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martedì 28 gennaio 2020

Salvatore Cuccia: Sul Carso si muore sotto i bombardamenti... - Era la fine del mondo. Un soldato siciliano nella Grande Guerra

Vita da cani, anzi per portare l’acqua per bere in linea la portavano i cani chiamati San Bernardo, una piccola bisaccia con due bidoncini per ogni cane, e l’accompagnava un soldato. Nevicava sempre, i muli non potevano portare viveri alle cucine. Allora ebbimo ordine di sbucare per sotto la neve facendo una galleria larga due metri altrettanto alta, noialtri nelle scarpe avevamo grappetti di ferro per non scivolare nel ghiaccio e i muli i rampini nei ferri, la neve dove 5 metri dove 10 e posti di più, perché anche che non nevicava c’era la tormenta, un forte vento che la neve delle alture la portava nella valle che la neve era asciuttissima come polvere.
Una sera ebbimo ordine in trincea di trincerare sotto la neve e fare delle gallerie che si diceva che gli Austriaci stavano facendo una galleria per venire all’assalto di sotto la neve, e noialtri sbucavamo e riempivamo il telo da tenda e con una corda tiravamo il telo da tenda, e come tante bestie portavamo la neve fuori... dovevano mettere qualche sentinella lì sotto. Volevano che si lavorava dalle ore 19 alle 4 la mattina, ma noi non potevamo resistere fino a mezzanotte l’una, e ritornavamo nella baracca sempre per mezzo di una galleria al buio, che qualche volta davamo la faccia in un muro di neve, significava che la galleria era già crollata, e di notte ritornavamo indietro e prendere allo scoperto, che ogni tanto ci rotolavamo in mezzo la neve.
Quanti poveri soldati se ne andavano all’Ospedale con i piedi congelati, una mattina scendevano da monte Croce 22 alpini, una valanga di neve se li è inghiottiti a tutti, ma dove andarono a finire non si sa.
Finalmente l’otto Febbraio del ’17 siamo scesi, abbiamo respirato, ma dove ci portano? Intanto ci portarono sul Carso, aimè era meglio che ci lasciavano in Carnia, e no qua.
Noialtri del ’97 vedevamo a quelli anziani che avevano stato sul Carso e gli occhi ci lagrimavano, dicevano
«Sul Carso si muore sotto i bombardamenti.»
E noialtri ragazzi ci facevamo più piccoli. Intanto ci portarono sul Vallone di Opacchiasella, al di là di San Michele, il fronte più pericoloso. Da Palermo eravamo io, Vaccaro Nunzio da Palermo, che al ’68 mi cercò per mezzo di giornale, e già ci siamo visti e siamo in corrispondenza, Carlo Giammarresi da Bagheria, e un certo Potenzano, questi tre eravamo al 3° Reparto zappatori. Vito e Marco erano in compagnia. Dopo giorni ci portarono in linea (Dosso Fajti Dollina Pinerolo) posti bruttissimi, spesso arrivava qualche granata, ma peggio erano i 420 che come scoppiavano, saltavano massi in aria, e quanti soldati morivano.
Prima di arrivare al Fajti in una galleria c’era piazzato un cannoncino nostro che era del 75 oppure 105 non so, gli Austriaci spesso ci sparavano col 420, e prendevano parte a destra parte a sinistra, ma una mattina presero in pieno quella galleria, e saltò in aria, dovete premettere che c’era più di quattro metri di roccia, e saltò tutto in aria, e cannoni e soldati restarono tutti seppelliti.
Noi Zappatori lavoravamo sempre la notte, a giustare retticolati e trincee, il giorno andavamo a dormire dentro una galleria, di sopra scolava acqua e di sotto acqua, e mettevamo sopra dei teli da tenda e sotto legna e ci buttavamo di sopra come tanti porci.
Una mattina ritiratici dal lavoro siccome non si poteva resistere dai pidocchi, sette soldati ci siamo messi dietro un cocuzzolo a spidocchiarci, in questo mentre scoppia una granata nemica e quei sei compagni tutti feriti chi grave e chi meno grave, io in mezzo a loro rimasi illeso, mi ricordo un Napoletano della mia classe si abbracciò a me
«Cuccia sto morendo.»
Mi fece più impressione di tutti, intanto si portarono al pronto soccorso ma non ho saputo più nulla, questo Napoletano era più bello di tutti, bianco in faccia. 


Salvatore Cuccia: Era la fine del mondo. Un soldato siciliano nella Grande Guerra.
La testimonianza di Salvatore Cuccia, soldato siciliano di Villafrati che avendo vissuto la Prima mondiale scrive la sua esperienza in un memoriale, oggi pubblicato da I Buoni Cugini editori. 
Premessa del nipote e regista Salvo Cuccia, prefazione di Santo Lombino, direttore artistico del Museo delle Spartenze di Villafrati. 
Prezzo di copertina € 10,00 
Disponibile presso La Feltrinelli libri e musica
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Disponibile dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it

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