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lunedì 17 ottobre 2022

Giulia e Antonio Petrucci: Era uno dei primi Stabilimenti balneari della città... Tratto da: L'estate dei microbi. Accadde a Romagnolo.

Non era nervoso, ma lo tormentava un antico senso di tristezza, di inutilità. Nella sua testa si era fermato un pensiero: anche riottenendo la licenza, non sarebbe riuscito a salvare lo Stabilimento. 
Una parola gli risuonava dentro: decadenza. Perché la realtà era quella. Da anni, ormai, il vecchio lido era in una decadenza lenta, progressiva, dalla quale nessuno lo avrebbe ripreso. Per farlo, avrebbe dovuto salvare anche un’epoca, un modo di vivere...
Lo aveva costruito suo padre. Un giorno, quell’uomo nato e cresciuto nell’interno dell’isola, era arrivato sulla costa e aveva guardato per la prima volta il mare. Lo aveva guardato a lungo, con stupore e commozione, come un dono gettato improvvisamente ai suoi piedi da una mano sconosciuta. E aveva deciso che il mare sarebbe stato la sua fortuna.
Lo aveva costruito tra le perplessità della gente, che lo considerava un matto o un illuso. 
Era uno dei primi Stabilimenti balneari della città, un esperimento nuovo, un tentativo che sembrava destinato al fallimento in un’epoca tanto puritana. Eppure era attecchito.
L’alta società cittadina, curiosa e a suo modo spregiudicata, era stata attratta dalla novità. Le madri, arrivate dapprima solo per sorvegliare i figli, gli uomini per incontrarsi tra loro e fare dello sport. Poi, tutti avevano preso coraggio. Un sistema di botole ben congegnato assicurava alle donne una discesa in acqua al riparo da sguardi indiscreti, e dal canto loro gli uomini più audaci sapevano trovare mille modi per incontrarle, una volta in acqua. Ecco che quello diventava sempre più luogo d’incontri, una piattaforma sociale per chi volesse introdursi in un determinato ambiente bene, un centro di affari, di matrimoni, in genere di vita. Ed era diventato il mezzo per l’elevazione sociale della famiglia Guiscardi.
Dal suo paese, don Vincenzo – il professore aveva il suo stesso nome – aveva portato con sé la piccola moglie, la sua sposa bambina di soli sedici anni, dagli occhi nocciola e dai capelli neri. Forse, la piccola donna aveva capito, ancor più di lui, l’importanza di quanto stava accadendo. Aveva intuito che la fortuna non stava solo nel fatto che la gente affluiva sempre più numerosa e che gli incassi si facevano sempre più alti: quello era un momento destinato, prima o poi, a finire. La fortuna vera stava nelle possibilità che quel momento apriva all’avvenire dei suoi figli.
Dalla strada dell’Università c’era passata per caso, nei primi tempi del suo soggiorno a Palermo. Non sapeva neanche cosa fosse l’Università. L’aveva colpita la grandezza, l’austerità di quel palazzo dalla gradinata di marmo e l’ampio cortile chiuso tra colonne. Qualcuno le aveva spiegato che lì la gente andava a studiare, e da lì si usciva dottori, avvocati, ingegneri. E lei, che aspettava il primo figlio, aveva detto a se stessa che tutti i suoi figli avrebbero salito quella scala e passeggiato in quel cortile. Aveva detto a se stessa che sarebbero stati dottori, avvocati, ingegneri.
Senza lo Stabilimento il suo sogno non avrebbe mai trovato attuazione. Ma lui cresceva, frequentato dalla gente più ricca e colta della città. Tra quella gente i suoi figli sarebbero cresciuti, e bisognava che non fossero inferiori, bisognava dar loro la possibilità di guardare gli altri dritto negli occhi, e poi ancora al di là di loro. I suoi figli dovevano essere padroni dell’avvenire. Dovevano essere in grado di cambiare il mondo, di migliorarlo, di dominarlo. 
La morte di don Vincenzo, avvenuta quando il più piccolo dei suoi figli era ancora un bambino, l’aveva gettata nella disperazione. Sola, doveva dar da mangiare a cinque ragazzi, vestirli, farli studiare. Guardava il mare e piangeva, convinta che non ce l’avrebbe mai fatta. 
Ma il mare era sempre lì, come un amico, a darle conforto. In estate riusciva a mettere da parte tanto da poterci vivere tutto l’inverno, anche se non splendidamente. E poi c’era Federico, il maggiore dei suoi figli, a darle una mano. Senza Federico, forse, non ce l’avrebbe fatta, ma quel ragazzo mite, serio, taciturno era diventato il suo pilastro. Spontaneamente, in casa aveva preso il posto del padre e tutti sapevano di poter contare su di lui. Aveva continuato a studiare da solo, senza alcun aiuto, e intanto lavorava per portare in casa un po’ di denaro. Quando lei era disperata, le diceva soltanto: non ti preoccupare, li faremo studiare tutti, li faremo laureare tutti. E aveva mantenuto la promessa, rinunciando per molti anni ad una vita propria per sostenere quella dei fratelli. Si era sposato vicino ai quarant’anni, quando aveva realizzato il sogno di sua madre.
Suo padre, sua madre, suo fratello Federico... Ora Enzo si rendeva conto che erano tre persone vissute in un mondo diverso, che non esisteva più. La democrazia, loro, l’avevano sognata, l’avevano cresciuta nei loro pensieri, erano riusciti a realizzarla con l’entusiasmo ingenuo, con la fiducia totale delle menti pure e semplici. Avevano creduto veramente nella possibilità di un mondo migliore, dove ognuno contasse per quello che è e sa fare. Sua madre e Federico avevano anche assistito alla realizzazione di questo mondo. Dopo la guerra, una realtà nuova si era offerta ai loro occhi, e avevano potuto concepire la realizzazione delle loro più elevate ambizioni. Sua madre, per prima, aveva voluto che Federico si desse alla politica, per diventare deputato nel nuovo parlamento. Lei pensava che quello fosse il coronamento del suo sogno, credeva meraviglioso che uno dei suoi figli, domani, fosse chiamato alla direzione delle cose pubbliche. E quelli, intanto, erano stati anche gli anni di maggiore fortuna per il lido. Gli anni più brillanti, più esplosivi. Si ballava ogni sera, si rideva, si faceva l’amore, si litigava, si viveva pienamente per dimenticare la guerra, la morte, la paura... Quasi fosse il simbolo di quella rinascita, della nuova fede nell’avvenire, nella libertà...
Ma dopo, cos’era successo? Cos’era cambiato?


Giulia e Antonio Petrucci: L'estate dei Microbi. Accadde a Romagnolo... 
Romanzo.
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
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