traccia della sperata insurrezione, cui avrebbe dovuto lavorare il comitato napoletano, Pisacane e i suoi cercarono invano di far sollevare le popolazioni di Torraca e Casalnuovo il 30 giugno. Circondati e decimati dai soldati borbonici nei pressi di Padula, si aprirono un varco verso Buonabitacolo, quindi verso Sanza, dove furono attaccati dai contadini, chiamati a raccolta dal parroco il 2 luglio. Pisacane, ferito in combattimento, si uccise.
Sull’onda dell’emozione per la morte di Pisacane e dei suoi compagni, venne scritta la poesia La spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini, celebre per il ritornello “Eran trecento, eran giovani e forti,/e sono morti!”. Composta alla fine del 1857, essa narra la sfortunata spedizione nel Regno delle Due Sicilie con il massacro che ne seguì, vista dagli occhi di una giovane contadina di Sapri. Ospite fissa di tutte le antologie scolastiche fino a tempi abbastanza recenti, questa poesia è considerata come una delle migliori testimonianze della lirica patriottica risorgimentale. Infatti, a perenne memoria del tentativo insurrezionale, il 25 settembre 2021, sul lungomare del paese del Cilento, è stato inaugurato un monumento in bronzo rappresentante la spigolatrice.     
Nel 1975 sulla sua figura e in particolare sulla spedizione di Sapri, è stato tratto il film Quanto è bello lu murire acciso di Ennio Lorenzini, che ebbe importanti riconoscimenti cinematografici.

 

Santo Lombino, Giusepppe Spallino: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario. 
Pagine 120 - Prezzo di copertina € 18,00
Copertina di Niccolò Pizzorno.
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Un nuovo volume si aggiunge alla Collana Risorgimentalia: Carlo Pisacane, il realismo utopistico di un rivoluzionario. Di Santo Lombino e Giuseppe Spallino

Fino a pochi decenni or sono, Carlo Pisacane (Napoli 1818 – Sanza 1857) era conosciuto dai più per la tragica conclusione del tentativo insurrezionale da lui organizzato nel Regno delle Due Sicilie, di cui narrava la poesia di Luigi Mercantini La spigolatrice di Sapri, celebre per il ritornello “Eran trecento, eran giovani e forti,/ e sono morti!”. Dopo una lunga serie di tentativi di annessione da parte dei più disparati mov imenti politici, il pensiero e la vita del rivoluzionario napoletano sono stati oggetto di rigorose indagini da parte di studiosi come Nello Rosselli, Aldo Romano, Giuseppe Berti, Franco Della Peruta, Luciano Russi ed altri, indagini che hanno consentito di chiarire e valorizzare il contributo di Pisacane alla maturazione del movimento rivoluzionario a metà Ottocento. A suo giudizio, la lotta per l’indipendenza della Penisola dal dominio straniero non poteva essere separata da quella che si prefiggeva l’instaurazione di un nuovo ordinamento che garantisse nello stesso tempo la giustizia sociale, l’uguaglianza di tutti i cittadini, la libertà individuale e l’autonomia delle comunità locali. Solo con queste finalità si potevano coinvolgere le classi meno abbienti nel processo di unificazione e trasformazione della realtà nazionale. Questo libro intende aiutare il lettore a seguire le varie tappe di questa riscop erta integrale di Pisacane e della sua giusta collocazione nel dibattito culturale sviluppatosi negli ultimi centocinquant’anni nell’ambito del movimento demo cratico e socialista del nostro Paese.

Santo Lombino, Giusepppe Spallino: Carlo Pisacane. Il realismo utopistico di un rivoluzionario. 
Pagine 120 - Prezzo di copertina € 18,00
Copertina di Niccolò Pizzorno.
Il volume è disponibile:
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