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martedì 2 agosto 2022

Giambi Leone: L'occhio magico e la ricerca della sintonia... Tratto da: Radice di un fluire. Racconti

Certi suoni restano dentro, sono familiari, fanno parte di noi, della nostra essenza. Non solo i primi che abbiamo sentiti appena nati, ma anche quelli che il nostro cervello ha riconosciuto e scelto tra una moltitudine infinita di possibilità. Alcuni ci fanno stare bene, ci mettono di buon umore, altri provocano inquietudine, angoscia, altri ancora ci terrorizzano.
Mai rimarrò indifferente al rumore degli scalmi su cui battono remi per poi fendere il mare, o a quello di una barca in legno che esce dal porticciolo col suo assordante entrobordo. Mai confonderò il suono di una lambretta con quello di una vespa, riconoscerò sempre il rumore di una bicilindrica o quello di una fiat 500. 
Autunno. In paese pochi rumori riempivano l’aria, pochissime le auto, e le strane grida dei banditori coloravano l’aria. “Haiulimiuuuuna”. “Ovaaaa, uova fresche di campagna”. “Chi su beddiiiiii, satanu satanuuuu. Ammarovivooooo”.  Musica! E poi le navi che salutavano il paese e avvertivano gli altri natanti di aver mollato gli ormeggi. Sentita la sirena correvo per le scale, veloce più che potevo, su fino alla terrazza. Una vinacciera aveva tirato a bordo l’ancora e stava per lasciare il porto. Fresca, dopo l’alba, la brezza di mare accompagnava i suoni su per le strade del paesino, era poesia. La risacca del mare, il borbottio dei Farymann monocilindrici e l’odore delle alghe si mescolavano al fumo dei panifici, a quello del mosto, ai vapori di caffettiere e pentole, e tutto era così ovattato e protettivo. 
Ogni tanto andavo con il nonno in un magazzinetto alla Marina, dove teneva le reti da pesca e le nasse. Subito si metteva a rammendare i buchi o a sciogliere i piombi e io mi addormentavo sopra una montagnetta di reti. Altre volte, quando doveva costruire una nuova nassa o c’era cattivo tempo, rimanevamo a casa, in garage.    
Lui intrecciava i giunchi e io giocavo con i sugheri colorati delle reti da pesca. Da tempo avevo notato una spessa e polverosa coperta grigia che nascondeva qualcosa. La curiosità era tanta, ma solo quel giorno mi decisi a chiedere cosa ci fosse sotto. Il nonno aveva già chiuso la porta e spento la luce. Senza dire nulla, nella penombra tolse la coperta. Comparve uno strano mobile con un vetro scuro pieno di scritte. Lo ruotò, tirò fuori una spina, la inserì nella presa e mentre ero concentrato a guardare attraverso i buchetti della parte posteriore, all’improvviso il fuoco imprigionato in una serie di cilindri di vetro illuminò l’interno della scatola. Ebbi un tremito, palpebre dilatate e bocca aperta, iniziai a sentire voci che si sovrapponevano, rapide, aggrovigliate e confuse provenienti dal mobile...


Giambi Leone: Radice di un fluire. Tre stagioni, quarantuno racconti, uno specchio su cui riflettersi, il sali e scendi da una macchina del tempo per rivivere, sniffare, odorare, sentire sulla pelle e nell’anima, umori relegati nei meandri dell’oblio...
Pagine 228. Prezzo di copertina € 20,00
Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito ibuonicuginieditori.it (consegna a mezzo corriere in tutta Italia)
Disponibile su Amazon Prime, Ibs, La Feltrinelli.it e tutti gli store online.
In libreria presso: La Feltrinelli libri e musica (Via Cavour)

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