Riandate colla mente tutti
i tempi trascorsi, atteggiatevi reverenti alla pietà dimentichi del bene che il
progresso appresta ai vostri cuori, ed obliate i conforti del presente. Volgete
attorno lo sguardo lacrimoso rimembrando che nati da polvere in polvere vi
dissolverete, fate senno sulle umane colpe e le inique scelleratezze, e mille e
mille spettri vedrete sorgere intorno giganteggiando nella oscurità del
sepolcro. Le loro membra sono irrigidite sotto la potenza di un fremito
convulsivo che chiamasi tetano, stringono le pugna, hanno irti i loro capelli,
gli occhi spalancano come ossessi, e la pupilla gli trema: le loro braccia sono
rotte o slogate, le loro mani grondano sangue dalle unghia spezzate, e sangue
stampano sul terreno, che gli brucia i piedi scoverti di pelle: i loro polsi
sono roventati dall’applicazione di un ferro omicida, le loro membra sono
rannicchiate, e par che una fiamma alitasse perpetua a loro dintorno: dalle
gole contratte e attenuate par che vogliano evocare un grido, terribile è lo
sforzo ma non ci arrivano, e si risolve in singhiozzo. Li ravvisate voi?
Frugate quindi nei volumi
della storia, interrogate i monumenti, gli archi dei sotterranei, le scale
delle ecatombe, gli anditi delle latomie, i recessi dei castelli, le creste delle
torri: dimandatene perfino i secoli stessi, e v’insegneranno il modo di
conoscerli a prima giunta. Scavate la terra, indagate nei musei, nei penetrali
reconditi di privati gabinetti, e fra mezzo le archeologiche preziose reliquie
di storia, che fan bella mostra del maschio sapere, dalle opere e dai fasti dei
nostri antenati, vi sarà dato di scorgere strumenti che la più fitta e la più
ributtante barbarie potea solo speculare e adoprare, e il letto di Procuste e
il toro di Falaride e il bacio della Vergine, e più in qua, le scadelline di
legno, i lardi fuocati, gli arruotatori alle pareti, le funi ai tetti, i ferri
a vite. Eran queste ispirazioni al genio tormentatore, e queglino i tormentati
stessi.
Ancora uno sforzo! Alzate
potente la vostra voce ad evocare il grido delle tombe e dimandate quanti
innocenti perirono allo strazio fatale, quanti si accusarono al ferale
apparecchio o ne perirono d’affanno e di spavento, ed un eco lontano lontano
riporterà migliaia e migliaia di nomi al vostro orecchio che contristeranno
l’anima vostra, maledicendo la nostra polvere, che nata per sperdersi,
sollevata dalle bufera delle passioni ti cieca dell’intelletto, e ti vizia il
cuore o te lo guasta.
La tortura!... Nata sotto
al tiranneggio in Sicilia, visse e morì. Quindi risorse minacciante la seconda
volta, variando nelle forme all’alito della viceregenza spagnuola e della
inquisizione.
L’infelice Luigi soggiacque
anch’egli al peso di questa satanica inspirazione, né potè esimersela, pel
costante pensiero al suo infame persecutore rivolto...
Benedetto Naselli: I misteri di Palermo.
Nella versione originale pubblicata per la prima ed unica volta nel 1852.
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