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martedì 15 febbraio 2022

Massimo Finocchiaro: La famiglia di Luigi Natoli. Tratto da: I sette fratelli Natoli.

Tutti a Palermo conoscono Luigi Natoli come autore de I Beati Paoli, romanzo d’appendice pubblicato a puntate tra il 1909 e il 1910 su un quotidiano cittadino, più volte ristampato, tradotto in varie lingue, diventato infine nell’immaginario popolare l’epopea identitaria della città, un classico la cui fortuna editoriale è oggi più viva che mai. Ma la fama di Luigi Natoli non è limitata a Palermo o alla Sicilia, se è stato apprezzato da tanti, in luoghi ed epoche diverse, da Antonio Gramsci a Luigi Pirandello, e Umberto Eco. Era uomo di grande personalità, di erudizione enciclopedica, animato da un amore sconfinato per la Sicilia, alla quale dedicò tutta la sua produzione letteraria. Fortemente patriottico benché nato suddito delle Due Sicilie, nutriva una venerazione per il Risorgimento di Mazzini e Garibaldi, e in questo culto aveva allevato i figli. Al contempo si trovava radicalmente lontano dalle idee socialiste, che gli erano estranee e che non comprendeva. 
Meno noto è che Luigi Natoli fu anche genitore assai prolifico, avendo avuto undici figli da due mogli diverse. Dal suo primo matrimonio con Emma Turretta, ebbe Giuseppe, Domenico, Aurelio, e Lidia. Rimasto vedovo nel 1891, Luigi Natoli si risposò l’anno successivo con Teresa Ferretti, da cui ebbe Clodomiro, Romualdo, Marcello, Edgardo, Maria, Lidia e Hedda. In tutto sette fratelli e quattro sorelle, due delle quali non giunsero all’età adulta. 
A causa della sua attività lavorativa, maestro, poi professore d’italiano, infine preside della Scuola Normale, nel 1897 Luigi Natoli lasciò Palermo per iniziare un lungo periodo di continui trasferimenti che dovette molto condizionare la vita della famiglia, dalla quale talvolta era seguito nelle sue peregrinazioni. In quell’anno fu a Pisa, a Nuoro tra il 1898 e il 1900, a Napoli tra il 1901 e il 1907, a Cagliari nel 1908, ad Avellino tra il 1911 e il 1912, a Manfredonia tra il 1913 e il 1917, a Foggia tra il 1917 e il 1921; solo allora tornò definitivamente a Palermo, dove comunque manteneva casa e tornava appena possibile tra un trasferimento e l’altro e per le vacanze estive.
I fratelli Natoli erano membri di una famiglia borghese, dato che il padre, acceso repubblicano mazziniano, non amava ricordare certe indirette ascendenze aristocratiche del proprio casato, suscitando con ciò l’irritazione della seconda moglie; anzi piccolo-borghese, nel senso che i mezzi finanziari del capofamiglia erano quelli, in fondo modesti, derivanti dalla sua attività di professore e scrittore. Famiglia orgogliosamente intellettuale, perché leggeva e studiava e molti dei suoi membri coltivavano buoni rapporti col mondo della cultura. Inoltre, sebbene palermitana d’origine, di cultura e d’elezione, ebbe modo di sperimentare altre realtà, evitando con ciò di fissarsi nel provincialismo siculo.
Non era una di quelle famiglie felici dove si vive tranquillamente in armonia. Prendendo a prestito una frase di Tolstoj, era infelice in un modo tutto suo, che si esprimeva soprattutto litigando. Furibondi bisticci si scatenavano per le più varie ragioni, anzitutto tra marito e moglie, tra la madre e i figli, e poi tra un fratello e l’altro.
Benché fosse spesso assente, Luigi Natoli riuscì a tenere unita la famiglia per un tempo piuttosto lungo, date le premesse e il carattere spiccato di tutti i suoi componenti. Era un punto di riferimento fondamentale per i figli, che lo adoravano, e aveva un ascendente rico­nosciuto perfino su dei ribelli assoluti come Marcello ed Edgardo. Teresa Ferretti, la seconda moglie, costituiva invece parte del problema. Era una donna colta, volitiva, intelligente, ma di carattere non facile. Si faceva chiamare “donna Teresa”, vantava parentele importanti e, per la disperazione del marito, coltivò per qualche tempo l’assurda ambizione di competere, col proprio salotto, con quello delle dame aristocratiche di Palermo e di Franca Florio in particolare. I figli di primo letto dicevano tra loro, un po’ per scherzo e un po’ sul serio, che “donna Teresa” aveva ereditato dalla famiglia d’origine una sottile vena di follia, e l’aveva a sua volta trasmessa ai suoi figli. D’altra parte nemmeno questi ultimi, a eccezione forse di Miro, il prediletto, andavano d’accordo con la madre, la quale, pare, non era troppo generosa di affetto materno...


Massimo Finocchiaro: I sette fratelli Natoli. Le vite singolari dei figli di Luigi Natoli tra la Belle Epoque e il secondo dopoguerra in giro per il mondo. 
La narrazione delle vite dei sette fratelli, ricostruite e documentate essenzialmente attraverso i fascicoli del Casellario Politico Centrale e della Polizia Politica, comincia durante la Belle Époque, continua sui fronti della Prima Guerra Mondiale, attraversa la dittatura fascista e arriva fino alla Repubblica; e spazia da Palermo a Parigi, da Madrid a Berlino, da Casablanca a New York, dal Cile all'Africa Orientale italiana. Riccamente corredato di foto dell'epoca
Pagine 330 - Prezzo di copertina € 24,00
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